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NBA risultati della notte, Donovan Mitchell da sogno: 41 punti! Golden State vola anche con Durant espulso

NBA

Il rookie dei Jazz decide la sfida con i Pelicans, che perdono Anthony Davis per infortunio all'inguine. Golden State passeggia a Orlando con 46 assist su 55 canestri segnati, anche se Durant si fa espellere per proteste. Washington, Toronto e Miami battono Detroit, Indiana e Charlotte nella corsa ai playoff a Est, successi esterni per San Antonio a Memphis e Sacramento a Chicago. Tutti i risultati e gli highlights

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Utah Jazz - New Orleans Pelicans 114-108

IL TABELLINO

Everyday a star is born”, ogni giorno nasce una stella, cantava JAY Z  insieme a J Cole in un suo famoso pezzo del 2009. E chissà che non sia questo il giorno per gli Utah Jazz, che si godono il successo casalingo ai danni dei New Orleans Pelicans superandoli in classifica grazie all’esplosione del loro rookie Donovan Mitchell: sono 41 i suoi punti alla fine, il massimo realizzato da un rookie dal 2011 quando a riuscirci fu Blake Griffin, grazie a una prestazione al tiro da 13/25 dal campo, 6/12 da tre punti e 9/11 ai liberi. Mitchell ne ha realizzati 29 nel solo secondo tempo in cui ha aiutato i suoi a rimontare da uno svantaggio di 16 punti nel terzo quarto, suggellando la rimonta più ampia nella stagione dei Jazz risultando decisivo nell’ultimo, in cui ne ha realizzati ben 17. Sul risultato della gara però è pesa l’ennesimo infortunio di Anthony Davis: il lungo dei Pelicans si è accasciato al terreno a inizio ultimo quarto senza aver subito colpi, tenendosi l’inguine e dovendo essere portato fuori a braccia poiché incapace di mettere peso sulla gamba. La sua partita si è conclusa lì e di fatto anche quella dei Pelicans, che con i suoi 19 punti e 10 rimbalzi con 9/14 dal campo avevano erano entrati nell’ultimo quarto sul +4 e hanno finito per perdere di 6, nonostante 23 punti e 13 rimbalzi (ma con 8/21 al tiro) di DeMarcus Cousins e altri cinque giocatori in doppia cifra, tra cui un Rajon Rondo da 13, 8 rimbalzi e 11 assist. La squadra di Alvin Gentry ha sprecato una eccellente serata al tiro da 15/30, vedendosi scavalcata al settimo posto nella Western Conference proprio dai Jazz, che pur dovendo fare a meno di Rudy Gobert hanno avuto 24 punti dalla panchina da Alec Burks, 18 con 11 rimbalzi da Derrick Favors e 13 con 7 assist da Joe Ingles.

Orlando Magic - Golden State Warriors 112-133

IL TABELLINO

Se Kevin Durant non avesse rivolto qualche parolina di troppo all’arbitro, guadagnandosi la seconda espulsione in stagione a 4:52 dalla fine, saremmo qui solamente per celebrare l’ennesimo record offensivo della stagione degli Warriors. Nessun altra squadra infatti è riuscita a realizzare 46 assist in una partita quest’anno, per di più su 55 canestri segnati per uno strabiliante 62.5% dal campo e il 50% da tre punti (12/24). Gli autori principali sono stati Steph Curry e Draymond Green, entrambi a quota 10 assistenze, ma tutti i giocatori scesi in campo per almeno 10 minuti — tranne Jordan Bell, autore comunque di 16 punti in 15 minuti — hanno mandato a referto almeno un passaggio vincente, a testimonianza che quando i campioni in carica muovono il pallone in questo modo, non c’è veramente storia. “46 assist sono fuori da ogni logica” ha commentato coach Kerr, sottolineando anche che la sua squadra è prima per rapporto assist-palle perse pur commettendo buttando via tantissimi palloni (più precisamente il 16.2% dei loro possessi, quint’ultimi in NBA). A guidare Golden State sono stati i 27 punti di un chirurgico Klay Thompson (11/14 al tiro), i 23 di Curry e i 25 di Durant, curiosamente espulso proprio a seguito di uno dei rari canestri non assistiti della serata, lamentandosi per un fallo non ravvisato dagli arbitri. Per i Magic, invece, non sono bastati i 29 punti di Aaron Gordon e i 22 di Evan Fournier per resistere alla mareggiata degli Warriors, che hanno guidato dal primo all’ultimo minuto. “Sono impressionanti in tutto quello che fanno” ha ammesso coach Vogel. “Il modo in cui passano, tagliano e giocano l’uno di sponda all’altro, oltre alle capacità di segnare, rende tutto più facile”.

