Please select your default edition
Your default site has been set

NBA, Kevin McHale: “James Harden? Non è un leader”, e ridicolizza la sua difesa

NBA

"L'ho vissuto sulla mia pelle, so quello di cui parlo", ha dichiarato l'ex allenatore di Harden, ai Rockets dal 2011 al 2015: "Quando chiedeva ai suoi compagni di difendere duro, credete che lo stessero ad ascoltare?"

Non si può dire che Kevin McHale non conosca cosa vuol dire essere leader (ha giocato con Larry Bird a Boston) così come non si può pensare che non conosca bene James Harden, che ha allenato per più di tre stagioni, dal suo arrivo a Houston nell’estate del 2012. Motivi in più per registrare con estrema attenzione le parole da lui indirizzate proprio al n°13 dei Rockets, suscitate a creare un bel polverone: “James [Harden] non è un leader”, ha dichiarato McHale nello studio di OpenCourt, un programma di NBA.tv che lo ha visto protagonista insieme a Charles Barkley. “In ogni squadra c’è bisogno di qualcuno che il resto dei compagni stia a sentire e lo chiedo a te, Charles: se Harden ti dicesse di difendere duro, lo ascolteresti? Non scherziamo. Ci sono passato, l’ho vissuto sulla mia pelle: ogni volta che provava soltanto a menzionare la parola difesa i suoi compagni abbassavano lo sguardo e sembravano non crederci”. Un attacco durissimo, a quello che la franchigia del Texas ha invece evidentemente individuato come il proprio giocatore chiave, offrendogli infatti un’estensione contrattuale ricchissima solo poche settimane fa (228 milioni di dollari il valore totale del suo contratto). McHale a dire il vero ha espresso la sua opinione – “la leadership di un gruppo non fa parte della personalità di Harden” – soltanto dopo aver lodato le innegabili doti del “Barba”: “Un giocatore dalla visione fenomenale. In campo vede ogni linea di passaggio, tutto”. Per poi aggiungere: “Penso che l’arrivo di Chris Paul gli faccia bene, perché gli permette di esprimersi al massimo per quello che è – un giocatore fenomenale – senza dover per forza guidare in prima persona la squadra”. L’influsso positivo dell’ex leader dei Clippers secondo McHale non si ferma qui: “Quando Harden fa il suo classico step back che conclude col tiro da tre, cercando il fallo e non trovandolo, e poi fermandosi a protestare con gli arbitri senza tornare in difesa, sono sicuro che Chris Paul non gliela farà passare liscia e questo è solo un bene per James”. 

Un dente (troppo) avvelenato?

Secondo lo scorso anno nelle votazioni per il premio di MVP dietro Russell Westbrook, grazie a una stagione chiusa con 29.1 punti, 11.2 assist (n°1 NBA), 8.1 rimbalzi e 1.5 recuperi, Harden potrebbe limitarsi a replicare facendo parlare  i numeri, anche se non è da escludere una risposta diretta al suo ex allenatore, licenziato dopo solo 11 partite all’inizio della stagione 2015-16 dai Rockets. E più di una voce nei corridoi NBA è pronta a giurare che la scelta della società era stata suggerita, caldeggiata e avallata proprio dal n°13…