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NBA, i risultati della notte: i Cavs tornano a vincere, crollano gli Spurs contro i Sixers

NBA

La tripla doppia di James e il nuovo quintetto di Cleveland bastano ai vice-campioni NBA per battere Indiana. Philadelphia travolge gli Spurs a domicilio. Antetokounmpo chiude con 41 punti e 13 rimbalzi nel successo sui Nets, Rubio segna la tripla decisiva nella vittoria dei Jazz a Toronto. Continuano a vincere i Lakers, che passano a Chicago.

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Cleveland Cavaliers-Indiana Pacers 115-108

IL TABELLINO

Quintetto nuovo, vita nuova. Almeno a guardare il risultato, necessario come l’ossigeno a una squadra che non riusciva a smettere di perdere. Cleveland vince soltanto la quarta partita nelle ultime 11, la prima dopo tre sconfitte in fila in questa regular season contro i Pacers. Coach Lue ha deciso di ritornare alle origini, facendo entrare a gara in corso Jae Crowder, puntando nuovamente su Tristan Thompson sotto canestro (10 punti e 10 rimbalzi) e ritornando alle origini con Kevin Love più lontano dal pitturato. Le redini del gioco ovviamente non hanno cambiato proprietario: LeBron James gioca 40 minuti da padre padrone, chiude con la 63esima tripla doppia della sua carriera da 26 punti, 10 rimbalzi, 11 assist e quattro recuperi, a cui aggiunge anche 11 palle perse (sei delle quali stavano per rimettere definitivamente in partita i Pacers nel quarto periodo). Al glorioso passato sembra essere tornato anche J.R. Smith, che gioca la sua miglior partita degli ultimi mesi tirando 7/13 dall’arco in una gara da 23 punti e quattro recuperi. Dopo il 5/31 raccolto dalla lunga distanza nelle ultime cinque partite, un deciso passo avanti. Senza Dwayne Wade, lontano dal gruppo in questi giorni per risolvere alcune questioni personali, è Derrick Rose il migliore tra i Cavaliers in uscita dalla panchina: 14 punti in 15 minuti e un condensato di energia ed esplosività ben diverso rispetto a quello mostrato da Isaiah Thomas, ancora affaticato ed apparso come un oggetto estraneo rispetto a tutto il resto del gruppo. Ai Pacers invece non bastano i 25 punti, 6 rimbalzi e 7 assist di Victor Oladipo, scelto da LeBron James per far parte della sua squadra all’All-Star Game. Ai suoi si aggiungono quelli di un intero quintetto in doppia cifra, incapace però di risalire dopo aver concesso ben 73 punti nel solo primo tempo ai Cavaliers. Il pubblico di casa si è goduto il successo e il video tributo dedicato ai 30.000 punti di LeBron James: una standing ovation da brividi, con un significato neanche troppo nascono: “Resta con noi”.

Milwaukee Bucks-Brooklyn Nets 116-91

IL TABELLINO

Ha potuto tirare il fiato per qualche giorno a causa dell’infortunio e si vede. Giannis Antetokounmpo è devastante nel successo casalingo dei Bucks contro i Nets, di rientro dopo le due gare saltate per il problema al ginocchio destro e incontenibile per la difesa di Brooklyn. Alla sirena sono 41 punti e 13 rimbalzi, buona parte dei quali decisivi nel costruire i 26 punti di vantaggio già raccolti all’intervallo lungo. Gli ospiti infatti segnano prima 35 punti in due quarti e poi 37 nella sola terza frazione, senza riuscire però ad arrivare a meno di due possessi di distanza. D’Angelo Russell (ancora centellinato in uscita dalla panchina) è il miglior realizzatore dei suoi con 14 punti, al pari di DeMarre Carroll, in una partita da 37% dal campo e 23% dall’arco di squadra. A far discutere nello spogliatoio dei Bucks però sono le notizie che arrivano riguardo il rookie 22enne Sterling Brown, arrestato dalla polizia all’interno del parcheggio di una farmacia dopo una lite e con l’utilizzo dei pistole stordenti: “È una questione di carattere personale e devo farci i conti”, ha raccontato il diretto interessato a margine del match, in cui ha comunque giocato ben 27 minuti. “Nessuna punizione per lui, è una situazione che si risolverà in breve tempo”, commenta coach Prunty.

