Il numero 23 dei Cavaliers è rimasto nello spogliatoio a guardare il finale di gara tra Knicks e Lakers, prossimi avversari dei vice-campioni NBA. Il pretesto migliore per parlare di Lonzo Ball, della sua crescita e dei paralleli tra lui e James
Hanno dovuto aspettare un po’ più del solito i cronisti di Cleveland per sottoporre alla solita serie interminabile di domande LeBron James. Il numero 23 è stato dominante ed efficace come al solito contro gli Hawks, in una serata in cui le sue capacità di playmaking sono venute tutte fuori: 17 assist, massimo in carriera eguagliato. Tornato negli spogliatoi però LBJ si è voluto prima godere il finale di partita tra Knicks e Lakers, con Lonzo Ball protagonista nonostante il ko. Tra due giorni ci sarà la sfida dei Cavaliers contro i losangelini; il presupposto migliore per chiedere a James cosa ne pensa della seconda scelta assoluta all’ultimo Draft: “Questo ragazzo non ha mai detto nulla, mai. Hanno fatto tutto gli altri. Per questo, io adoro la sua umiltà. Ogni volta che mette la testa fuori di casa viene assalito, tutti vogliono fargli una domanda, e lui continua a ripetere: ‘Non è una questione che mi riguarda; io voglio soltanto provare a vincere. Non mi preoccupo di quello che ho fatto’. Ho ascoltato le sue parole al termine di una partita in cui aveva chiuso in tripla doppia, ma i Lakers avevano perso. Per lui non c’era nulla da festeggiare”. LeBron sa bene cosa voglia dire essere letteralmente schiacciati dalla pressione a 19 anni. “In ragione di questo, devo trovare dei punti di contatto con la mia esperienza da rookie? Certo che ce ne sono. Quando vieni selezionato così in alto al Draft, la squadra che ti sceglie vuole che tu diventi il prima possibile il suo salvatore. Lonzo ha giocato una ventina di partite o poco più da professionista in NBA: queste cose non avvengono di certo in così poco tempo! Detto questo, è un buon giocatore di pallacanestro? Certo. È uno di quelli con cui voler scendere in campo assieme? Assolutamente, perché è sempre concentrato sul bene della squadra e non pensa soltanto a sé”.
“Soltanto tu puoi decidere che giocatore voler diventare”
Tanto in comune, ma vestire la maglia dei Lakers inevitabilmente ti mette addosso una pressione superiore rispetto al ritrovarsi a Cleveland. E James è il primo a fare un distinguo: “Non posso capire fino in fondo che cosa stia attraversando, non posso commentare una situazione così particolare e di cui soprattutto non so nulla e non ne faccio parte. Visto da fuori è evidente il caos che c’è attorno a lui. Si è trovato catapultato in una squadra che stava facendo male negli ultimi anni, certo, ma quelli sono i Lakers. Uno di quei posti dove si lotta sempre per vincere il titolo. È la logica che c’è dietro a squadre di prima grandezza come i Patriots, i San Antonio Spurs, i Red Sox e gli Yankees. Quando diventi parte di un gruppo del genere, sai che dovrai sempre convivere con la ricerca della vittoria. Nessuno può prevedere fino in fondo che giocatore diventerà. Quando vieni selezionato a 20 anni non sai che tipo di atleta potrai essere, con quale impatto sulla Lega. In quel caso la posizione della chiamata non conta: qualcuno avrebbe mai immaginato che Isaiah Thomas scelto alla 60 sarebbe poi stato un potenziale MVP? Credo che l’unico che possa rispondere a questa domanda sia proprio Lonzo. Lui sa che livello può raggiungere. Quando io avevo la sua età, avevo ben chiaro quale obiettivo dovessi pormi. Non ho mai smesso di inseguire la possibilità di diventare il più grande di tutti. Ovviamente deve riuscire a lasciarsi alla spalle tutto quello che succede attorno a lui. Ogni minima distrazione dal lavoro non gli permetterà di diventare un campione. In molti provano a portare in continuazione il tuo treno fuori dal binario giusto. Il trucco è fare come Seabiscuit [storico cavallo da corsa americano, che iniziò male la sua carriera e poi ebbe una straordinaria rivincita diventando campione, ndr]… bisogna usare i paraocchi!”.