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NBA, tutti odiano gli Wizards, anche loro stessi: l'incontro tra giocatori è un fallimento

NBA

Washington continua a perdere contro squadre dal record negativo e soprattutto continua a litigare con gli avversari e al suo interno. Una situazione che sembra essere sfuggita di mano un po' a tutti: ai giocatori, a coach Brooks e anche alla dirigenza

In fase di presentazione della regular season NBA, l’analisi di quanto sarebbe accaduto agli Wizards sembrava paradossalmente una delle più facili: stessa squadra con un quintetto rodato e funzionale alla disperata ricerca di un contributo a gara in corso in uscita dalla panchina. Lo spazio salariale residuo era stato saggiamente impiegato per confermare Otto Porter, blindando così il futuro di Washington. Il messaggio era chiaro: “Crediamo in questo gruppo e, anche se non siamo da titolo, possiamo toglierci delle soddisfazioni”. Ecco, essersi legati in maniera così forte a una situazione diventata nelle ultime settimane esplosiva potrebbe essere stato un grande, grandissimo errore. Washington infatti è lontana parente della squadra spumeggiante della scorsa regular season e nonostante il record non sia ancora disastroso (26-20 e quinto posto a Est), la spaccatura all’interno del gruppo appare evidente. Contro Dallas nella notte è arrivata un’altra rumorosa sconfitta: travolti 98-75 in una gara in cui la palla non ha voluto davvero saperne di entrare (30% dal campo e 21% dall’arco). Per carità, una partita storta capita a tutti, ma a impressionare è stata la mancata compattezza di un gruppo che vive di ripicche, egoismi e tornaconto personali. “Abbiamo organizzato un incontro tra soli giocatori, un paio di componenti del gruppo l’hanno preso male e questo ha scosso tutto il roster – raccontava soltanto ieri Wall in un intervista esclusiva raccolta dal Washington Post -. L’obiettivo invece era quello di far digerire a tutti il malumore, come già successo in passato”. Sotto accusa nelle parole di Wall (e non solo le sue) c’era la mancata inclinazione della squadra a dare il giusto contributo in termini di impegno e sforzo. Problemi che continuavano a covare e che sono venuti fuori per l’ennesima volta, anche se l’incontro si è poi risolto con un nulla di fatto. Nessuno ricorda il giorno, né tantomeno fissa i punti o i contorni di quello che è stato più che altro l’ennesimo faccia a faccia inconcludente.

Coach Brooks non ne sapeva nulla: “Ero sicuro che non sarebbe servito”

Bradley Beal non nasconde la sua delusione per il mancato accordo: “Non voglio dire che sia stato del tutto inutile, ma diciamo che non abbiamo raggiunto lo scopo per cui avevamo pensato di radunarci”, commenta poche ore prima di incassare la terza sconfitta nelle ultime quattro gare. Jason Smith, veterano con dieci anni di NBA alle spalle e pagato (anche) perché in grado di mediare e tenere sotto controllo le tensioni in spogliatoio, ha sottolineato come la frattura sia tutt’altro che ricomposta: “In alcune circostanze momenti del genere sono necessari per buttare tutto fuori, come accade in qualsiasi famiglia. Non bisogna tenersi dentro nulla, per rendere il processo di riassestamento più veloce possibile”. Sarà, ma per ora tutto questo sembra solo aver esacerbato ancora di più gli animi. Il tutto senza aver avvertito coach Scott Brooks, che ha invece raccontato di non sapere nulla dell’incontro tra soli giocatori. Una scelta dalla quale preferisce prendere le distanze, sulla quale non mettere bocca perché interna al gruppo. Anche senza conoscere bene di cosa si è parlato però, Brooks racconta come fosse facilmente immaginabile che sarebbe stato soltanto un buco nell’acqua: “Sono in questa lega da 30 anni e so bene come ci possano essere dei confronti utili, ma anche come tante volte sia un tentativo che non va a buon fine. Bisogna prenderli alla buona, per quello che sono, ma non ho mai preso parte a un incontro che non avesse come unici due obiettivi quello di giocare insieme e di farlo con intensità”. Il contorno all’interno del quale ragionale resta quello, senza dare spazio a personalismi che durante le sessioni di allenamento e di contorno alla gare sembrano svanire. Come raccontato sempre da Candace Buckner, la giornalista del Washington Post, il gruppo sembra unito, compatto e spesso e volentieri solidale. Per quello le spaccature sul parquet appaiono in parte ancora più preoccupanti. 

Barea: “Non credo che Wall piaccia ai suoi compagni di squadra”

“Credo che il problema resti l’approccio – prosegue Jason Smith -. Quando affronti squadre con un record negativo, sai bene che loro faranno di tutto per giocare duro e sfruttare le tue debolezze e distrazioni. Se non sei concentrato, te la fanno pagare. Non avranno i migliori talenti della lega, ma se non le rispetti alla fine non riesci mai a vincere. Non credo quindi che sia stato l’incontro andato male ad aver generato la rottura, ma sono problemi che ci trasciniamo dietro da tutto l’anno”. La miglior medicina potrebbe essere forse la più scontata. “Abbiamo solo bisogno di vincere – prova a minimizzare Beal -. Come ho già ripetuto agli altri, non è importante il numero di meeting che faremo. Possiamo farlo dopo ogni partita, ma se non ci facciamo trovare preparati per ogni sfida saremo costretti a perdere”. Una tensione che la squadra si trascina dietro anche sul parquet, come dimostrato dalle numerose polemiche contro gli avversari. Non ultime quelle di questa notte tra Beal e Dennis Smith Jr. e soprattutto tra Wall e J.J. Barea. “Un nano che cerca solo di farmi arrabbiare” è stata la laconica definizione che la point guard degli Wizards ha dato del portoricano, a cui Barea ha prima risposto con un sorriso definendo “divertente” la sua frase, prima di affondare il colpo: “Adesso, dopo 12 anni di carriera in NBA, ho finalmente qualcuno che non sopporto. È la prima volta che mi capita, non mi piace per nulla Wall. Ma non penso che stia molto simpatico neanche ai suoi compagni; per questo non è una grossa novità quello che sto dicendo”. Un colpo per certi aspetti molto più doloroso della sconfitta; un problema di cui qualcuno dovrà prima o poi farsi carico. “Al piano di sopra – commenta Wall, indicando con l’indice verso l’alto -. La dirigenza dovrà provare a mettere a posto la situazione”.