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NBA e resto del mondo, dai primi pionieri al "global game" attuale: torna Basket Room

NBA

A introdurre la maratona di cinque gare natalizia, il secondo appuntamento stagionale con lo Speciale Basket Room: la parabola dei giocatori internazionali alla scoperta (e alla conquista) del mondo NBA. “Noi e loro”, con ospiti d’eccezione e testimonianze dei protagonisti

Un viaggio nel passato, con un occhio al presente. Una tavola rotonda, con pareri eccellenti. Un lavoro di inchiesta, con interviste ai protagonisti, dal campo alle scrivanie passando per le panchine. È tutto questo il secondo appuntamento stagionale con lo Speciale Basket Room, che – a partire dal primo appuntamento previsto per le 17.30 del giorno di Natale, su Sky Sport 1 HD, poi in replica nei giorni successivi e disponibilie anche On Demand – va a indagare la parabola dei giocatori cosiddetti internazionali nel mondo NBA, dai veri pionieri (scelti al Draft e mai approdati negli Stati Uniti, da Oscar Schmidt al nostro Dino Meneghin, per fare solo due nomi eccellenti) alle prime timide apparizioni (il Draft 1985 vede sbarcare Georgi Glouchkov a Phoenix, Fernando Martin a Portland ma anche Manute Bol a Washington), per arrivare poi a un’epoca più moderna che – da Drazen Petrovic in poi – ha visto il giocatore internazionale affermarsi sempre di più e in maniera sempre più convincente. Su quello che era – come realtà e come percezione, per noi europei – la NBA di quegli anni, Basket Room ha organizzato una tavola rotonda con Matteo Soragna e Marco Crespi padroni di casa insieme a tre invitati speciali di tutto rispetto come coach Sandro Gamba e coach Dan Peterson, oltre al giornalista Oscar Eleni. A impreziosire poi la discussione i pareri di tanti diretti interessati, con le parole dei due primi italiani capaci di sbarcare oltreoceano – Stefano Rusconi e Vincenzino Esposito, raggiunto a Pistoia per ascoltare le sue opinioni – ma anche quelle di autentiche leggende delle panchine europee come Boscia Tanjevic, Zeljko Obradovic e di giocatori/dirigenti che hanno lasciato l’Italia per provare esperienze diverse, in America e non solo (da Gigi Datome a Nicolò Melli, passando per Maurizio Gherardini, a lungo nel front office dei Toronto Raptors). Insomma, un viaggio lungo e appassionante, che getta una luce interessante sulle origini di un fenomeno – la contaminazione internazionale del basket USA – che comincia molto prima delle avventure recenti dei nostri Bargnani, Belinelli e Gallinari, gli ultimi a compiere il grande salto. In attesa dei prossimi.