Speciale NBA 2017-2018: Cleveland Cavs, un superteam per puntare al titolo
NBAKyrie Irving non c'è più, ma al suo posto sono arrivati tanti giocatori d'esperienza che rendono ancora più vario il numero di alternative a disposizione di coach Tyronn Lue: è possibile essere più forti e competitivi avendo perso una delle proprie punte di diamante?
“Ero pronto a lasciargli in mano le chiavi della franchigia…”. Alle volte conviene partire dalla fine per capire il senso di quanto le cose siano cambiate nei tre mesi abbondanti trascorsi da quando Kyrie e LeBron, a testa bassa, sono ritornati negli spogliatoi della Oracle Arena al termine di gara-5 delle ultime Finals NBA, dodici mesi dopo averli riempiti di champagne durante i festeggiamenti per il titolo 2016. Nessuno, a parte Irving, avrebbe mai immaginato che quella fosse l’ultima istantanea dei due All-Star di Cleveland in maglia Cavs, prima che la prima scelta assoluta al Draft 2011 manifestasse a distanza di qualche settimana il suo malessere e raggiungesse nel giro di tre giorni l’accordo con i Boston Celtics. Da lì in poi l’effetto domino avrebbe potuto travolgere una franchigia sulla quale la data di scadenza “luglio 2018” è affissa in bella mostra già da tempo. Koby Altman, il nuovo GM arrivato in uno dei momenti più delicati della storia dei Cavaliers dopo essere rimasti orfani di David Griffin, è riuscito però a pelare una gatta dalla quale è riuscito a tirare fuori un roster più completo e variegato di quanto non fosse in passato. All’arrivo di Isaiah Thomas, Jae Crowder e Ante Zizic via Celtics infatti si sono aggiunti anche quelli di Derrick Rose, Jeff Green, José Calderon e soprattutto Dwyane Wade; l’aggiunta dell’ultimo minuto che potrà tornare molto utile sin da subito come potenziale sostituto di Thomas, bloccato dai problemi all’anca fino a gennaio. Un roster profondo, pieno zeppo d’alternative e a cui basterà vincere anche soltanto una parte delle scommesse fatte per riuscire a essere competitivo ad altissimo livello. La domanda quando si parla di Cleveland da tre anni a questa parte però è sempre la stessa: ma LeBron? Cosa farà del suo futuro? La risposta (che non arriverà di certo nel breve) sembra non pesare al momento sulla resa di una squadra che punta nuovamente al titolo. Magari per l’ultima volta, ma faranno di tutto per non pensarci.
RECORD 2016-17: 51-31 (1^ Central Division, 2^ Eastern Conference, 5° NBA)
PLAYOFF: Finali NBA
(4-0 v.s Indiana | 4-0 vs. Toronto | 4-1 vs. Boston | 1-4 vs. Golden State)
UNDER/OVER 2017-18: 53.5
Roster
ISAIAH THOMAS | Derrick Rose, Kay Felder, Jose Calderon
DWYANE WADE | J.R. Smith, Iman Shumpert, Kyle Korver,
LEBRON JAMES | Cedi Osman, , Jae Crowder
KEVIN LOVE | Jeff Green, Richard Jefferson
TRISTAN THOMPSON | Edy Tavares, Channing Frye, Ante Zizic
Allenatore: Tyronn Lue
GM: Koby Altman
Tre domande per raccontare la prossima stagione
I Cavaliers sono andati all-in in questa stagione; è un rischio che pagherà?
Boh, forse no perché Golden State resta sempre un passo avanti a tutti; ma cosa importa? Essere la squadra che per l’ennesimo anno consecutivo spende più di tutti è il prezzo da pagare per avere un giocatore come LeBron James all’interno del roster, le cui richieste non possono che essere esaudite. L’incognita più grande resta la condizione fisica di Isaiah Thomas che, se pienamente recuperato, ha tutte per le carte in regola per non far rimpiangere Irving nella metà campo offensiva. Con i giusti adattamenti difensivi Cleveland potrebbe dunque sprigionare una potenza di fuoco in attacco ancora più letale, potendo contare sia su nuove alternative d’esperienza come Wade, Green e Rose (scommesse in parte da verificare) che su giocatori intriganti come Cedi Osman, anche lui ancora tutto da vedere a livello NBA. Trovare punti e giocate d’intensità da ognuno di questi innesti potrebbe fare la differenza rispetto alla passata stagione, in cui i Deron Williams e Richard Jefferson di questo mondo non riuscirono a dare il contributo richiesto contro Golden State: trovare alternative dalla panchina può fare la differenza contro i campioni in carica.
Kevin Love: è finalmente arrivato il suo momento?
Chi potrebbe lucrare minuti, punti e possessi da questa situazione è certamente Kevin Love, pronto a riprendersi un ruolo centrale all’interno di una squadra NBA dopo i tre anni trascorsi all’ombra di un duo che lo ha confinato a giocare a tutti gli effetti come un role player, accontentandosi delle poche briciole lasciate per strada da James e Irving. Tornerà quindi il gioco in post, con i Cavaliers che bloccano la circolazione per servirlo spalle a canestro? Magari no, anche se sicuramente la palla transiterà con più frequenza dalle sue mani, soprattutto nel momento in cui bisognerà scagliarla verso il canestro avversario. Love ha già dimostrato di essere un All-Star ai tempi dei T’wolves e un giocatore che può affermarsi anche su un palcoscenico così importante.
Cosa fare in futuro? La partenza di LBJ, il rinnovo di Isaiah, i tanti “vecchietti” in squadra…
Il roster dei Cavaliers non è futuribile sul medio periodo, pieno zeppo di veterani che in pochissimo tempo toglierebbero le tende in caso di partenza di James la prossima estate. La scelta 2018 dei Brooklyn Nets incassata dalla trade di Irving è però uno dei tasselli su cui puntare in caso di smobilitazione; un asset sicuro a cui si dovranno affiancare delle decisioni complicate come l’eventuale rinnovo di Isaiah Thomas (che difficilmente si accontenterà dei sei milioni annui che verranno accreditati sul suo conto corrente nei prossimi mesi): vale la pena investire tanti soldi su di lui, avendo già a libro paga gli onerosi contratti di Love (24 milioni), Thompson (17 milioni) e J.R. Smith (14 milioni)? Il tutto poi dando per scontato che James decida di non esercitare la sua player option da oltre 35 milioni, richiedendo magari un prolungamento con tanto di ritocco a rialzo. Quella decisione da parte del numero 23 manderebbe all’aria tutti i piani alternativi dei Cavs, ma mai come in questa occasione la dirigenza dell'Ohio sarebbe felice di riprogrammare tutto da capo.
Obiettivi
Il titolo NBA, senza se e senza ma. Soprattutto considerando che un’occasione del genere potrebbe ricapitare soltanto tra qualche decennio. Forse. Conviene dunque andare all-in nei prossimi mesi, senza fare calcoli di sorta e provando a spremere fino all’ultima goccia di sudore e talento da un roster di certo più profondo e pieno di alternative che in passato. Con un anello in più al dito, LeBron sarebbe più felice di restare a casa.