Tra gara-1 e gara-2 i problemi alla caviglia di Markieff Morris sono “misteriosamente” scomparsi e in molti hanno ipotizzato che in campo ci fosse il fratello Marcus (senza impegni dopo la fine della stagione dei suoi Pistons). Un’ipotesi non del tutto da scartare, almeno a guardare alcuni indizi...
Avere un gemello a disposizione da poter utilizzare all’occorrenza può fare davvero comodo. Non solo come spalla su cui piangere o come supporto morale ogni volta che ce n’è bisogno, ma anche un valido sostituto nei momenti di difficoltà. A tal proposito, i cospirazionisti NBA infatti hanno già iniziato a tessere la loro tela, ipotizzando che al posto di Markieff Morris, uscito malconcio durante gara-1 contro Boston a causa di un problema alla caviglia e a lungo in dubbio per la partita disputata 48 ore dopo, si sia presentato suo fratello Marcus, gemello omozigote difficilmente distinguibile da lui. A destare sospetti la splendida forma dimostrata sul parquet "dal numero 5 di Washington" (le virgolette, visto il dubbio, sono d'obbligo) in un match chiuso con 16 punti e 6 rimbalzi, limitato soltanto dai falli (32 quelli commessi in questi playoff, 1° per distacco nella lega), che lo hanno costretto a salutare la partita prima della sirena finale. Meglio indagare quindi, come fatto in maniera ironica e perfetta da The Ringer, così da sgomberare il campo da ogni eventuale dubbio, sottolineando prima di tutto che la situazione era davvero quella ideale. Marcus infatti ha già chiuso da tre settimane la stagione assieme ai suoi Detroit Pistons, battuti nella corsa ai playoff da Miami e Indiana. Nessun impegno o mansione particolare da svolgere e una partita di post-season da potersi godere in incognito da protagonista. Perché non tentare?
Sempre insieme, anche in banca
A guardare le loro vite, viene quasi naturale far balenare nella propria mente quantomeno il dubbio: i due infatti vivono da sempre in simbiosi, sbarcati con lo stesso draft e nello stesso posto in NBA dopo aver fatto tutto il percorso scolastico uno di fianco all’altro (sia dentro che fuori dal campo), legati a tal punto da dividere anche i propri destini contrattuali. È storia di tre anni fa che quando si ritrovarono entrambi alle prese con il primo rinnovo della loro carriera NBA con i Suns, misero non poco in difficoltà il loro procuratore, Leon Rose, vista la particolarità delle loro richieste. “È stata una trattativa fuori dagli schemi”, raccontò all’epoca Lon Babby, il dirigente di Phoenix che portò avanti quella contrattazione. L’offerta infatti fu di 52 milioni di dollari per entrambi, senza che loro stessi si interessassero più di tanto della suddivisione del salario. Il motivo? Avevano un conto in banca in comune, vivevano assieme e condividevano le abitudini. Non c’era alcun motivo per sottolineare che Markieff fosse un giocatore da 32 milioni e Marcus uno da 20: “Siamo i gemelli da 52 milioni, questo è quello che conta per noi”. Una simbiosi totale, visto che entrambi hanno anche gli stessi tatuaggi sul corpo (e non sono pochi). Tutti uguali tranne un paio, uno dei quali è quel “Can I live” di troppo che compare su un solo sterno: un buon indizio per distinguerli, certo, ma non visibile quando si indossa una maglia in campo.
Uguali, ma non identici
A infittire il mistero c’è poi il racconto fatto in occasione di un match del 2013 in cui Markieff era stato squalificato e un reporter scherzando gli propose lo scambio con il fratello per scendere in campo. L’attuale numero 5 degli Wizards a quel punto spiegò come qualche anno prima fosse successo per davvero; in quella situazione, lo scambio di identità aveva funzionato alla perfezione: “Lo abbiamo fatto durante una partita di AAU da ragazzi: lui aveva una caviglia malconcia [altro segno del destino!], mentre io ero in panchina per raggiunto limite di falli. Marcus è stato davvero rapido nel fare il cambio-maglia e io sono entrato al suo posto sul parquet senza che nessuno se ne accorgesse”. Tre indizi che fanno una prova quindi, ma non danno la definitiva certezza, visto che il diverso stile di gioco e soprattutto di tiro che ne caratterizza i movimenti sarebbe molto difficile da celare. La statura poi è un’altra discriminante: Markieff è almeno quattro centimetri più alto del gemello e in parte anche per quello preferisce giocare più vicino a canestro rispetto al fratello (nei pomeriggi passati a battagliare uno contro l'altro in palestra, quei pochi centimetri spesso si sono rivelati decisivi), il quale preferisce di gran lunga tirare molto di più (e con migliori percentuali) dalla distanza. Tocca quindi arrendersi: lo stile di gioco visto in campo manifesta in effetti molta più vicinanza a quello di Markieff, uscito per la 16^ volta in carriera per raggiunto limite di falli (una sua peculiarità in carriera) e molto attivo sotto canestro. Stanotte per fugare ogni dubbio ci sarà gara-3, in diretta dalle 2 su Sky Sport 2: qualora doveste vedere qualche tiro da tre di troppo sapete già che non sarà un caso.