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NBA, Gerald Green arriva di corsa alla prima con Houston e dimentica le scarpe

NBA

Il neo-acquisto dei Rockets ha scoperto soltanto poche ore prima della palla a due con Boston di essere stato chiamato da Houston. Andato di corsa verso il TD Garden con lo zaino in spalla, Green negli spogliatoi ha poi scoperto di aver dimenticato le scarpe: per fortuna ci ha pensato Trevor Ariza…

Prima di tutto, la notizia: Gerald Green è stato contattato dagli Houston Rockets per firmare un anno di contratto non garantito e allungare un po’ la striminzita rotazione dei texani, ridotta all’osso dalle scelte di coach D’Antoni e dai continui infortuni di Chris Paul. Dopo la chiamata alla numero 18 del Draft 2005, Green ha iniziato a peregrinare in giro per la lega facendo tappa a Boston, Minnesota, Houston, Dallas, Brooklyn, Indiana, Phoenix e Miami, con l’ultima brevissima fermata a Milwaukee. I Bucks infatti lo avevano chiamato a settembre, per poi non puntare su di lui dopo il training camp a inizi ottobre (una scelta che ci ha tolto così l’opportunità di godercelo sul parquet con un improbabile taglio di capelli che ricordava molto un ananas o roba simile). Scherzi a parte, il 31enne era così rimasto ai margini NBA in questi due mesi, colto di sorpresa da una chiamata che lo ha preso letteralmente alla sprovvista. Green infatti era atterrato a Boston nella mattina di mercoledì, passato a fare visita al suo figlio di sei anni rimasto in città dopo la sua ultima esperienza in bianco-verde. È stato solo in quel momento che ha scoperto che i Rockets gli avevano offerto un contratto; un’occasione da non lasciarsi sfuggire, soprattutto perché Houston era impegnata proprio al TD Garden contro i Celtics. Il tempo quindi di preparare lo zaino, raccattare qualche vestito e presentarsi alla partita. Un saluto ai vari James Harden, Eric Gordon e Mike D’Antoni in spogliatoio e subito ha realizzato: non aveva portato con sé le scarpe da gioco. Poco male. Trevor Ariza per fortuna ha il suo stesso numero e ha potuto prestargliene un paio negli 11 minuti trascorsi da Green sul parquet, chiusi con tre errori al tiro e un rimbalzo. “Gerald è un ragazzo d’oro”, commenta coach Stevens, ultimo ad averlo avuto in squadra nella passata regular season. “Credo sia una scelta che ha molto senso nella rotazione di Houston. È perfetto per quel sistema di gioco. Avevo sperato fino all’ultimo che decidessero di schierarlo da domani”.

“So bene cosa mi aspetta e cosa fare a Houston”

Le parole dell’allenatore dei Celtics infatti non fanno altro che confermare i buoni ricordi che Green ha lasciato qualche mese fa a Boston. Diventato d’un tratto indispensabile nel momento più complesso della stagione, l’allora numero 30 dei Celtics fu una delle pedine fondamentali nella rimonta al primo turno playoff contro i Bulls. Dopo lo 0-2 incassato in casa arrivarano quattro successi consecutivi con Green sempre schierato in quintetto. “Le cose si sono chiuse bene con Boston, non ci sono stati strascichi o polemiche - racconta al termine del match vinto da Boston -. Hanno deciso di rivoluzionare il roster per far sì che le cose andassero ancora meglio. Sono in testa alla Eastern Conference non per caso. Stanno facendo un gran lavoro, non posso essere rammaricato. Danny Ainge è un genio, sa molto bene quello che fa. Ogni anno riesce a rinnovare la squadra senza che nessuno comprenda a pieno le sue mosse, ma alla fine ha sempre ragione lui. Sono sinceramente felice dei passi in avanti fatti dai Celtics quest’anno”. Una stima reciproca anche quella nei confronti di Stevens: “Gli ho sempre detto che è un allenatore troppo modesto, credo sia il marchio di fabbrica di tutta la squadra”. Adesso però è tempo di pensare alla sua nuova avventura in Texas: "Conoscono già la situazione di Houston, quella in cui versa la città dopo la tragedia di questa estate e il modo in cui i miei compagni stanno disputando la stagione è la migliore risposta. Essere stato chiamato dai Rockets è il più bel regalo di Natale che potessi ricevere”.