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NBA, piove sul bagnato in casa Celtics: Thomas in dubbio per gara-3

NBA
Isaiah Thomas, miglior realizzatore di Boston nei playoff con 23.3 punti di media (Foto Getty)

Dopo il clamoroso -41 in un tempo di gara-2, a Boston si leccano le ferrite e provano ad aggrapparsi al precedente con Chicago per sperare in una rimonta. Ma Isaiah Thomas non è sceso in campo nel secondo tempo per un problema all'anca e potrebbe essere fuori per gara-3

Prima di gara-2, Isaiah Thomas aveva anche provato a esorcizzare il complesso di inferiorità nei confronti dei Cleveland Cavaliers: “Non abbiamo paura di loro. Non sono i Monstars, non sono in Space Jam. Si allacciano le scarpe esattamente come noi. Hanno semplicemente giocato meglio, ma possiamo ancora proteggere il nostro campo in gara-2 e portare a casa la vittoria”. Sentimento condiviso anche da Jaylen Brown, che pur essendo solo un rookie si era ben disimpegnato in gara-1 e aveva detto che LeBron James “è un buon giocatore, ma per me è uno come gli altri. Io devo andare in campo e competere esattamente come deve farlo lui. Mi allaccio le scarpe esattamente come fa lui. Nel mio quartiere ci sono minacce peggiori che LeBron James, perciò non ho paura – proprio nessunissima paura di LeBron”. Intento mirabile, ma con risultati catastrofici: i Celtics infatti sono stati spazzati via subendo 41 punti di scarto in un tempo (record di sempre nella storia dei playoff), toccando il -50 nel terzo quarto, tirando solamente 11/38 nelle conclusioni non contestate e finendo a commentare con parole del tutto diverse l’andamento di gara-2. “Stupito non è la parola che userei: sono imbarazzato” ha detto senza giri di parole Avery Bradley, mentre Brown – il migliore dei suoi con 19 punti, ma 13 in un secondo tempo mai competitivo – ha detto solo “Ci hanno rotto il c**o, punto e basta. Non siamo andati in campo con energia per iniziare la gara due volte consecutive. I campioni in carica ci hanno spazzati via dal campo”.

“Been there, done that”

Eppure per i Celtics non è una situazione nuova quella di ritrovarsi 0-2: già nella serie contro Chicago i biancoverdi avevano perso le prime due in casa, riuscendo però a rimettere in piedi la serie in trasferta e poi chiuderla in sei gare. Un precedente a cui i membri della squadra hanno cercato di aggrapparsi per ritrovare un po’ di fiducia in vista delle due gare di Cleveland, ma tutti hanno bene in mente che questi Cavs giocano uno sport a parte rispetto a tutta la Eastern Conference, specialmente per la presenza di un LeBron James formato – lui sì – Monstar. “Sapete cosa? Domenica dobbiamo andare in campo e competere. Voglio dire, cos’altro dobbiamo fare?” ha dichiarato un realista Brad Stevens. “È quello che ho detto nello spogliatoio: ogni partita conta per uno. Probabilmente abbiamo giocato meglio di quanto abbia indicato il punteggio in gara-1, e ovviamente abbiamo giocato una delle peggiori partite possibili in gara-2. Considerando quanto sono forti loro e come stanno giocando in questo momento, le cose si fanno grigie”. Aggiungiamo noi: LeBron James non ha mai perso una serie in cui ha avuto un vantaggio di 2-0 (20-0 il record in carriera) e i Boston Celtics, al di là delle dichiarazioni, devono contemplare la possibilità di aver giocato l’ultima partita stagionale al TD Garden. Anche perché le condizioni di Isaiah Thomas sono molto preoccupanti.

Fuori per gara-3?

Bastava osservare il leader dei Celtics per accorgersi che qualcosa non andava: dopo 17 minuti incolori in campo da 2 punti con 0/6 dal campo, 6 assist e 3 rimbalzi, Thomas non è sceso in campo nel secondo tempo per il riacutizzarsi di un problema all’anca che lo perseguita da gara-6 con gli Washington Wizards. Il numero 4 dei biancoverdi sta facendo i conti con questo infortunio ormai da qualche tempo, e ha dovuto sottoporsi a una serie di test già per scendere in campo in gara-7 contro Washington, prima di crollare e non venire rischiato per il secondo tempo di una gara-2 ormai finita dopo il 72-31 con cui si è andati all’intervallo. “Nel primo tempo è apparso muoversi in maniera molto diversa dal solito” ha dichiarato coach Stevens. “Quando è rientrato negli spogliatoio i nostri medici e il training staff gli hanno dato un’occhiata. Era abbastanza sconfortato per non poter scendere in campo nel secondo tempo: è un duro ed è abituato a giocare sul dolore”. Ciò nonostante, Stevens ha ammesso che la sua assenza “non vale 44 punti” (lo scarto finale di gara-2) e che comunque “non dipende mai solamente da un giocatore: loro sono stati eccellenti, noi abbiamo giocato male. Bisogna farsi carico delle responsabilità di un giocatore quando questi non può scendere in campo”. Parole che non lasciano ben sperare in vista di gara-3, anche se a questo punto potrebbe non avere neppure tutta questa importanza: la serie ha dato un verdetto chiaro nelle prime due partite, e il verdetto è che i Boston Celtics non possono competere con i Cleveland Cavaliers.