Vittoria all'ultimo respiro per i Lakers che condannano Boston al quarto ko consecutivo. Westbrook segna il canestro del definitivo sorpasso sui Nets a 3.3 secondi dalla sirena. Gli Warriors allungano nel secondo tempo e battono i Knicks orfani di Kristaps Porzingis. I Kings vincono a Orlando e interrompono la striscia di otto sconfitte in fila
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Los Angeles Lakers-Boston Celtics 108-107
Se si volesse una sintesi efficace della stagione dei Lakers, basterebbe godersi il combattuto finale della sfida contro i Celtics, fermandosi però a cinque secondi dalla sirena finale. Perché questa volta è andata bene e i giallo-viola hanno portato a casa un successo che negli ultimi cinque minuti di partita hanno prima sognato, poi conquistato e infine rischiato di mandare in fumo. Tutta colpa della maledizione che sta diventando un problema sempre più grosso: i Lakers non sanno segnare i tiri liberi. Non sono proprio in grado (21/36 questa notte, il 58%), sgraziati e imprecisi durante un’inutile esecuzione a metà secondo quarto e totalmente in bambola quando la pressione inizia a salire. Boston lo sa bene, non è in gran forma e dopo il tentativo d’allungo a fine primo tempo (vantaggio anche oltre la doppia cifra), decide di restare in linea di galleggiamento. Nel quarto periodo diventa un testa a testa elettrizzante tra Kyle Kuzma da una parte, autore di 28 punti di cui 17 realizzati negli ultimi 12 minuti (massimo stagionale in ogni quarto per un giocatore Lakers), e Kyrie Irving dall’altra, che ne fa seguire 33 ai 40 messi a referto contro Orlando, uscendo però dal campo ancora una volta a mani vuote. I Celtics infatti costringono i padroni di casa a fare i conti con i propri demoni a cronometro fermo: Kuzma fa 2/3 (solo perché particolarmente ispirato), poi 1/4 di Larry Nance Jr., 0/2 Josh Hart e 0/2 Kentavious Caldwell-Pope. Il modo migliore per polverizzare un vantaggio rassicurante a meno di un minuto dal termine, con Boston che a cinque secondi dalla sirena ha il pallone per vincerla. Coach Stevens ha finito i timeout quindi ai Celtics tocca improvvisare: il rimbalzo sul libero sbagliato lo prende Marcus Smart, il quale parte a testa bassa in contropiede senza guardare niente e nessuno attorno a sé. Caldwell-Pope gli mette pressione, ma lui si butta all’indietro e prende il tiro da tre punti da otto metri senza ritmo come se fosse la cosa più naturale del mondo. Per i Lakers è un affare: ferro scheggiato e terza vittoria in fila, la settima nelle ultime nove. I Celtics invece hanno definitivamente smarrito la via del successo, incassando il quarto ko consecutivo: da quando sono tornati da Londra non hanno più vinto.
Oklahoma City Thunder-Brooklyn Nets 109-108
I Thunder pensavano decisamente di avere vita più facile, ma l’importante era una cosa soltanto: conquistare la quinta vittoria consecutiva, avvicinando sempre di più le prime quattro della classe a Ovest. Trovare motivazioni nello spogliatoio di OKC non è mai stato così facile: “È una vergogna il fatto che Paul George non sia stato selezionato per l’All-Star Game”, commenta senza filtri Russell Westbrook, autore di 32 punti, cinque rimbalzi e sei assist. George ne aggiunge 28 con nove rimbalzi, decisivi entrambi in una partita con sei sorpassi in testa al match nei soli 150 secondi finali. La penultima sembrava quella buona per i Nets, che con il solito Spencer Dinwiddie avevano trovato il +1 a meno di otto secondi dalla sirena; ennesimo canestro decisivo di una regular season da sogno. A rimettere le cose a posto ci ha pensato però Westbrook, realizzando il lay-up della staffa lasciando 3.3 secondi sul tabellone: abbastanza per l’ultima replica firmata Brooklyn, fermati dall’errore di Dinwiddie e dall’asfissiante difesa di Andre Roberson. I newyorchesi sprecano così il vantaggio abbondantemente in doppia cifra conquistato nella prima parte di gara e perdono l’ennesima partita della loro stagione con uno scarto di sei o meno punti: i Nets ne hanno concluse 22 con una distanza ridotta nel punteggio, primi in tutta la NBA e primi anche per tensione e spettacolo nel finale. “ Questa è una delle migliori vittorie conquistate in questa regular season”, chiosa coach Donovan. Alle volte anche perdere può essere un onore non da poco.
Golden State Warriors-New York Knicks 123-112
Senza Kristaps Porzingis, in una partita giocata alla Oracle Arena contro i Golden State Warriors al completo e freschi di conferma all’All-Star Game (anche quest’anno saranno quattro rappresentati, con Draymond Green e Klay Thompson tra le riserve), i New York Knicks sono rimasti anche troppo a lungo in partita. All’intervallo lungo infatti gli ospiti erano avanti sul 60-58 (un attimo prima erano in doppia cifra), ma ben consapevoli di cosa sarebbe successo una volta rientrati dagli spogliatoi. Gli Warriors infatti hanno l’enorme pregio di riuscire a suonare ogni volta uno spartito diversi, ben consapevoli però di quali siano le note da privilegiare. E l’immancabile parziale nel terzo periodo è la loro chiave di Sol, la tappa da cui far partire ogni vittoria, ogni rimonta. Diciassette dei 32 punti totali di Steph Curry arrivano nella terza frazione, con cui Golden State prende saldamente il comando delle operazioni e torna al successo dopo il ko di Houston. Il numero 30 chiude con 8/15 dall’arco, ispirato anche dalle scarpe con l’immagine delle sue figlie Riley e Ryan con su scritto “Posso fare qualunque cosa”. Partita da record anche per Kevin Durant, che chiude con soli 14 punti, ma anche con 14 assist, il suo massimo in carriera in una partita da 40 passaggi vincenti totali degli Warriors. Record non solo positivi per il numero 35 che a 2:50 dal termine si becca il secondo fallo tecnico dell’incontro ricevendo la quarta espulsione in questa regular season (nessuno ha fatto peggio di lui quest’anno), dopo che nei primi 10 anni in NBA era successo una volta soltanto.
Orlando Magic-Sacramento Kings 99-105
In una gara di interesse ribaltata, in cui le peggiori diventano prime, la sfida tra Kings e Magic sarebbe il lizza per il primo premio. Due delle più brutte squadre NBA hanno però dato vita a una partita piacevole, decisa da un Garrett Temple scatenato. Alla sirena finale sono 34 punti (massimo in carriera), 19 dei quali arrivati nel quarto periodo decisivo per regalare un successo in trasferta ai californiani. Sacramento piazza un parziale da 28-17 negli ultimi 12 minuti e interrompe così una striscia di otto sconfitte consecutive (era già successo lo scorso marzo che proprio contro Orlando avessero ritrovato la vittoria dopo una lunga sequenza di sconfitte). In casa Magic non bastano i 22 punti di Evan Fournier e i 21 con 7 rimbalzi e 7 assist di Elfrid Payton. “Garrett è stato un favoloso leader oggi e io non posso che esserne contento, visto il giocatore che è: il migliore dei lavoratori, uno di quelli che meritano una serata del genere”, racconto coach Joerger a fine partita. A preoccupare l’allenatore dei Kings invece è il problema fisico (possibile stiramento) che ha costretto De’Aaron Fox a uscire dal parquet dopo soli 11 minuti di utilizzo a metà secondo quarto.