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Paul George: "Kevin Durant mi ha convinto su OKC"

NBA
Paul George e Kevin Durant, compagni olimpici un anno fa a Rio (foto Getty)

Paul George ha raccontato che Kevin Durant gli ha consigliato caldamente i Thunder ("Quel posto ti ruberà il cuore"), oltre a sottolineare le sue intenzioni future: "Se arriviamo in finale di Conference, sarei uno stupido a lasciare OKC la prossima estate"

Non avendo grandi rapporti personali con Russell Westbrook (esclusi i saluti di rito a inizio partita), Paul George, dopo che i suoi Pacers hanno deciso di accettare l’offerta dei Thunder, ha pensato di chiedere consiglio a Kevin Durant, il quale non ha esitato a rassicurarlo e a raccomandargli un’organizzazione di primissimo livello come quella di OKC. Questa è una delle tante indiscrezioni venute fuori dall’intervista fatta da Lee Jenkins su Sport Illustrated a uno dei giocatori più ambiti della off-season 2017, diventato l’obiettivo di molte squadre dopo aver comunicato l’intenzione di non rinnovare il contratto con Indiana in scadenza nel 2018: “KD mi ha detto: ‘Questo posto ti ruberà il cuore. I Thunder potranno offrirti quello che le altre franchigie non hanno sia a livello di rapporti umani, che sotto l’aspetto della preparazione e delle strutture, fino ad arrivare ai cuochi e alle pietanze’. La sua considerazione era molto elevata; ha sottolineato come siano un’organizzazione di primissimo livello sotto ogni aspetto”. Durant però, quella realtà ha deciso di lasciarsela alle spalle; una decisione simile a quella presa proprio da George nelle scorse settimane: “Non c’è un modo giusto per gestire queste situazioni. Capisco la frustrazione di alcuni supporter; il perché loro si sentono traditi, ma allo stesso tempo il mio obiettivo è quello di far capire al tifoso medio che le possibilità per noi di essere incisivi sono poche ed è naturale per questo andare a caccia di opportunità che ti facciano concorrere per vincere un titolo. Ho provato in tutti i modi a riuscirci con i Pacers; io amo Indiana e quello sarà per sempre un posto speciale per me. Chiedo scusa per non avere avuto la forza di continuare a provarci. Non avevo la certezza che la squadra potesse essere competitiva e non potevo lasciarmi sfuggire questa opportunità”.

“Restando ai Pacers non avrei avuto una squadra competitiva"

Dopo le due finali di Conference consecutive perse sempre contro gli Heat e soprattutto contro LeBron James (la sua nemesi), il paesaggio attorno a lui è profondamente cambiato, visto che pezzo dopo pezzo sono andati via i vari George Hill, David West e Roy Hibbert; la spina dorsale di una squadra che non ha saputo reinventarsi dopo aver raggiunto l’apice soltanto tre anni fa. Adesso da quei tempi sembra essere passato un secolo: “Ero l’unico rimasto della squadra che soltanto tre anni fa aveva tutte le carte in regola per provare a vincere. E mi sembrava che un progetto serio di rebuilding tardasse ad arrivare. È stato come se una parentesi della mia vita si fosse definitivamente chiusa; ho capito che loro volevano andare in una direzione diversa e a quel punto anch’io ho deciso di cambiare aria”. A quel punto è stato corretto far presente la sua intenzione di rinnovare il contratto, lasciando che fosse la dirigenza dei Pacers a fare le sue valutazioni: “Ho comunicato che sarei andato via nel 2018, concedendo a loro l’opportunità di provare a ricevere qualche asset in cambio attraverso uno scambio, se loro avessero preferito che io non giocassi più a Indianapolis nel mio ultimo anno di contratto”. Una richiesta di aiuto dopo le difficoltà degli ultimi anni, che ha ricevuto in risposta una ricompensa inattesa: “Sono eccitato. Tutto quello che chiedevo era un po’ di supporto a livello di squadra ai Pacers e adesso ai Thunder mi ritrovo ad avere attorno una squadra fantastica. Entreremo molto facilmente in sintonia con Westbrook; posso ritagliarmi un ruolo importante come tiratore sugli scarichi e allo stesso tempo garantire a Russell l’opportunità di giocare lontano dal pallone”. Tante le opzioni da poter percorrere in attacco, anche se il punto di forza per provare a dare fastidio anche agli Warriors è un altro. Almeno secondo quella che è l’opinione di George: “La nostra difesa sarà qualcosa di incredibile”, commenta il numero 13 pensando a lavoro a protezione del ferro che potrà fare assieme a Steven Adams e Andre Roberson.

“Se arrivo in finale di Conference con OKC, sarei uno stupido ad andare via”

Il nodo cruciale del suo accordo con i Thunder resta però quella scadenza così imminente, con una promessa già fatta ai Lakers per la prossima estate: “Sono cresciuto tifando per Lakers e Clippers e il mio idolo era Kobe. Tutti ripetono che io voglio tornare a casa, ma chi non sarebbe interessato a giocare per la squadra del proprio cuore, quella che rappresenta la propria infanzia? Sarebbe un sogno che diventa realtà, per me come per qualsiasi altro ragazzino cresciuto nei sobborghi attorno Los Angeles, ma in generale si sta esagerando nel sottolineare questo aspetto. Si sta enfatizzando troppo. Per me quello che conta più di tutto è vincere. Il mio obiettivo è quello di essere inserito in un sistema che funziona, in una squadra competitiva. Voglio avere una possibilità per provare a portare a casa un titolo, non sono un giocatore che fa attenzione alle proprie statistiche. Il mio obiettivo è vincere e costruirmi una legacy grazie ai successi; è questo quello a cui sto lavorando. Se dovessimo avere una stagione entusiasmante con i Thunder, raggiungendo una finale di Conference, battendo a sorpresa gli Warriors o riuscendo in qualche altra impresa, sarei soltanto uno stupido a voler lasciare tutto questo tra un anno”. Una sottolineatura necessaria e un messaggio chiaro ai Lakers che forse troppo presto hanno dato per scontato il suo arrivo. “Adesso sono un giocatore dei Thunder. Se io e Russell riusciremo a fare un buon lavoro, magari dimostrando di poter conquistare le finali di Conference, potrebbe diventare interessante anche per altri venire a giocare con noi. Io sarei più che disponibile a un eventuale processo di reclutamento in quel senso se le cose andranno per il verso giusto”. Toccherà quindi vedere come andranno le cose a Oklahoma City e capire quale sarà la decisione di Paul George, con i Thunder che dovranno decidere se lasciare o raddoppiare.