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NBA, anteprima playoff: Boston - Chicago

NBA

Dario Vismara

Isaiah Thomas e compagni iniziano i loro playoff da testa di serie contro i Bulls di Butler, Wade e Rondo. Un incontro meno scontato di quanto ci si potrebbe aspettare da una serie tra la prima e l’ottava forza a Est

Quando si parla di Boston Celtics e Chicago Bulls ai playoff è inevitabile che il pensiero torni a quella incredibile serie di primo turno nel 2009, quando le due squadre si scambiarono colpi su colpi fino a disputare ben sette supplementari in sette partite. Paradossalmente, da quella serie in poi le due squadre più vincenti della storia Eastern Conference non si sono più incrociate nella post-season, almeno fino all’incrocio di quest’anno. Ancora più paradossalmente l’unico giocatore sopravvissuto di quella serie è Rajon Rondo, il quale però scenderà in campo questa volta da avversario dei suoi amati Celtics. Normale allora che lui sia uno dei personaggi più attesi in questo strano incrocio tra testa di serie numero 1 e numero 8 che propone più insidie rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare in un primo turno del genere.

Stato di forma delle squadre

I Boston Celtics – forse stanchi di tutte le chiacchiere sul loro primo posto o semplicemente per mantenere una mentalità da “underdog”, come dichiarato da Marcus Smart a The Players’ Tribune – hanno coniato uno slogan molto aggressivo per questa stagione: #ItsNotLuck, non è fortuna. Il primo posto nella Eastern Conference è stato conquistato andando vincere le ultime tre partite laddove i Cleveland Cavs ne hanno perse quattro in fila, e non c’è fortuna laddove c’è il merito di non mollare mai e di giocare al massimo delle proprie possibilità, come sicuramente fanno questi Celtics. La miglior notizia per coach Stevens però sta nel miglioramento della difesa, la settima migliore della lega dopo la pausa per l’All-Star Game e la dodicesima della NBA su base stagionale dopo aver galleggiato attorno al 20° posto per buona parte della stagione. I Bulls, invece, sembravano aver mollato dopo lo scambio che ha portato a Oklahoma City due giocatori di rotazione come Taj Gibson e Doug McDermott e l’infortunio al gomito che pareva aver tolto dai giochi Dwyane Wade per il resto della stagione. Chicago invece ha cambiato marcia, trascinata da Jimmy Butler (27.4 punti di media ad aprile) e da un redivivo Rondo in un sistema più adatto alle loro caratteristiche con le spaziature fornite da Nikola Mirotic e Paul Zipster. Gli uomini di coach Hoiberg hanno chiuso la regular season con 7 vittorie nelle ultime 9 gare, grazie soprattutto alla miglior difesa della NBA di quest’ultimo periodo (94.4 punti concessi su 100 possessi).

I precedenti

Nelle quattro partite disputate in stagione le squadre si sono divise equamente le vittorie senza violare il campo degli avversari. Le prime due però sono state disputate troppo presto nella stagione (rispettivamente alla seconda e alla quarta partita di regular season) per essere davvero significative; al contrario, la penultima gara, vinta dai Bulls all’ultimo secondo con una chiamata dubbia da parte degli arbitri sul possesso decisivo, ha lasciato un certo quantitativo di strascichi polemici che di sicuro i Celtics avranno tenuto bene in mente nell’ultima gara dello scorso 12 marzo, quando stravinsero di 20 sfruttando la brutta serata al tiro di Chicago. Proprio le percentuali sono state la chiave delle quattro partite per i Bulls: Butler e soci hanno tirato solo col 40% dal campo e il 32% da tre punti contro i bianco-verdi, una mancanza testimoniata anche dal peggior dato dalla lunga distanza tra le squadre della Eastern Conference (34% da tre). In compenso, i Bulls hanno dominato ai liberi nelle quattro sfide (74-47) grazie alla grande capacità di Butler di guadagnarsi viaggi in lunetta, dove è sostanzialmente infallibile nei finali di gara (59/62). Chicago però dovrà fare molta attenzione a non perdere troppi palloni, la vera differenza tra le vittorie e le sconfitte in stagione: nei due successi infatti ne hanno commessi solo 21, mentre nelle due affermazioni di Boston ne hanno commesse 38, di cui 24 derivanti da recuperi "a palla viva" dei bianco-verdi.

