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NBA, Joel Embiid vs Andre Drummond: la nuova rivalità con il sorriso

NBA

I centri di Philadelphia e Detroit si sono affrontati in uno scontro entusiasmante dentro e fuori dal campo, dando vita a una nuova rivalità sentita ma leale, come testimoniato dal caloroso abbraccio a fine gara tra i due nonostante le schermaglie e le prese in giro delle ultime settimane

Joel Embiid lo aveva ammesso solo qualche giorno fa: “In generale io voglio solo andare in campo, divertirmi, giocare a pallacanestro e dominare. Ma alcuni sembrano avercela su con me, perciò giocano in maniera più che fisica e iniziano a fare trash talking. Quello non fa altro che migliorare il mio gioco, facendomi venire voglia di dominare ancora di più. In quel modo, dopo avergli spaccato il c..o, posso andare sui social e prenderli in giro”. Tra i tanti “nemici” che si è fatto in giro per la lega, per Embiid il secondo scontro stagionale con Andre Drummond aveva un sapore particolare. Il precedente tra i due è noto: il camerunense gli aveva rifilato 30 punti nel loro primo scontro del 23 ottobre e poi aveva detto che Drummond “non difende”, aggiungendo che “appena è iniziata la partita ha provato a dimostrarsi aggressivo e soprattutto ha iniziato a parlare troppo. Così mi sono detto: ‘Vuoi davvero provocarmi? Sono pronto a prenderti a calci nel c***’. E questo è quello che poi ho fatto”. Drummond aveva risposto twittando solamente “Ci vediamo il 2 dicembre”, giorno del loro secondo incontro, e una volta arrivati alla rivincita c’era ovviamente grande attesa per lo scontro tra i due, come se il loro nuovo incontro fosse il Main Event di un pay-per-view del wrestling. Embiid già dalla mattina aveva messo le cose in chiaro, dichiarando che non era preoccupato del posizionamento al gomito dell’avversario — spostamento che ha cambiato la sua stagione — perché “non voglio mancargli di rispetto, ma non sa tirare. Devo preoccuparmi solo delle marcature difensive di squadra”. L’ennesima provocazione a cui Drummond ha risposto dicendo a Fox Sports Detroit che “non si può avere una conversazione con uno che non gioca i back-to-back”, facendo riferimento ai continui problemi del suo avversario nel rimanere sano, mentre lui ha saltato solo tre partite in cinque anni. Con queste premesse, era inevitabile che loro due fossero la storia della partita.

Lo scontro in campo e il saluto provocatorio

A guardare il tabellino finale, con c’è dubbio su chi abbia vinto la sfida: Embiid ha chiuso con 25 punti e 10 rimbalzi portandosi a casa la vittoria, mentre Drummond è uscito sconfitto pur con una doppia doppia da 14 punti e 11 rimbalzi accompagnata da 6 assist e ben 5 recuperi. Quando però si va in profondità si scopre che il centro dei Pistons non è andato neanche così male, tenendo il suo avversario solamente a 7/21 dal campo con la bellezza di 6 palle perse, mentre in attacco è rimasto nel suo chiudendo con 4/7 e una preghiera non esaurita da oltre metà campo, con un plus-minus di +8 (l’unico del quintetto) e un buonissimo 6/8 ai liberi. Proprio i liberi sono quelli che hanno fatto la differenza nella sfida tra i due: per arginare Embiid, il numero 0 di Detroit ha dovuto spendere tutti i sei falli a disposizione, con gli ultimi due arrivati nel giro di pochi secondi l’uno dall’altro e che hanno di fatto bloccato la rimonta dei Pistons, tornati avanti nel punteggio a inizio ultimo quarto dopo il -18 toccato nel terzo. Embiid ha potuto così chiudere con 11/12 ai liberi, abbassando il ritmo della gara e riportandola sui binari della sua squadra, ma soprattutto ha potuto prendere in giro il suo avversario nel momento in cui ha commesso il sesto fallo a 2:35 dalla fine, rialzandosi e indicando le uscite dell’arena. Come a dire: “Ciao, è stato bello, ora puoi andare che le hai prese anche stavolta”.

Le schermaglie post-gara, ma solo dopo l’abbraccio

“L’ho detto ai miei compagni prima della partita: il mio obiettivo era farlo uscire per falli e ci sono riuscito” ha confessato poi Embiid dopo la gara con il solito scherno. “Ho cercato di essere fisico con lui, ma ha ‘venduto’ quel movimento agli arbitri meglio di quanto io abbia difeso” ha invece detto Drummond. “Ha avuto il sesto fallo che cercava e poi ha potuto vincere la partita. Semplice”. Entrambi i protagonisti della “faida”, però, hanno un po’ gettato la maschera a fine gara, salutandosi con un caloroso abbraccio a centrocampo e poi rivelando che si tratta di una enorme presa in giro. “Tutto viene fatto per divertirsi: a fine gara ci siamo abbracciati. Mi piace divertirmi sui social media e lo stesso fa lui: siamo solo due ragazzoni che se la prendono sul ridere” ha commentato il numero 21 dei Sixers, mentre la stella dei Pistons gli ha già dato appuntamento alla prossima sfida: “Quand’è stata l’ultima volta che avete visto due lunghi veri affrontarsi in questo modo? È una bellissima sfida e non vedo l’ora di giocare di nuovo contro di lui”. Chissà che ne pensano i loro allenatori, perché mentre Stan Van Gundy ha liquidato le domande a riguardo con un perentorio “un sacco di stro…e della NBA”, coach Brett Brown ha invece sottolineato quanto questo atteggiamento del suo centro aiuti lui e la sua squadra: “Sta cercando di stabilire il suo spazio: questo è il suo stile, questo è Joel. E penso che carichi anche i suoi giovani compagni”. A noi, da fuori, non resta altro che segnarci le date dei loro prossimi incontri sul calendario: il 5 gennaio di nuovo a Philadelphia e il 4 aprile a Detroit. Ci sarà da divertirsi.