Il centro dei Sixers ha ammesso di aver esagerato la spinta subita da Donovan Mitchell per provocare un fallo tecnico e cambiare l'inerzia della partita: "Mi ha dato una mezza spinta con la spalla, io mi sono buttato a terra e ha preso il tecnico” ha dichiarato con un sorriso
Anche in una serata nemmeno così scintillante, Joel Embiid trova sempre il modo di avere un impatto - anche andando oltre il consentito. E dire che il centro camerunense dei Philadelphia 76ers non sarebbe nemmeno dovuto scendere in campo, visto che aveva saltato lo shootaround mattutino per un dolore al ginocchio sinistro operato lo scorso anno, ma il riscaldamento pre-partita è andato bene e a 45 minuti dalla palla a due ha ricevuto il via libera. Una volta in campo, è stato ovviamente decisivo: non tanto con la produzione personale (pur chiudendo con 15 punti e 11 rimbalzi, ma con 7/16 al tiro), quanto con il fallo tecnico procurato “con mestiere” ai danni di Donovan Mitchell. Con i Jazz che avevano quasi dimezzato lo svantaggio passando da -21 a -11, Embiid ha stoppato il rookie di Utah facendolo finire a terra e poi si è girato verso di lui rivolgendogli qualche parola, alle quali Mitchell ha risposto spingendolo mentre rientrava in difesa. A quel punto Embiid si è lasciato andare a terra provocando il fallo tecnico e rimettendo in gara il pubblico, con i Sixers che hanno controllato il resto della gara scrollandosi di dosso la tensione della rimonta. “Si è rialzato, mi ha dato una mezza spinta con la spalla, io mi sono buttato a terra e ha preso il tecnico” ha detto Embiid con un sorriso dopo la gara, di fatto ammettendo di aver simulato il contatto. “Per tutta la partita ero abbastanza scarico” ha confessato Embiid. “Andavo avanti più per inerzia che con forza. Avevo bisogno di un episodio come quello per mettere in gara anche il pubblico”. Il centro infatti, una volta a terra, ha imitato il gesto della “Grande T” degli arbitri quando devono segnalare un tecnico e, una volta rialzatosi, è passato a caricare i suoi tifosi sugli spalti, che hanno reagito intonando i cori di “MVP” e di “Trust The Process” diventati ormai consuetudine al Wells Fargo Center. “È venuto fuori il ragazzino che c’è in me” ha dichiarato il 21enne Mitchell dopo la gara, dicendo però di non aver nemmeno sentito quello che gli ha detto Embiid. “L’inesperienza ha avuto la meglio su di me, perché eravamo sotto di 13 e abbiamo finito per perdere di 21”. I due però comunque si sono stretti la mano a fine gara, sciogliendo subito la tensione: “Dopo la partita ci abbiamo scherzato su quando ci siamo salutati a metà campo. Alla fine è tutto un divertimento” ha chiosato Embiid. Tutto è bene ciò che finisce bene.