Toronto Raptors-Utah Jazz 93-97

IL TABELLINO

Ricky Rubio segna la tripla decisiva a meno di cinque secondi dal termine nel successo in trasferta degli Utah Jazz su uno dei campi più difficili dell’intera NBA. No, non c’è refuso: ci sono davvero le parole “Rubio” e “tripla” nella stessa frase, con lo spagnolo che chiude con 14 punti, sei rimbalzi e sei assist. “Ha la giusta durezza mentale, vuole questi tiri e sa di poterli realizzare”, commenta coach Snyder, facendo finta di non comprendere la sorpresa dei cronisti a fine gara. Ai suoi si aggiungono i 26 punti di Donovan Mitchell (sempre più leader e sempre meno rookie) e i 18 con 15 rimbalzi di Rudy Gobert. “È una spinta enorme aver vinto due partite in fila così, abbiamo dimostrato di avere ancora tanta voglia di combattere”. Le speranze di Toronto invece si fermano sul ferro scalpellato da DeMar DeRozan nel disperato tentativo di portare la sfida all’overtime, impreciso in una serata da 19 punti, sei rimbalzi e otto assist, ma soltanto 7/22 al tiro. A guidare il quintetto dei canadesi ci pensa Jonas Valanciunas, autore di 28 punti, 14 rimbalzi e quattro stoppate. Il lituano tira 12/16, tutto il resto della squadra 25/79: “Non abbiamo messo un tiro neanche a pagarlo, non avremo mai potuto reggere”. I Raptors perdono così una ghiotta chance di avvicinarsi ai Boston Celtics in vetta alla Eastern Conference.

San Antonio Spurs-Philadelphia 76ers 78-97

IL TABELLINO

I Philadelphia 76ers riescono nella rara impresa di battere in entrambe le partite stagionali i San Antonio Spurs, diventando così la seconda squadra della Eastern Conference a riuscirci negli ultimi tre anni. La prima erano stati i Pacers, neanche una settimana fa, sintomo di come le cose non vadano per il meglio per i nero-argento. “Se fossi un tifoso degli Spurs, chiederei i soldi del biglietto indietro”, commenta laconico coach Popovich, amareggiato di fronte ai soli 78 punti realizzati (nuovo minimo stagionale) da una squadra che non fa letteralmente mai canestro. Aldridge chiude con 18 punti, predicando in un deserto in cui tutti gli altri faticano a muovere la retina: gli Spurs tirano 3/24 dall’arco (12.5%) e cadono sotto i colpi di Ben Simmons (21-5-7) e Joel Embiid (18-13-3), decisivi nel regalare ai Sixers un successo cha a San Antonio mancava dal 2004. “Dobbiamo dimenticarci del passato fatto di sconfitte e delusioni – racconta il rookie australiano -; bisogna continuare a giocare come stiamo facendo e a goderci questo momento”. Tanto da mettere la musica a palla nello spogliatoio a fine gara, che rimbombava rumorosa anche nella testa dei texani. “Ci hanno travolto su entrambi i lati del campo. Hanno corso, accelerato e fatto quello che volevano. Abbiamo giocato davvero una partitaccia”, racconta Dejounte Murray, giovane come i ragazzi dei Sixers, ma che gioca assieme ai vecchietti acciaccati.

