Prestazione pazzesca di Victor Oladipo, che firma il massimo in carriera a quota 47 punti e rimonta quasi da solo l'intera Denver, vincendo al supplementare. New Orleans si sbarazza di Philadelphia - ancora priva di Embiid - con un ultimo quarto da 44 punti. Successo interno di Minnesota su Dallas, Toronto spreca 15 punti di vantaggio ma vince senza troppi problemi a Sacramento prendendosi il secondo posto della Eastern Conference
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Indiana Pacers - Denver Nuggets 126-116 OT
IL TABELLINO
Avere un vantaggio di 8 punti a meno di tre minuti dalla fine equivale, nel 96% dei casi, a una vittoria. I Denver Nuggets erano convinti che quel 4% non si sarebbe concretizzato, ma a palesarsi è stato invece il numero 4 degli Indiana Pacers, vale a dire Victor Oladipo: il futuro All-Star ha segnato sei punti in fila e propiziato il canestro del pareggio di Thaddeus Young a 5 secondi dalla fine, intervenuto a correggere a rimbalzo d’attacco l’ennesima penetrazione al ferro dell’ex giocatore di OKC per forzare il supplementare. Nell’overtime poi Oladipo ha aggiunto altri sei punti al suo bottino (un sottomano, una tripla e un libero da fallo tecnico) chiudendo la sua miglior prestazione in carriera a quota 47, di cui 32 tra secondo tempo e supplementare chiusi da un parziale finale di 20-2. “Questi tifosi sono fantastici: è come se non me ne fossi mai andato. Al college era la stessa cosa: è davvero incredibile giocare davanti a loro” ha dichiarato il prodotto di Indiana University, commentando la decima vittoria su 14 partite disputate alla Bankers Life Fieldhouse. Si tratta invece della decima sconfitta in trasferta per i Nuggets, che nonostante un primo quarto da 35-22 e ben tre giocatori sopra quota 20 (21 a testa per Gary Harris e Will Barton, ma soprattutto 25 in 26 minuti per un sorprendente Trey Lyles, che ha fatto il liceo in Indiana vincendo il titolo statale nel suo ultimo anno) non sono riusciti a resistere alla mareggiata di Oladipo. A dar man forte al numero 4 ci sono stati i 24 con 8 rimbalzi di Myles Turner, i 18 di Young e i 26 in coppia dalla panchina per Sabonis e Stephenson, che ha aggiunto anche 6 assist alla sua solita prova positiva tra le mura amiche.
New Orleans Pelicans - Philadelphia 76ers 131-124
IL TABELLINO
L’inizio del “Process” di Sam Hinkie viene fatto risalire alla notte del Draft del 2013, quando il GM appena assunto decise di cedere il miglior giocatore dei Sixers, Jrue Holiday, ai Pelicans in cambio di due prime scelte (poi diventate Nerlens Noel e, dopo un ulteriore scambio, Dario Saric). Oggi Hinkie non è più ai Sixers e il “Process” è in una fase completamente diversa, ma Philadelphia ha dovuto subire la più classica delle “vendette dell’ex”: proprio Holiday è risultato decisivo segnando ben 19 dei suoi 34 punti nell’ultimo quarto, con un clamoroso 5/6 da tre punti che ha di fatto spezzato le gambe alla squadra di Brett Brown, crollata nell’ultima frazione per 44-29 dopo un terzo quarto da 40-21. Ai giovani Sixers è mancato l’apporto di Robert Covington (fuori per una brutta botta rimediata con Cleveland ) e Joel Embiid (rimasto fuori per un problema alla schiena procuratosi contro i Lakers), subendo il quintetto dei Pelicans tutto in doppia cifra con 29+8 per Davis, 23+9 per Cousins, 14 per Moore e doppia doppia da 13 con 18 assist per Rondo. Nonostante l’assenza di Embiid e Covington, ci hanno pensato J.J. Redick (28 punti) e Ben Simmons (27 con 10 assist) a tenere in partita i Sixers, crollati però per la stanchezza della seconda gara di un back-to-back e, con la quarta sconfitta in fila, scivolati al nono posto nella Eastern Conference a favore dei New York Knicks.
Minnesota Timberwolves - Dallas Mavericks 97-92
IL TABELLINO
Per la prima volta dopo dieci partite i T’Wolves finalmente inanellano due risultati uguali in fila, e per loro fortuna si trattano di due vittorie. Dopo aver battuto i Clippers a L.A., la squadra di Tom Thibodeau ha avuto ragione anche dei Dallas Mavericks, cavalcando un Karl-Anthony Towns da 28 punti (26 dei quali nei primi tre quarti) e un Jimmy Butler da 22, 10 dei quali nell’ultimo quarto per vincere l’ennesima partita con punteggio entro 5 punti – la nona in questa stagione, nessuno come loro in NBA. “Non è stata una bella vittoria, ma è pur sempre una vittoria” è stato il commento più utilizzato nel post-gara, tanto dall’allenatore Tom Thibodeau quanto dai giocatori, per una squadra che non convince ma perlomeno vince, visto che con 16-11 ha quarto miglior record della Western Conference. Per Dallas invece continuano i problemi, visto che si tratta della terza sconfitta in fila dopo che nelle ultime settimane sembravano aver trovato un qualche tipo di chimica vincendone quattro su sei: i 19 punti di Harrison Barnes e il massimo in carriera pareggiato di Maxi Kleber con 16 non sono serviti per lasciare l’ultimo posto nella Conference.
Sacramento Kings-Toronto Raptors 87-102
Zach Randolph esce scuotendo il testone a fine gara (19 punti e 11 rimbalzi alla sirena finale), ancora una volta il migliore dei suoi e ancora una volta deluso dall’ennesima sconfitta subìta dei suoi Kings, partiti come peggio non si poteva nella sfida casalinga contro Toronto. Il 17-2 iniziale dei canadesi infatti lascia letteralmente senza parole la squadra di coach Joeger. Sembra già finita, ma a metà secondo quarto Sacramento non solo ha ripreso il filo del discorso, ma riesce anche a mettere il naso avanti. Un’illusione che dura poco, visto che un chirurgico DeMar DeRozan da 25 punti e 9 assist, supportato dai 20 punti di Serge Ibaka, ci mette poco a rimettere un po’ di margine sul tabellone. Il numero 10 dei Raptors festeggia i 12.000 punti in carriera, mentre dall’altra parte il rookie De’Aaron Fox fatica a trovare ritmo e soprattutto canestri. Zero punti nel primo tempo e sei totali in una partita in cui i Kings tirano paradossalmente meglio dell’avversario dal campo. Non abbastanza però per rimetterla in piedi nel finale, quando a pesare è la maggiore abitudine al successo di Toronto. A chiudere il discorso è una tripla da dieci metri di Kyle Lowry, che tira male dall'arco (3/12) ma chiude comunque con 15 punti, 12 rimbalzi e 6 assist. I canadesi salgono così al secondo posto della Eastern Conference, davanti anche ai sorprendenti Cleveland Cavaliers dell'ultimo mese. Il messaggio lanciato dai ragazzi di coach Casey è chiaro: nella lotta al vertice a Est, come ormai accade da tre anni, ci siamo anche noi.