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NBA, risultati della notte: Golden State annienta Denver, vincono T'Wolves e Pistons

NBA

Dominante prova dei campioni in carica, che con un terzo quarto da 43-21 spazzano via dal campo i Denver Nuggets per il sesto successo nelle ultime sette gare. New Orleans vince al supplementare contro Chicago grazie ai 52 di Davis e Cousins. Vittorie casalinghe per Minnesota e Detroit su Dallas e Sacramento, sempre più ultime nella Western Conference

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Denver Nuggets-Golden State Warriors 108-127

IL TABELLINO

Vi ricordate i Golden State Warriors nervosi e disinteressati che fino a poche settimane fa sembravano aver perso un po’ del loro smalto? Ecco, dimenticateveli: Steph Curry e soci sono tornati a fare quello che sanno fare meglio sui due lati del campo, hanno chiuso una trasferta di tre partite con tre successi netti contro avversarie da playoff come Clippers, Spurs e Nuggets e viaggiano a livelli astronomici in attacco, staccando di quasi 10 punti su 100 possessi tutto il resto della NBA con un offensive rating di 118.2. È in partite come quella sul campo dei Denver Nuggets che si avverte la differenza tra Golden State e le altre 29 franchigie: pur sonnecchiando nel primo tempo e concedendo anche un parziale di 15-0 alla second unit dei Nuggets in apertura di secondo quarto, la squadra di coach Steve Kerr non si è minimamente scomposta e nel terzo quarto ha annientato gli avversari, realizzando un parziale di 24-4 all’interno di una frazione da 43-21 che ha chiuso la pratica con largo anticipo, costringendo un furioso Mike Malone a sostituire tutto il suo quintetto base dopo meno di 4 minuti nella ripresa. “Sono veramente molto soddisfatto” ha commentato coach Kerr. “Andare lontano da casa ci ha fatto bene: a volte bisogna giocare in trasferta per sentirsi minacciati, specialmente per una squadra come questa che è così abituata ad avere successo. Abbiamo dato per scontate un paio di partite casalinghe e non abbiamo difeso con la solita energia”. Gli Warriors hanno chiuso con il 55% dal campo, il 45% da tre, 38 assist su 50 canestri realizzati e 35 punti derivanti dalle 15 palle perse degli avversari, e quando si sono impegnati sul serio nel terzo quarto hanno dato l’impressione di giocare al gatto col topo con la difesa (piuttosto porosa già di suo) dei Nuggets, impotenti davanti a un Kevin Durant da 25 punti, 7 rimbalzi e 7 assist (9/13 al tiro con solo errori da tre punti) e la prima doppia doppia stagionale di Steph Curry da 22 punti e 11 assist, con il miglior plus-minus della carriera (+44 in meno di 30 minuti) e ben due giochi da quattro punti nel corso del decisivo terzo quarto. Nessun membro del quintetto base dei Nuggets invece ha superato i 20 minuti di impiego e la doppia cifra nei punti, con i soli Will Barton (21 con 8 rimbalzi), Emmanuel Mudiay (15 e 7 assist) e Kenneth Faried (9 con diverse giocate di intensità nel secondo quarto) a salvarsi dalla panchina.

Minnesota Timberwolves-Dallas Mavericks 112-99

IL TABELLINO

L’ultima volta che i T’Wolves avevano vinto quattro partite consecutive (è successo molto di rado nella storia della franchigia), Karl-Anthony Towns era ancora al college e non di certo protagonista sul parquet. Dopo cinque lunghi anni fatti di rebuilding, di crescita e di rinnovamento, la strada intrapresa sembra però essere finalmente quella giusta. Non che battere questi Dallas Mavericks fosse un’impresa (arrivati in Minnesota in back-to-back, sconfitti in nove delle prime dieci gare), ma è un segnale non da poco per chi spesso ha recitato la parte del più debole. “È semplicemente un successo come un altro. Certo, ai nostri occhi quattro in fila adesso appaiono come un bel gruzzolo, ma sono sicuro che per come stanno andando le cose, arriveremo a pensare in futuro che averne vinte soltanto quattro sarà fin troppo poco”. Queste le parole di un Towns dominante con i suoi 31 punti e 12 rimbalzi, in un successo per una volta comodo per gli uomini di coach Thibodeau, che dopo aver conquistato le prime cinque vittorie con un margine totale di 17 punti, si sono concessi il lusso di dominare, volare anche sul +30 e poi chiudere comodamente la sfida tenendo a riposo i titolari. Per Dallas invece la situazione appare sempre più critica, con il solo Dennis Smith Jr. (18 punti e 5 rimbalzi) a rappresentare una speranza che non può che essere futura, visto che nel presente non sembra esserci tanto margine di manovra.

