Tornano a lavoro i vice-campioni NBA, la prima versione dei Cavaliers nel post Kyrie Irving. C'è anche Kendrick Perkins al mini-camp, un giocatore a caccia di un'opportunità per ritornare sul parquet
Prima dell’inizio ufficiale della stagione (previsto per la prossima settimana), i Cleveland Cavaliers si sono già radunati anticipatamente per un mini-camp a Santa Barbara, in California. Un modo per ritrovarsi e iniziare a conoscersi, visti i tanti volti nuovi presenti nel roster dei vice-campioni NBA. Oltre al 3x1 che in cambio di Kyrie Irving ha portato in dote Isaiah Thomas, Jae Crowder e Ante Zizic alla corte della squadra dell’Ohio, si sono poi aggiunti alla squadra anche Cedi Osman (positivo con la nazionale turca durante Eurobasket 2017), Derrick Rose, José Calderon e Jeff Green. Storie a loro modo molto particolari, dal travagliato e altalenante passato NBA, ma tutte delle possibili pedine decisive in una squadra che inevitabilmente dovrà fare un lavoro di selezione durante le quattro settimane che porteranno all’inizio della regular season. Scremare e capire su chi si potrà fare affidamento, a partire dall’ex playmaker dei Celtics che, nonostante i noti problemi al fianco, ha voluto partecipare lo stesso per non perdere neanche un istante con i suoi nuovi compagni. La sintonia nello spogliatoio Cavs non è mai mancata in fondo, come dimostrato anche dalle storie postate da diversi componenti del roster su Instagram (sì, nel 2017 si capiscono tante cose anche grazie a quello). J.R. Smith infatti non ha perso tempo nel registrare un momento storico: la prima volta che Tristan Thompson ha deciso di pagare la colazione ai suoi compagni (a detta di molti infatti, TT ha un po’ il braccino corto), seguito poi da Channing Frye che lamenta il fatto che quando si esce con Richard Jefferson “ci si sente soli, visto che sta sempre al cellulare”. Essere amici nello spogliatoio è sempre stato un punto di forza.
Kendrick Perkins, possibile opzione per la stagione?
Magari proprio non tutto sarà stato rose e fiori, visto che tra i volti “nuovi” (pur non essendo una vera e propria novità), c’è anche quello di Kendrick Perkins, invitato personalmente da LeBron James a partecipare sia al mini-camp che a quello ufficiale che prenderà il via la prossima settimana. Tra lui e Jae Crowder infatti non scorre di certo buon sangue, dopo che in gara-4 nel primo turno playoff del 2015 tra Cleveland e Boston se ne diedero letteralmente di santa ragione (una gara passata alla cronaca per l'infortunio alla spalla di Kevin Love causato da Kelly Olynyk). Diventerà presto acqua passata però, con l’ex giocatore di Thunder e Celtics apparso in discreta forma nello scatto postato sui social dal numero 23 dei Cavs, nonostante sia rimasto fuori per tutta la scorsa stagione: “Mi sento molto meglio a livello fisico – ha raccontato qualche settimana fa, mentre era già a lavoro da solo per provare a mettersi in linea prima dell’autunno -; adesso sto soltanto aspettando una chiamata: sono a disposizione per qualsiasi tipo di training camp, ma nessuno deve regalarmi nulla. Sto lavorando duro e sono convinto di poter tornare in NBA”. Riuscire a trovare un posto in squadra a Cleveland però è molto più complesso del previsto: i Cavaliers infatti hanno già riempito i 15 posti a disposizione nel proprio roster, avendo ancora come possibili armi da utilizzare soltanto un paio di two-way contract; quelli che consentono di acquisire un giocatore che ha militato nella D-League e che non ha fatto più di tre anni nella Lega. Condizioni particolari insomma, all'interno delle quali Perkins non rientra di certo. Per ritagliare uno spazio al veterano quindi, i Cavs dovrebbero mettere nuovamente mano al portafogli, tagliare uno dei lunghi già a libro paga e far salire così ancora di più la quota di monte salari al di sopra della luxury tax (attualmente a 18.6 milioni, la più alta in NBA). Un'eventualità altamente improbabile, almeno che Kendrick non riesca davvero a stupire tutti durante il training camp.