Punti forti & deboli

C’è una chiave tattica fondamentale che aleggia su questa serie e potrebbe renderla più incerta di quello che sembra: la lotta a rimbalzo. Laddove i Celtics hanno una grave mancanza nel proteggere i tabelloni difensivi dagli avversari (al 27° posto per percentuale di rimbalzi difensivi), i Bulls sono quarti in tutta la NBA e i migliori della Eastern Conference. Un incrocio pericoloso per Boston, che nelle due sconfitte a Chicago sono stati battuti 40-9 nei punti da seconda opportunità, concedendo in media 15 rimbalzi offensivi nelle quattro gare di regular season. Allo stesso modo, però, ai Celtics basterebbe prendersi cura di questo difetto strutturale per togliere il principale vantaggio dei Bulls, che privandosi di Gibson hanno anche depotenziato la loro presenza sotto i tabelloni preferendo sfruttare un campo maggiormente aperto per le scorribande di Jimmy Butler. Bulls e Celtics sono anche completamente opposte per quanto riguarda i tiri dalla media distanza: Chicago è la terza squadra che ne tenta di più (il 28% delle loro conclusioni totali), Boston al contrario è la terza che ne tenta di medio (il 16%). Sotto quasi tutti gli aspetti, comunque, i Celtics sono una squadra decisamente migliore rispetto ai Bulls: sono più completi, sono più combattivi, hanno un allenatore migliore e il fattore campo a proprio favore (e Chicago è 16-25 in trasferta in questa stagione), oltre a poter contare su uno dei giocatori più decisivi della NBA in Isaiah Thomas.

Matchup

Proprio attorno a Thomas si giocherà molto della serie: se i Celtics riusciranno a essere pericolosi anche quando la palla esce dalle mani della loro stella senza finire nelle secche come capita spesso (specialmente ai playoff, dove hanno un rating offensivo sotto i 94 punti su 100 possessi), allora questa serie è già finita. Ma se, al contrario, la superiore stazza dei Bulls finisse per bloccare le penetrazioni di Thomas e Jimmy Butler giocasse da miglior giocatore della serie (ruolo che può sicuramente ricoprire), allora sì che Boston dovrebbe iniziare a preoccuparsi seriamente. Tra l’altro: Butler è esattamente il giocatore che i Celtics vorrebbero/dovrebbero/penserebbero di aggiungere a questo roster, un realizzatore perimetrale in grado di giocare entrambe le metà campo ad alto livello in vista di incontro inevitabile ai playoff con i Cleveland Cavaliers di LeBron James. In questa serie potranno osservare da vicino se può essere davvero il giocatore per cui “spaccare il salvadanaio” investendo le preziosissime scelte dei Brooklyn Nets e alcuni dei giocatori che con ogni probabilità finiranno per marcarlo come Jae Crowder (che in stagione lo ha tenuto a 5/19), Marcus Smart e Avery Bradley. Al contrario, nel gioco degli accoppiamenti i Celtics dovranno come trovare un giocatore su cui “nascondere” Thomas in difesa: con dei realizzatori con stazza come Wade e Butler, l’unica opzione percorribile sembra quella di dirottarlo su due non-tiratori come Rajon Rondo o Michael Carter-Williams, limitando così il rischio che sfruttino l’altezza per poter tirare indisturbati sui 175 centimetri della stella di Boston. L’ultimo punto di domanda della serie risiede sulle spalle (e sul gomito) di Wade: quale versione si presenterà del tre-volte campione NBA, quella vista in regular season o quella sfavillante degli scorsi playoff? Un altro potenziale pericolo per un incrocio che i Boston Celtics, con il primo posto conquistato nella conference, avrebbero immaginato come più agevole: il BPI di ESPN li vede favoriti, ma solo con il 72% di possibilità.