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NBA, troppo LeBron James per i Celtics: è 1-0 nella serie per i Cavs

NBA

I 38 punti, 9 rimbalzi e 7 assist di LeBron James guidano al successo 117-104 i Cleveland Cavaliers al TD Garden, sempre in controllo di un match in cui Boston è apparsa stanca e soprattutto non attrezzata per limitare lo strapotere dei campioni NBA in carica

Semplicemente, troppo LeBron per questi Celtics. È “bastato” un 7/7 al tiro nel pitturato nel solo primo quarto per mettere da subito le cose in chiaro: qui comando io, altro che ruggine, disabitudine o lontananza eccessiva dal parquet. I nove giorni di riposo dopo il 4-0 ai Raptors non potevano che far bene al numero 23, così come a tutti i Cavaliers, per nulla intimoriti dal TD Garden e in vantaggio nel match dal primo istante di gioco grazie a due degli 11 punti di un poco incisivo Kyrie Irving, fino alla fine dell’incontro, chiuso con una tripla di Channing Frye, l’undicesima della serata messa a segno da Cleveland. Sei di esse portano la firma di Kevin Love, chirurgico dall’arco in una sfida chiusa con il suo massimo in carriera ai playoff: per il numero 0 sono 32 punti conditi da 12 rimbalzi, realizzati per lo più in faccia a quel Kelly Olynyk che nell’ultimo incrocio durante la post-season di due anni fa lo aveva messo volutamente ko con un colpo tutt'altro che "di gioco". L’ex giocatore dei T’wolves diventa così il primo dopo 27 anni, LeBron James a parte, a mettere a referto una gara da 30+10 ai playoff indossando la maglia dei Cavaliers. L’ultimo a riuscirci era stato Brad Daugherty nel 1992 in una gara del primo turno contro i Brooklyn Nets. Ere geologiche fa, un periodo storico arrivato ben prima rispetto all’avvento del regno di King James.

Tutti ai piedi di LeBron

Nella preview di ieri ce lo chiedevamo quasi fosse un'opera di autoconvincimento: i Boston Celtics possono fermare la corsa ai playoff di LeBron James? La risposta è già chiara dopo 48 minuti: no, non sono attrezzati per farlo. Coach Brad Stevens infatti le prova (invano) davvero tutte, partendo schierando il solito quintetto titolare (Amir Johnson poi sul parquet c’è rimasto per soli 5 minuti in totale) e assegnando a Jae Crowder il compito di prendersi cura del numero 23. Un esperimento fallito dopo pochi possessi: troppo fisico James rispetto al suo avversario. La scelta allora è quella di provare a rallentarne la corsa con i lunghi, prima con Al Horford e poi con Kelly Olynyk. Cucinarli a quel punto a dieci metri dal ferro diventa poco più che una formalità per LeBron, che tira 10/12 nel pitturato nel solo primo tempo contro il 13/26 di squadra raccolto da Boston. Alla fine arriva anche la fanteria leggera per cercare di mettergli i bastoni tra le ruote, ma Marcus Smart viene prima ripetutamente allontanato dal lavoro di natica del Prescelto, per poi vederselo cadere all’indietro in una frazione di secondo sulla sua testa. Solo rete, così come contro Gerald Green e quel Jaylen Brown che aveva solo 11 anni quando James ha affrontato per la prima volta i Celtics ai playoff. Da quel giorno sono arrivati 17 trentelli (il 4° nella storia ad averne realizzati di più contro i bianco-verdi) e soprattutto è cresciuta ancor di più la maturità di un giocatore che impressiona per continuità e qualità. “Sta giocando in maniera stupefacente – commenta Tyronn Lue -. È questo il motivo per cui continuiamo a cavalcarlo così spesso. Quando riesce a esprimersi a questi livelli, a tutto il resto del roster basta essere solido e farsi trovare pronto per avere delle ottime possibilità di successo”. Alla sirena finale sono 38 punti, 9 rimbalzi e 7 assist, allungando a quota cinque la striscia di partite con almeno 35 punti a referto. La seconda della sua carriera dopo quella del 2009; il secondo a esserci riuscito dopo Michael Jordan.

Cosa resta ai Boston Celtics?

Poco, molto poco in una gara in cui diventa difficile valutare anche la prestazione dei singoli giocatori, incapaci di mettere a referto più di 39 punti in totale nel primo tempo. L’unico modo per limitare l’incidenza del numero 23 infatti è pensare di rispondere colpo su colpo in attacco a quanto generato da James. Facile a dirmi, ma molto più difficile da compiere: “Loro sono stati la migliore squadra in campo questa notte”, commenta un Isaiah Thomas da 17 punti, 10 assist con 7/19 al tiro. “Sono stati i primi ad affondare il colpo, hanno giocato in maniera molto più fisica rispetto a noi. Questa è stata la differenza: contro una squadra del genere, i campioni in carica, non puoi concedergli di essere anche più pronti e reattivi di te”. Alla fine sono sei i giocatori in doppia cifra in casa Celtics, con Stevens che ha lasciato sul parquet otto giocatori per almeno 15 minuti, alla disperata ricerca della chimica giusta, dell’incastro che garantisse continuità di rendimento. Il +10 di plus/minus e l’ottimo impatto sul match di Gerald Green, lasciano immaginare che possa nuovamente partire in quintetto come successo contro Chicago da gara-3 in poi, anche se nella delicata sfida a rimbalzo (vinta in maniera risicata dai Cavs 44-40) Boston non può permettersi di abbassare troppo la guardia. Il rischio è di concedere troppi extra-possessi a LeBron James e non sembra essere al momento l’opzione migliore.