Washington Wizards - Detroit Pistons 109-91

IL TABELLINO

Con John Wall ancora ai box, gli Washington Wizards hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile per cavare fuori da una stagione complessa. Se nelle ultime due vittorie i volti-copertina erano stati quelli di Otto Porter e di Kelly Oubre, il terzo successo su sei gare senza il numero 2 porta la firma del miglior Marcus Morris della stagione (23 punti e 7 rimbalzi con 10/16 al tiro) e del miglior Tomas Satoransky di sempre (massimo in carriera da 17 punti di cui 11 nell’ultimo quarto, con un solo errore al tiro su 6 tentativi e 5/5 ai liberi). “Era ora che avessi una buona partita” ha ammesso Morris, che nelle precedenti tre aveva raccolto in tutti 18 punti e si è sottoposto ad una sessione di video insieme a coach Brooks. Gli Wizards hanno interrotto così una striscia di tre successi in fila di Detroit, crollata di schianto nel terzo quarto perso 35-15 dopo aver chiuso il primo tempo sopra di 6 e incapace di portarsi sotto gli 8 punti di svantaggio, pagando un brutto 9/30 da tre. “Una brutta prestazione di squadra, di sicuro: tutti quelli che hanno giocato lo hanno fatto male” ha dichiarato coach Van Gundy, non salvando neanche uno dei cinque giocatori in doppia cifra, tra cui spicca l’ennesima doppia doppia di Andre Drummond da 14 punti, 17 rimbalzi e 7 assist pur concedendo ben 16 rimbalzi offensivi e 54 punti in area agli avversari. “Non siamo abituati ad avere un’intera squadra che va a rimbalzo d’attacco: oggi non abbiamo fatto un buon lavoro nell’adattarci a quella situazione” ha concesso il centro dei Pistons.

Toronto Raptors - Indiana Pacers 120-115

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Il campo dei Toronto Raptors si conferma stregato per gli Indiana Pacers, arrivati all’ottava sconfitta consecutiva sul suolo canadese. Questa volta non sono nemmeno bastati i 36 punti di Victor Oladipo (al suo massimo in questa stagione magica) e altri quattro giocatori in doppia cifra, e il motivo è da ricercare non solo nell’8/26 dalla lunga distanza — cedendo lo scettro di miglior squadra da tre della lega agli Warriors —, ma soprattutto nei 70 punti in area concessi ai Raptors. “Il nostro obiettivo numero 1 era tenerli lontani dall’area e dalla linea dei tiri liberi: non abbiamo fatto bene e non c’è nessuna scusa per quello che è successo” ha tuonato coach McMillan, visto che i suoi non sono riusciti a impedire che DeMar DeRozan — miglior marcatore dei suoi con 26 punti — andasse comunque in lunetta per 10 volte, segnandone 8. Insieme a lui i Raptors festeggiano anche il massimo in carriera dell’austriaco Jakob Poeltl, autore di 18 punti con un perfetto 8/8 dal campo con 6 rimbalzi di cui 3 offensivi. “Abbiamo lavorato molto su come chiudere nei pressi del ferro e penso che stia pagando” ha detto il sophomore. “Ovviamente non c’è grande attenzione delle difese su di me, perciò cerco di usare quello spazio per finire bene in area”. I Raptors hanno avuto il solito contributo eccellente dalla panchina, con Fred Van Vleet da 11 punti (e il miglior Net Rating di tutta la NBA a quota +20.1) e Norman Powell da 10; una panchina da cui fino allo scorso anno si alzava il beniamino di casa Cory Joseph, accolto da una standing ovation del suo vecchio pubblico pur chiudendo con 7 punti e 2/9 dal campo: “È stato bellissimo, Toronto è un posto speciale per me” ha dichiarato Joseph, cresciuto nei sobborghi a est della città.