Chicago Bulls-New Orleans Pelicans 90-96 OT

IL TABELLINO

In una partita piena zeppa di errori e dalle basse percentuali, spesso e volentieri la squadra che dispone del maggior talento in qualche modo riesce a portare a casa la vittoria. I New Orleans Pelicans, in trasferta allo United Center di Chicago, non sfuggono a questa logica e nonostante le difficoltà nel trovare il fondo della retina, si dimostrano abili a venir fuori da una situazione complicata, sfruttando il 35.4% al tiro di squadra dei Bulls e sbarazzandosi nei cinque minuti di overtime di un avversario dimostratosi più arcigno del previsto: “La prima cosa che ho detto ai ragazzi nello spogliatoio è stata ‘Oggi abbiamo dimostrato di essere squadra; non importa come, ma abbiamo trovato il modo di portarla a casa’”. Guardando il tabellino, un paio di indizi ci sarebbero per aiutare coach Gentry a capire quale sia stata la ragione del successo, e sono i soliti noti: 27 punti e 16 rimbalzi in 41 minuti per il chicagoano Anthony Davis, alla sua settima gara in questo inizio di stagione da almeno 25 e 10 (il primo a riuscirci dal 1994-95); assieme a lui, come al solito, DeMarcus Cousins, autore di 25 punti e 11 rimbalzi, anche se in difficoltà nella prima parte di gara: “Ho continuato a tirare e non preoccuparmi, per fortuna ci hanno pensato i miei compagni a tenerci a galla quando io non riuscivo a entrare in partita. Abbiamo conquistato una vittoria sporca e importante”.  Il rimpianto dei Bulls è quello di aver sprecato una doppia occasione sul finire dei regolamentari che avrebbe chiuso il discorso in anticipo e soprattutto in favore dei padroni di casa: “Succederà spesso di non essere in grado di trovare con continuità il canestro – racconta coach Hoiberg -, ma dobbiamo imparare a fare la differenza in partite del genere partendo dalla difesa. Capire che grazie a quella possiamo vincere lo stesso”.

Detroit Pistons-Sacramento Kings 108-99

IL TABELLINO

I Detroit Pistons conquistano il quinto successo nelle ultime sei gare trascinati come spesso sta accadendo in questo inizio stagione dal nuovo arrivato Avery Bradley: “L’ho ripetuto molte volte, ma credo davvero che lui abbia definitivamente cambiato il nostro approccio difensivo – racconta soddisfatto coach Van Gundy -. Non merita di certo in maniera totale itutti gli elogi [anche aver messo Stanley Johnson in quintetto ad esempio è stata un’altra mossa vincente, ndr], ma è evidente che stiamo giocando tutta un’altra difesa con Bradley sul parquet”. All’ottimo lavoro difensivo, l’ex giocatore dei Celtics aggiunge poi spesso un’efficacia offensiva decisiva: a fine partita sono 24 punti con 10/15 al tiro, a cui si aggiungono i 20 con 5 assist di Tobias Harris e i 16 (con 2/4 dalla lunetta dopo il 14/16 di ieri) con ben 19 rimbalzi di Andre Drummond.”Queste sono tutte partite che servono per fare esperienza; loro avevano un vantaggio risicato e sono riusciti a tenerci a bada per tutto il match – commenta coach Joeger -; siamo arrivati sul -4 almeno ottanta volte, senza mai riuscire a dare lo strappo decisivo per ritornare avanti”. Dopo il 10-0 di parziale in favore dei padroni di casa infatti, i Kings hanno inseguito in sostanza per tutti e 48 i minuti di gioco, guidati dai 19 punti di Zach Randolph e dai 14 a testa dei rookie De'Aaron Fox e Bogdan Bogdanovic, che però non hanno evitato ai californiani la settima sconfitta consecutiva. “Non è stata affatto una vittoria facile: avevamo ben poche energie dopo la gara di 24 ore fa [vinta contro Milwaukee, ndr] e loro ci hanno creato un bel po’ di grattacapi”. Iniziare la stagione con un record 7-3 in fondo non è di certo un caso, ma sintomo di un ottimo stato di salute.