Danilo Gallinari chiude a quota 19 punti la sua miglior partita in maglia Clippers, ma gli Warriors volano sulle ali di uno Steph Curry da 31 e vincono l'undicesima partita consecutiva contro Doc Rivers e soci per 141-113
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Non importa quale sia il momento di forma dei Golden State Warriors: quando i campioni in carica incontrano gli L.A. Clippers, sembrano sempre metterci qualcosa in più. Sarà per i pregressi ai playoff, quando gli Warriors non erano ancora questi Warriors e i Clippers erano in piena era Lob City, ma ormai sono diventate undici le vittorie consecutive di Steph Curry e soci, vera bestia nera per Doc Rivers, Blake Griffin e tutti gli altri che contro di loro non vincono da Natale 2014. A fine gara sono 141 i punti mandati a segno dai “Dubs”, imprendibili quando possono giocare ad alti ritmi e muovono il pallone (37 assist su 52 canestri segnati, 58% al tiro di squadra). “Oggi siamo sembrati davvero noi” ha commentato un soddisfatto Steve Kerr, che ha avuto il solito apporto dominante da parte di Steph Curry — 31 punti, 5 rimbalzi e 6 assist con 7/11 da tre — e le doppie cifre di Kevin Durant (19), Klay Thompson (15), Draymond Green (16+9+6) e JaVale McGee (10 in 15’), oltre al minimo stagionale per palle perse con 12 dopo i problemi della sfida con Detroit. Ai Clippers non è bastato il miglior Danilo Gallinari di questo inizio di stagione, autore di 19 punti con 8/15 dal campo (2/6 da tre) con 4 assist, seguito dai 17 di Lou Williams (10/11 ai liberi), i 16 di Blake Griffin (solo 4/10 al tiro in una serata con 4 palle perse e -23 di plus-minus) e la doppia doppia d’ordinanza da 10+11 di DeAndre Jordan. “Non credo che ricevano abbastanza elogi per quanto fanno nella metà campo difensiva” ha commentato coach Doc Rivers sugli avversari di serata. “Ogni volta che parliamo di Golden State, elogiamo il loro attacco. Ma è la loro difesa a fare la differenza”.
La chiave della gara: la difesa degli Warriors
Gli Warriors hanno basato il loro piano partita sul contenere Griffin, raddoppiato sistematicamente non appena in possesso del pallone e costretto a scaricare su giocatori meno pericolosi come Austin Rivers (2/10 al tiro) o Wesley Johnson (3/7 sbagliando entrambe le triple tentate). “Il nostro impegno difensivo ci ha portato dove volevamo andare” ha dichiarato Curry dopo la gara. “Il coach ci ha posto una sfida prima della gara: vincere ogni possesso e tirare più volte di loro. Lungo tutto il corso della gara, quella è stata la chiave. Abbiamo giocato il nostro basket e ora dobbiamo mantenerlo a lungo”. Golden State ha tenuto i Clippers al 45.3% dal campo, concedendo agli avversari soli 40 punti in area (contro i 64 dei “Dubs") e sempre sotto i 30 punti a quarto, mentre l’attacco di Golden State non è mai scesa sotto i 33. “Difensivamente hanno avuto una giornata pazzesca” ha chiosato Rivers. “Hanno recuperato ogni pallone vagante nel primo tempo, sono arrivati primi su tutti i rimbalzi d’attacco [14 contro i 9 di L.A., ndr] e ogni volta che li hanno catturati poi hanno segnato da tre. Sono incredibilmente altruisti”. Dopo un inizio di stagione stentato, forse il pungolo di affrontare una diretta rivale può aver svegliato i veri Golden State Warriors: gli Spurs, che li attendono a San Antonio per la sfida di giovedì notte, possono ritenersi avvisati.