Memphis Grizzlies - San Antonio Spurs 79-95

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La caduta in picchiata dei Memphis Grizzlies non si arresta più: contro San Antonio la squadra del Tennessee produce solo 79 punti e incassa la decima sconfitta consecutiva (non vince dal 7 novembre, un successo a Portland, mentre il pubblico della FedEx Arena non festeggia un successo dal 28 ottobre), allungando una striscia negativa che ora avvicina pericolosamente quella di 12 ko in fila stabilita nel gennaio 2009. San Antonio passa a Memphis soprattutto grazie alla propria difesa, che tiene i Grizzlies al 41% al tiro, forzando contemporaneamente 16 palle perse (per 20 punti dei texani): sopra di 9 a inizio quarto quarto, i nero-argento piazzano un parziale letale di 16-1 e chiudono il conto facilmente, guidati dai 22 punti di LaMarcus Aldridge, dai 18 dell’ex Rudy Gay e da un’ottima prova anche di Manu Ginobili, che manda a referto 11 punti, 7 rimbalzi e 6 assist in 25 minuti dalla panchina. Per i padroni di casa il migliore è Marc Gasol, che chiude con 16 punti e 13 rimbalzi togliendosi la magra soddisfazione di vincere il duello familiare con il fratello Pau (solo 8 punti e 8 rimbalzi per lui) ma il centro dei Grizzlies non è certo in vena di festeggiamenti: “Quello che non mi sta bene è come ci siamo arresi nel finale, soprattutto in difesa”, dice. Ben MacLemore (14) e Chandler Parsons (12 dalla panchina) sono gli unici altri due giocatori dei Grizzlies in doppia cifra.

Miami Heat - Charlotte Hornets 105-100

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Miami parte come peggio è impossibile fare: segna un solo canestro nei primi undici tentativi e si ritrova subito sotto di 15 sul 16-1. Da lì in avanti, però, nei restanti 42 minuti di partita, i ragazzi di coach Spoelstra ritrovano la mano (e chiudono con il 57% al tiro, se si esclude l’orrendo avvio) e la spuntano nel finale con un parziale di 9-0 che chiude la gara e condanna gli Hornets alla loro quarta sconfitta consecutiva. L’eroe di serata per gli Heat (che devono fare a meno di Hassan Whiteside per almeno due settimane) risponde al nome di Josh Richardson, che firma il suo massimo in carriera con una prestazione da 11/14 al tiro per 27 punti totali, cui si aggiungono i 19 con 4 triple di Dion Waiters e i 14 di Wayne Ellington, mentre Goran Dragic non approfitta dell’assenza del suo rivale diretto Kemba Walker (fuori per una spalla dolorante) e si ferma a 7 punti e 5 assist con solo 3/12 al tiro. Charlotte manda ben sette giocatori in doppia cifra, guidati dai 16 punti di Marvin Williams, dai 13 di Nicolas Batum e dai 12 a testa di Michael Carter-Williams, Jeremy Lamb e Cody Zeller, ma per la decima volta su undici incontri escono sconfitti lontani dal North Carolina, anche per via di una pessima serata dall’arco, chiusa con solo 5/20: “Lo sforzo mi è piaciuto – le parole dell’allenatore Steve Clifford – ma quando gli avversari segnano 9 triple in più le speranze di vincere sono poche”.

Chicago Bulls - Sacramento Kings 106-107

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“Due squadre disperate – la definizione di Zach Randolph – specialmente noi”. E con la forza della disperazione i Kings sono riusciti ad aver la meglio sui Bulls, infliggendo a Chicago l’ottavo ko consecutivo e affossandoli all’ultimo posto in classifica, trentesimi su trenta (3 sole vittorie a fronte di 18 sconfitte). Proprio Randolph è stato il protagonista della vittoria di Sacramento, con 25 punti (12/19 al tiro) e 13 rimbalzi, meritandosi i complimenti sinceri del suo allenatore, Dave Joerger: “Essere capace di far registrare queste cifre a 36 anni è incredibile. Ha fatto un grandissimo lavoro e noi siamo stati bravi a sfruttarlo al massimo”. Per i Kings ci sono anche 19 punti dalla panchina per il sempre più positivo Bogdan Bogdanovic, 13 per Garrett Temple e 10 con 4 stoppate di Willie Cauly-Stein. Arriva dalla panchina anche il top scorer dei Bulls, Jerian Grant a quota 17, mentre ne segnano 14 a testa Lauri Markkanen, Robin Lopez e Paul Zipser.