Il centro numero 0 dei Pistons e il giocatore dei Clippers sono tra i migliori di questa regular season, ma sono rimasti fuori dopo le scelte fatte dai 30 coach NBA: "Inizierò a fare i salti mortali al contrario dopo ogni punto, così magari riceverò qualche attenzione in più"
Alla lunga lista dei delusi (su Paul George si sono già espressi i suoi compagni e il suo allenatore) si sono aggiunti anche altri due protagonisti della regular season NBA. Uno per Conference, per non scontentare nessuno e mettere tutti in discussione. A Est a twittare il suo malumore e la sua incredulità è Andre Drummond, il centro dei Pistons che ha imparato a tirare in maniera decente i liberi e a passare più spesso il pallone ai compagni. Due passi in avanti non da poco per il miglior rimbalzista della lega, a cui manca ancora un po’ di costanza di rendimento, ma che ha pochi eguali nelle battaglie sotto il ferro. Giocare a Detroit non aiuta a stare sotto i riflettori, ma mai come in questa stagione il centro dei Pistons ci aveva sperato. “Dovrò iniziare a fare i salti mortali all’indietro a ogni punto segnato per attirare l’attenzione”, scrive via Twitter pochi minuti dopo la conferma della lista delle riserve. “WOW, Andre Drummond non è un All-Star?”, sottolinea Reggie Jackson (prontamente ritwittato dal diretto interessato), derubricando l’All-Star Game a una gara di popolarità più che di effettivo valore.
Sulla stessa lunghezza d’onda i commenti e le parole di Lou Williams, che ai Clippers sta letteralmente tenendo in piedi la baracca, nonostante tutti gli infortuni che hanno rimaneggiato il roster. Sia uscendo dalla panchina che all’occorrenza partendo in quintetto, la sua efficacia è stata sempre impressionante: oltre 23 punti di media (sarebbero 35 su 100 possessi, come lui solo Steph Curry, James Harden e Anthony Davis), oltre cinque assist e il 40% dall’arco. Il leader di un gruppo che ha dovuto a lungo rinunciare a Blake Griffin (che non è stato preso in considerazione per questo per la partita delle stelle) e che sperava in una chiamata. LOL, tre lettere affidate a Twitter, più chiare di qualsiasi commento successivo (che non è poi tardato ad arrivare). Quando ESPN ha chiesto ai suoi lettori se il suo tweet fosse riferito all’esclusione dalla partita delle stelle, ci ha pensato il diretto interessato a rispondere. “Dannazione, certo”, ricevendo poi poco dopo le parole d’affetto di Jamal Crawford, uno di quelli che conosce bene la dura vita dei giocatori che scelgono di uscire dalla panchina. “Sei un All-Star che semplicemente non giocherà quella partita. Quelli veri si riconoscono tra di loro”. Alla faccia delle votazioni e delle scelte dei coach.