Chicago Bulls-Los Angeles Lakers 103-108

IL TABELLINO

I Lakers hanno trovato la quadra, senza Lonzo Ball aggiungerebbero i maligni. Chiamati alla prima di cinque trasferte dopo i recenti successi casalinghi, i giallo-viola hanno risposto presente anche a Chicago. Gli ospiti hanno fatto a lungo gara di testa, rischiando qualcosina nel finale, ma riprendendo il filo del discorso grazie ai canestri di Brandon Ingram (25 punti, nove rimbalzi e cinque assist), Jordan Clarkson (19 e quattro assist in uscita dalla panchina) e Julius Randle (14-6-3). “Brandon è stato enorme nel momento decisivo, mi è sembrato finalmente molto più aggressivo del solito”, commenta soddisfatto coach Walton, che da quando è stato criticato in maniera insensata e dura da LaVar Ball non ha più smesso di vincere. I giallo-viola infatti hanno vinto otto delle ultime dieci partite, sei delle quali senza Lonzo sul parquet; ancora alle prese con il problema al ginocchio sinistro. Ai Bulls invece non bastano i 18 punti di Nikola Mirotic, 14 dei quali arrivati nella quarta frazione nel disperato tentativo di rimonta non riuscito a Chicago. Ai suoi si aggiungono anche i 16 a testa di Bobby Portis e Denzel Valentine, tutti arrivati a gara in corso come palliativo per un quintetto incapace di andare oltre la doppia doppia da 11 punti e 11 rimbalzi di Lauri Markkanen. Lo scontro tra gemelli lo vince Brook, autore di 17 punti e sei rimbalzi con 7/13 al tiro; buona parte stampati in faccia al fratello da otto punti e quattro rimbalzi. Anche sotto canestro i Lakers hanno diretto le danze.

Dallas Mavericks-Portland Trail Blazers 93-107

IL TABELLINO

Non basta un virus intestinale (e tutti i fastidi che esso comporta) per fermare Damian Lillard, scatenato anche contro Dallas e protagonista con i suoi 29 punti nel successo contro i texani. Dopo lo 0/4 al tiro e le due perse della prima frazione, era chiaro a tutti che ci fosse qualcosa che non andava per il verso giusto: “Ho un mal di stomaco atroce, mi sentivo la febbre e totalmente privo di forze”. Poi, per fortuna dei Blazers, l’energia è tornata a lui e all’attacco degli ospiti, abili a passare da un primo quarto da 17 punti al secondo da 35. “Ho iniziato a bere tanta acqua, dicendo tra me e me che era soltanto una questione mentale. Una battaglia da vincere con la testa. Ai suoi canestri si aggiungono poi i 20 punti di C.J. McCollum e i 12 con otto rimbalzi di Jusuf Nurkic, a lungo in panchina per lasciare spazio a un convincente Ed Davis da 15 punti e 13 rimbalzi. “È sempre bello giocare davanti la propria famiglia, la carica che riesci a dare è completamente diversa”, commenta indicando la madre sugli spalti partita dalla Virginia e giunta a Dallas dopo un lungo viaggio fatto soltanto per lui. I Mavericks dall’altra parte pagano le pessime percentuali al tiro, in una partita in cui i padroni di casa hanno perso soltanto cinque palloni (a uno dal record di franchigia), guidati come sempre più spesso accade dai 18 punti e sette assist di Dennis Smith Jr..

Phoenix Suns-New York Knicks 85-107

IL TABELLINO

Sembravano essere ormai con il fiato corto, al termine di un lunghissimo giro di trasferte. Invece i Knicks trovano la forza di vincere a Phoenix una gara importante per non allontanarsi troppo da quei playoff che appaiono come un miraggio. Enes Kanter segna 15 dei suoi 20 punti nel solo primo quarto, regalando a New York una doppia cifra di vantaggio a cui poi gli ospiti non rinunceranno più nel corso del match. Ai suoi si aggiungono i 19 punti di Kristaps Porzingis e i 15 di Tim Hardaway Jr. in quella che è stata la settima tappa di un interminabile giro di trasferte lontano dalla Grande Mela. Dall’altra parte la certezza in casa Suns (ormai lanciatissimi in un tanking sfrenato, a caccia dei ghiotti prospetti del prossimo Draft) è T.J. Warren; uno di quei giocatori che i suoi punti li porta sempre a casa. Questa notte sono 20 con 9/17 al tiro nella serata in cui Devin Booker saluta i compagni a metà terzo quarto, espulso dopo aver ricevuto il secondo fallo tecnico della sua partita. “Tutti eravamo frustrati, ma questo non giustifica il suo comportamento”, lo redarguisce coach Triano, consapevole che gli 85 punti segnati sono il minimo incassato in questa stagione dai Knicks. No, il progetto di rinascita in Arizona è ancora in alto mare.