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NBA: chi è Tilman Fertitta, nuovo proprietario dei Rockets?

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Fertitta

La storica vendita degli Houston Rockets (a cifre da record) ha fatto entrare nel mondo NBA un nuovo imprenditore: texano, proprietario di oltre 500 ristoranti e dalle origini italiane

La notizia della settimana (se non del mese) in NBA è la cessione da parte di Leslie Alexander degli Houston Rockets a Tilman Fertitta per 2.2 miliardi di dollari. Una trattativa da record (l’acquisizione più costosa prima di questa era stata quella che tre anni fa aveva portato Ballmer a diventare il proprietario dei Clippers dopo aver sborsato due miliardi di dollari), durata circa 50 giorni (molto pochi, viste le cifre) e favorita dallo stretto rapporto di amicizia e collaborazione che lega il presidente passato e presente della franchigia texana. Fertitta infatti è stato per due anni un consulente dei Rockets, tra il 1994 e il 1996, nel biennio in cui Hakeem Olajuwon e quello straordinario roster portarono in dote alla squadra gli unici due titoli NBA conquistati da Houston. “Sono eccitato all’idea di dare il benvenuto e fare il passaggio di consegne nelle sue mani – ha commentato Alexander -. È un uomo di Houston, grande imprenditore e persona splendida sia per le cose di campo che per tutto ciò che ruota attorno alla squadra. Lo conosco da 24 anni e non avrei potuto sperare di trovare una persona migliore per continuare la tradizione vincente dei Rockets”. Fertitta infatti è un uomo abituato ad avere successo nella vita e la sua è la tipica storia in cui il sogno americano “è diventato realtà”, come per stessa ammissione del diretto interessato appena ha simbolicamente ricevuto nelle sue mani le chiavi della franchigia.

Fertitta, una storia di successo

Tilman Fertitta è uno dei figli del boom economico degli anni ’70 statunitense. Classe ’57 e figlio di un immigrato italiano di origini siciliane, proprietario di ristorante a Galveston; l’isola a largo della costa di Houston, per anni uno dei centri di svago e resort più famosi di tutti gli Stati Uniti. Venuto su lavorando nell’attività del padre, il neo-presidente dei Rockets è poi riuscito a gettare le fondamenta del suo impero proprio investendo in ciò di cui era diventato così ferrato e diventando in poco più di 20 anni il proprietario di oltre 500 ristoranti della catena Landry’s, oltre che di diversi casinò e hotel in giro per tutti gli Stati Uniti. Secondo le stime di Forbes, il suo patrimonio stimato nel 2016 era di 2.7 miliardi di dollari; cifra che lo ha portato a essere il 246° uomo più ricco d’America. Il successo mediatico invece è arrivato grazie alla TV: Fertitta nel marzo 2016 è stato uno dei protagonisti di “Billion Dollar Buyer” su CNBC, trasmissione in cui vestiva i panni dell’uomo di successo che dispensa consigli e giudica imprenditori alle prime armi che vanno a caccia dell’occasione della loro vita (sì, proprio come Flavio Briatore in “The Apprentice”). Un rinomato businessman riconosciuto da tutti insomma (è il secondo più giovane di sempre a essere introdotto nella Business Hall of Fame del Texas), che però si è lasciato sfuggire un’occasione col senno di poi clamorosa: Fertitta infatti nel 1993 aveva fatto un’offerta da 81 milioni di dollari per acquistare i Rockets, superata dagli 85 messi sul piatto da Alexander. Quattro milioni di dollari diventati poi 2.115 in più 24 anni dopo. A saperlo prima.

2.2 miliardi sono soltanto l’inizio…

“Sono onorato di essere il proprietario degli Houston Rockets”, sono state le prime parole pronunciate dopo aver siglato l’accordo che riporta Fertitta ad essere un imprenditore nel mondo dello sport americano dopo quasi dieci anni; costretto nel 2008 a vendere le sue quote della squadra di football di Houston (i Texans), dopo che la NFL ha iniziato a impedire ai proprietari di casinò o centri scommesse di essere nel frattempo anche azionisti di squadre professionistiche. La NBA non lo costringerà a liberarsi di parte del suo impero, ma potrebbe metterne a dura prova le finanze già a partire dai prossimi anni: ai rinnovi (sacrosanti) di Daryl Morey e soprattutto James Harden, potrebbero seguire quelli di buona parte di un roster al momento secondo a Ovest soltanto a quello degli Warriors. Confermare Trevor Ariza, Clint Capela e Chris Paul porterà infatti nei prossimi anni i Rockets a sfondare il tetto salariale di almeno 15-20 milioni (proiezioni con le % di crescita attuali porteranno l’esborso a circa 150 milioni): con quello le tasse da pagare arriveranno almeno a 40 milioni annui. Una cifra in parte necessaria per provare a confermarsi sui livelli garantiti dalla gestione Alexander, che in oltre due decenni ha mantenuto un record di vittorie pari al 56.9% (quinta squadra per numero di vittorie di tutta la NBA dal 1993 a oggi). Fertitta dovrà inoltre scontare una scelta quantomeno rivedibile in quanto a comunicazione dell’acquisizione della franchigia, con l’annuncio ufficiale arrivato pochi giorni dopo il passaggio dell’uragano Harvey che ha messo in ginocchio la città. Ai suoi Rockets verrà quindi affidato anche questo compito: quello di provare a tirare su una comunità sconvolta.