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NBA, Kyrie Irving provoca Cleveland, coach Lue risponde. Mercato: scambiati Jefferson e Felder

NBA
Kyrie Irving e Tyronn Lue ai tempi dei Cavs (foto Getty)
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L'ex playmaker dei Cavs ha elogiato Boston definendola "una vera città di sport", definizione che non è piaciuta molto dalle parti di Cleveland, difesa dal coach della squadra. Nel frattempo, Richard Jefferson e Key Felder sono stati scambiati per motivi di salary cap

Messa da parte la preseason, le attenzioni di tutti possono ora spostarsi sulla Opening Night, che nella notte tra martedì e mercoledì – anche in diretta su Sky Sport – metterà di fronte i Cleveland Cavaliers e i Boston Celtics nella gara più attesa di inizio stagione. Non ce ne vogliano i tifosi dei Golden State Warriors che attendono la cerimonia degli anelli prima della gara con gli Houston Rockets, ma con tutto quello che è successo durante l’estate tra Cavs e Celtics, è inevitabile che i riflettori siano puntati sul ritorno di Kyrie Irving nella città che ha scelto di lasciare. A gettare ulteriore benzina su una scelta che non ha fatto felici i tifosi dei Cavaliers ci sono anche le parole del nuovo playmaker dei Celtics sulla sua nuova casa. Quando gli è stato chiesto delle differenze rispetto a Cleveland, Irving ha dichiarato: “Boston è una grande città, viva e prospera. Ci sono un sacco di diverse culture, cibo e persone: a Boston puoi avere veramente tutto. Quando si andava a Cleveland c’era un certo movimento di notte, ma si vede una enorme differenza tra cosa è il Midwest e cosa è Boston. Quando guido per Boston, mi ritrovo a pensare: ‘Sto veramente giocando in una vera, viva città di sport?’. Ed è una grande città”. Parole che evidentemente non sono passate inosservate in Ohio, con coach Tyronn Lue che però ha preferito non rispondere direttamente al suo ex playmaker: “Oh, pensavo che stesse parlando di Cleveland” ha dichiarato Lue, provando a fare il “finto tonto”. “Non so, può fare quello che vuole. Quello che sappiamo qui è che Cleveland è una grande città di sport e una grande città in generale, con i tifosi sempre al 100% a supporto delle proprie squadre. Io sono felice di essere qui”. Da notare anche che le parole di Irving sono arrivate in un periodo difficile per la città a seguito dell’eliminazione degli Indians nei playoff della MLB dopo una grande cavalcata in regular season – una ferita ancora aperta nel cuore degli abitanti di Cleveland e tema dibattutissimo sulle radio locali. C’è da immaginare che l’accoglienza nei confronti di Irving non sarà delle migliori…

Addio Richard Jefferson e Key Felder

Nel frattempo, la dirigenza dei Cavs si è mossa per cercare di abbassare il gigantesco monte stipendi della squadra. L’arrivo di Dwyane Wade ha avuto l’effetto collaterale – oltre a quello di frustrare J.R. Smith, retrocesso in panchina – di portare a 16 il numero di contratti garantiti per la stagione, costringendo quindi a un doloroso taglio o uno scambio forzato. Il GM Koby Altman ha trovato la quadra giusta spedendo Richard Jefferson, Key Felder e due seconde scelte ad Atlanta in cambio dei diritti su due giocatori europei come Dimitrios Agravanis e Sergii Gladyr. Di fatto, si tratta di uno dei più classici “salary dump”: scaricando i contratti di Jefferson e Felder i Cavs risparmieranno oltre 12 milioni sulla luxury tax (comunque superiore ai 40 milioni di dollari), un risparmio che diventa ancora più vantaggioso quando si considera che una delle due seconde scelte cedute in realtà è “finta”, visto che è quella del 2020 dei Portland Trail Blazers protetta fino alla 55 (in termini più semplici: la scelta verrà spedita solo se i Blazers nel 2019-20 saranno tra le 5 migliori squadre della NBA, altrimenti rimarrà in loro possesso) e l’altra è la peggiore tra quella dei Lakers e quella dei Timberwolves nel 2019. Cleveland ha dovuto dare anche 3 milioni di dollari ad Atlanta per coprire i costi dei contratti di Jefferson e Felder (2.5 milioni il primo, 500k garantiti il secondo) e gli Hawks hanno già reso noto che procederanno al taglio, per quanto Felder potesse rivelarsi utile in una squadra in piena ricostruzione. Più complicata invece la situazione di “RJ”, che dopo essersi tolto la soddisfazione di vincere il titolo in campo per i Cavs nel 2016, potrebbe anche decidere di ritirarsi se non dovesse trovare una contender disposta a concedergli un posto a roster. D’altronde, la carriera da podcaster è già abbondantemente avviata.