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NBA, gli europei nella NBA? Kobe Bryant dà il suo (insindacabile) giudizio

NBA

In tour promozionale tra Parigi e Londra, nel cuore del Vecchio Continente, Kobe Bryant si sofferma a giudicare i migliori talenti europei oggi nella NBA. Da Gobert a Schröder per arrivare a "The Greek Freak", Giannis Antetokounmpo

Ospite del Vecchio Continente (tra Parigi e Londra) – lui che nel Vecchio Continente ci è cresciuto – Kobe Bryant è recentemente stato protagonista di un tour promozionale durante il quale gli è stato chiesto di fare una sorta di bilancio su quello che è l’impatto dei giocatori europei nella NBA. “Il loro talento è cresciuto in maniera esponenziale”, la prima risposta della leggenda gialloviola, che in 20 anni di carriera è stato testimone diretto dell’ingresso nella lega di tantissimi giocatori europei. Da Vitaly Potapenko, scelto appena prima di lui al Draft (con la n°12 dai Cleveland Cavs) a Peja Stojakovic (la scelta immediatamente successiva, alla n°14), fino a dare il benvenuto negli anni ai vari Nowitzki (nel 1998), Parker (2001) o ai fratelli Gasol – il suo compagno ai Lakers Pau (scelto nel 2001) seguito sei anni dopo da Marc, centro dei Grizzlies. Scommesse non tutte vinte, quelle sui giocatori europei, ma che spesso hanno pagato dividendi altissimi e l’opinione del “Black Mamba” sull’attuale impatto dei giocatori provenienti dal Vecchio Continente è sicuramente positivo: “Il gioco ormai è davvero globale, per cui non è più un’utopia per un giocatore europeo pensare di poter diventare uno dei più forti di sempre anche nella storia della NBA”. Ad ambire a questo titolo, ad esempio – vista anche la recente investitura proveniente da Kevin Durant – è il talento dei Milwaukee Bucks Giannis Antetokounmpo, attuale top scorer in questo inizio di stagione 2017-18. “Giannis è davvero un talento speciale – l’opinione di Bryant – non solo offensivamente ma anche difensivamente, perché è capace di essere il migliore in campo sui due lati del campo. Possiede quella rara combinazione di talento fisico e abilità tecniche, a cui abbina anche una grande determinazione e una grande etica del lavoro. Il suo unico limite è il cielo”, conclude l’ex n°24 dei Lakers. 

Da Antetokounmpo a Gobert

Il secondo giocatore messo sotto il microscopio dall’occhio attento di Kobe è il centro francese degli Utah Jazz Rudy Gobert, miglior stoppatore dello scorso campionato, secondo classificato dietro a Draymond Green per il premio di Difensore dell’Anno e incluso anche nel secondo quintetto All-NBA al termine della scorsa stagione. “L’ho affrontato tante volte, perché entrambi eravamo nella Western Conference. Contro di lui spesso e volentieri avevo l’impressione di poter riuscire a tirargli in faccia e invece lui all’ultimo allungava quelle lunghissime braccia che si ritrova e andava a stopparmi la conclusione. Il suo talento nello stoppare non è soltanto frutto delle sue doti fisiche ma anche di un grande tempismo nel salto. Mi aspetto che possa dominare per anni le aree NBA difensivamente, ma che migliori anche offensivamente”. 

“Schröder non ha paura di nessuno”

Anche nei confronti della point guard degli Atlanta Hawks le parole di Bryant sono di grandissima ammirazione: “Schröder è un duro, è un ragazzo estremamente competitivo che non ha paura di niente e nessuno, non si tira indietro mai. L’ho visto giocare nei playoff, quando aveva davanti altri grandissimi playmaker, e l’ho visto non farsi intimidire da nessuno, qualsiasi fosse il suo avversario. Il suo è il classico esempio di un giocatore internazionale che oggi guarda ai giocatori americani senza nessun riguardo particolare, anzi, con un’attitudine che gli fa dire: ‘Hey, mi voglio prendere quello che è tuo’…”. Le lodi a Schröder arrivano a pochi giorni di distanza da quelle riservate anche al nuovo compagno di squadra del playmaker tedesco, il nostro Marco Belinelli: “A Marco non l’ho mai detto – ha confessato durante il suo stop parigino Kobe – ma marcarlo è sempre stato un brutto mal di testa per me, perché Belinelli si muove in continuazione ed è difficile stargli dietro”. Complimenti per tutti, insomma – e quando arrivano da una leggenda come Bryant – che ha per sé e per gli altri standard altissimi – non si può che tenerli in grande considerazione.