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La parabola di Cecilia Zandalasini: dal canestro sotto casa al titolo WNBA

NBA

Stefano Salerno

Cecilia Zandalasini è la seconda cestista italiana nella storia ad aver vinto un titolo WNBA. A soli 21 anni è già sul tetto del mondo e non sembra intenzionata a scendere

Per raccontare chi è Cecilia Zandalasini bisogna partire dalla fine. Dai suoi occhi solari e dal suo sorriso da bambina che stringe il trofeo WNBA senza rendersi bene conto di essere stata proiettata sul tetto del mondo cestistico al femminile a soli 21 anni. Il titolo conquistato dalle Minnesota Lynx è di certo quello su cui ha messo meno lo zampino tra le vittorie raccolte in carriera, ma il destino alle volte riesce a regalarti successi quando meno te lo aspetti. Bisogna essere predestinati e Zandalasini lo è. Le Lynx infatti sono riuscite ad avere la meglio al termine di una gara-5 che ha rotto l’equilibrio che durava da oltre un anno; la più gustosa delle rivincite dopo la sconfitta all’ultimo secondo nelle Finals WNBA della passata stagione. Quest’anno le cose sono andate in maniera diversa: 86-75 nel decisivo episodio della serie e vantaggio saldamente nelle mani delle Lynx nel finale di gara. Il pretesto per regalare un cameo sul parquet a tutte le ragazze del roster, anche alla nostra Cecilia che si gode così gli ultimi otto secondi dell’incontro (undici i minuti totali trascorsi in campo in questi playoff dall’azzurra): giusto il tempo di bagnare i piedi e di alzare le braccia al cielo insieme alla sue compagne, travolte da un mare di champagne e di emozioni difficilmente descrivibili: “Abbiamo vinto l’anello WNBA, non ci credo”, racconta Zandalasini, che meno di tre mesi fa raccontava negli studi di Sky Sport: “La WNBA è qualcosa di incredibile, sarei onorata di poter fare parte di una Lega del genere e di rappresentare l’Italia. Se dovesse arrivare la chiamata sicuramente ci andrei”. Un'ipotesi diventata realtà nel giro di poche settimane: i sogni infatti, alle volte, prendono un'accelerata quando meno te lo aspetti.

Una passione di famiglia e il mito Kobe Bryant

Broni, il paesino nel pavese dove è nata la giocatrice azzurra, è quanto di più lontano si possa immaginare rispetto al mondo cestistico statunitense. Ma in fondo per volare dall’altra parte dell’oceanoa 10 anni bastava soltanto avere la TV e un po’ di fantasia: “Ho sempre guardato le partite NBA, in particolare seguivo Kobe Bryant: appena finiva il match, spegnevo lo schermo e andavo in giardino con mio fratello per provare a imitare i suoi movimenti. Rimanevo fuori per ore e provavo a tirare come Kobe”. Una passione coltivata assieme al fratello più grande, più grosso e con il quale Cecilia ha sempre battagliato sotto l’occhio vigile del papà, il primo appassionato di palla a spicchi in casa. Un amore così grande da spingere la famiglia a portare per anni Cecilia a giocare a Sesto San Giovanni (150 km da percorrere per ogni allenamento), per provare a investire sul suo talento. Una scommessa vinta in poco tempo: i risultati infatti sono immediati e così, nel triennio passato a Schio dopo essere stata proiettata direttamente in serie A1, arrivano le ulteriori conferme: due Scudetti, due Coppe Italia e tre Supercoppe in bacheca, con il traguardo europeo mancato e rimasto sempre distante perché dall'altra parte c'erano le campionesse che fino a qualche mese prima guardava in TV. Un bel balzo in avanti per una 20enne che ha letteralmente tutta la carriera davanti e che fino a poco tempo fa doveva preoccuparsi non dei raddoppi difensivi avversari, ma di non mancare il bersaglio in giardino; non tanto e non solo per fare canestro, quanto per evitare che il pallone andasse a finire in casa dal vicino. Gli obiettivi, così come i sogni, cambiano in fretta.

Europei 2016 e 2017: la definitiva consacrazione

Se c’è un momento però in cui la carriera della giovane cestista azzurra cambia decisamente direzione, puntando verso il centro della scena e dritto verso la ribalta, è quando nel giugno 2016 agli Europei under 20 disputati in Portogallo la Zandalasini vince il premio di MVP del torneo dopo aver viaggiato a 22 punti, 9 rimbalzi e quasi 3 assist di media. Un dominio totale palesato anche contro la Spagna, nonostante la finale persa 71-69. Ventotto punti e una capacità di imporsi a livello tecnico e di leadership che fanno sì che l’attenzione ricada inevitabilmente tutta su di lei. Aspettative confermate anche questa estate, con una naturalezza nell’essere decisiva anche al piano di sopra, con la nazionale maggiore femminile agli Europei dello scorso giugno in Repubblica Ceca. Una squadra entusiasmante, combattiva e che ha avvicinato tanti appassionati al basket femminile, nonostante il triste epilogo che l’ha vista protagonista: il fallo tecnico a pochi secondi dal termine della sfida contro la Lettonia ha regalato il successo e soprattutto la qualificazione mondiale alle baltiche. “Speravo che l’arbitro cambiasse idea e invece…”, raccontava Zandalasini negli studi di Sky Sport qualche giorno dopo, dimostrando enorme maturità nel discutere di una decisione così controversa. “Prima ancora dell’esperienza, non dimenticherò mai le emozioni dell’Europeo. La rabbia, lo scoramento, la delusione: tutto serve per crescere”. Cecilia lo ha fatto e i passi in avanti fatti nell'ultimo mese lasciano davvero ben sperare. Non è da tutti riuscire ad arrivare sul tetto del mondo a soli 21 anni; è per pochissimi invece riuscire a rimanerci a lungo. In bocca al lupo Zanda!