Settima vittoria nelle ultime otto per i Pelicans, che grazie ai 27 punti di Anthony Davis superano Houston in un finale tirato in cui si fa male gravemente DeMarcus Cousins. Ai Rockets non basta una rimonta da -21 e il massimo stagionale da 38 punti dell'ex Chris Paul
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C’è una buona e una pessima notizia per i New Orleans Pelicans: la prima è la vittoria ai danni degli Houston Rockets, la settima nelle ultime otto partite che li ha fatti salire fino al sesto posto nella Western Conference; la seconda è il grave infortunio di DeMarcus Cousins, che per via della rottura del tendine d’Achille rimarrà fuori per il resto della stagione. Forse la squadra di Alvin Gentry avrebbe preferito perdere con i Rockets e tenersi stretto questo Cousins, che per la quarta volta in stagione — la seconda nelle ultime tre gare — ha chiuso con una tripla doppia da 15 punti, 13 rimbalzi e 11 assist. Sua è stata anche la giocata della partita, quando sul +2 per i suoi a 15 secondi dalla fine ha raccolto un rimbalzo d’attacco ed è andato a segno da breve distanza subendo anche il fallo di Clint Capela, ma proprio a seguito dell’errore dalla lunetta cercando di andare a contestare il rimbalzo a Trevor Ariza (una “hustle play” che in passato non avrebbe mai neanche tentato, a testimoniare la sua crescita di quest’anno) il suo tendine d’Achille è saltato, costringendolo a salutare partita e stagione. Buon per i Pelicans che a quel punto la partita era già fuori dalla portata dei Rockets, che dopo aver subito per buona parte della gara finendo sotto anche di 21 punti erano riusciti a rimontare e pareggiare grazie a due ex di giornata, un Chris Paul da 38 punti (massimo stagionale) e 8 assist e un Eric Gordon da 27 con 8/12 combinato al tiro da tre. Peccato che i loro compagni abbiano chiuso con un pessimo 4/24, tra cui un James Harden da 1/9 pur con la doppia doppia da 23 punti e 11 assist grazie alla precisione dalla lunetta (12/14), e non siano riusciti a contenere Anthony Davis sotto canestro (autore di 27 punti) e Jrue Holiday sul perimetro (21 punti).
Houston rimonta da -21, ma è troppo tardi
A dare man forte ai Pelicans dalla panchina ci ha pensato Darius Miller, che con 6/10 dall’arco ha chiuso con 20 punti e fornito quella dimensione perimetrale fondamentale per tenere aritmeticamente il passo dei Rockets, battendoli anche grazie a 36 assist su 44 canestri segnati. Per gli ospiti invece, oltre alla solita rotazione cortissima a nove giocatori, i difficili accoppiamenti con Davis e Cousins hanno costretto coach D’Antoni a rinunciare a Ryan Anderson, in palese difficoltà contro la sua ex squadra chiudendo con 0 punti e 0/3 al tiro ma soprattutto -20 di plus-minus in meno di 14 minuti. Se a questo si aggiungono gli 8 punti combinati da Tucker, Mbah a Moute e Nene dalla panchina, ecco spiegate le difficoltà offensive dei texani, tenuti a un rating offensivo di 100.6 (quindi di quasi 12 punti inferiore rispetto alla media stagionale) nei primi tre quarti. “Abbiamo aspettato troppo prima di rientrare: quando abbiamo alzato il ritmo e abbiamo cominciato a produrre qualche buon possesso difensivo, era già troppo tardi” ha commentato Chris Paul, il cui sesto fallo a pochi secondi dalla fine è stato accolto con giubilo dai suoi ex tifosi. “È solo una partita su 82” ha dichiarato con lungimiranza coach D’Antoni, che per la prima volta dopo 19 vittorie ha perso una partita in cui ha potuto schierare Paul, Harden e Capela. “Abbiamo meritato di perdere, ma ci riprenderemo”. Chissà se le due squadre si incontreranno ai playoff: i Pelicans con la recente striscia sono riusciti a salire fino a portarsi a una partita di distanza dal quinto posto a Ovest, ma ora senza Cousins dovrà guardarsi le spalle dagli assalti di Portland (mezza partita di distanza), Denver (due partite) e soprattutto LA Clippers, noni e con tre partite da recuperare su Davis e soci, ma in grande ascesa. Centrare i playoff è un obiettivo cruciale per New Orleans, specialmente con Anthony Davis che non ha fatto mistero di voler cominciare a vincere.