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NBA, infortunio al tendine del ginocchio per Roberson, stagione finita: "Perdita enorme"

NBA

Uscito in barella durante il match vinto contro i Pistons, Andre Roberson resterà fuori a lungo. La prima diagnosi infatti non lascia dubbi: rottura del tendine rotuleo. Una defezione non da poco per i Thunder, che grazie a lui avevano trovato il giusto equilibrio. Soprattutto in difesa

Il taglio lungo la linea di fondo, la solita perfetta imbeccata di Westbrook al ferro e Andre Roberson pronto come al solito a sfruttare la libertà concessa dalla difesa avversaria. Al posto di chiudere l’alley-oop al ferro però, arriva una palla persa. È chiaro da sùbito che il problema non è sporcare il foglio delle statistiche, ma l’infortunio molto più serio del previsto subìto dal numero 21. Rottura del tendine rotuleo del ginocchio è la prima agghiacciante diagnosi, a cui ne seguiranno altre più approfondite nelle prossime ore a Oklahoma City. Sembra chiaro a tutti però che la stagione di Roberson finisce qui, a meno di cinque minuti dal termine del terzo quarto del match poi vinto contro i Pistons. Un infortunio che richiederà molto probabilmente l’operazione, diretta conseguenza della tendinite che a inizio stagione lo aveva tenuto fuori per otto gare: “È certamente un brutto colpo, una perdita enorme per la nostra squadra – sottolinea coach Donovan -. Era sotto gli occhi di tutti la sua utilità e la capacità di cambiare l’approccio difensivo dell’intero quintetto. E a questo era riuscito a unire una sua dimensione offensiva che gli permetteva di restare in campo con profitto anche nell’altra metà campo”.  Parole non casuali quelle dell’allenatore dei Thunder, consapevole che spesso un semplice tassello può cambiare l’intero volto di un gruppo. Un dato su tutti racconta al meglio l’impatto di Roberson sul parquet: nei minuti che i Big Four (Westbrook-George-Anthony-Adams) hanno condiviso con lui in campo, il rating difensivo dei Thunder è di 96.6 punti concessi; senza il dato schizza a 114.5 punti, valore insostenibile per una squadra che punta a essere protagonista ai playoff. Roberson è rimasto a lungo accasciato a terra a bordo campo, mentre lo staff medico dei Thunder cercava in tutti i modi di rimetterlo in sesto, prima di essere caricato di peso sul lettino, incapace di uscire sulle proprie gambe dall’arena.

“Roberson è uno dei motivi per cui abbiamo iniziato a vincere”

Mentre tutti i compagni formavano il capannello attorno a lui, preoccupati dalle sue condizioni, Carmelo Anthony è rimasto in disparte, a centrocampo, inginocchiato: “Ero molto coinvolto, sono delle situazioni che ti fanno capire quanto sia fragile il nostro equilibrio. Per quello ho preferito mettermi in ginocchio e pregare per Andre, con la speranza che tutto vada per il meglio. È sempre molto difficile tornare a giocare dopo aver visto crollare un tuo compagno a terra in questo modo”. Paul George invece è rimasto lì vicino tutto il tempo, lui che sa bene quanto sia difficile recuperare da un problema del genere: “Starò con lui a lungo, cercherò di aiutarlo in tutto ciò di cui avrà bisogno. Conosco bene quelle sensazioni, sono stato anche io a terra mentre tutti mi guardavano con la faccia triste. È una sfortuna enorme”. Il numero 13 sa bene quanto fosse fondamentale la presenza di Roberson al suo fianco, quanto la sua attitudine difensiva fosse la ragione che generava recuperi e deviazioni. Mettere addosso a un avversario un cagnaccio come lui ti permette infatti di forzare passaggi scomodi, su cui potersi lanciare con giocatori rapidi come Westbrook e lo stesso George. Parametrate su 48 minuti, le palle recuperate con Roberson in campo erano 19, senza 14. Anche Adams sul pick&roll poteva permettersi di intervenire sulle linea di passaggio successive al blocco, grazie agli scivolamenti e agli aiuti di Roberson che sul cambio prendeva in consegna entrambi i giocatori per qualche istante “È una merda, uno schifo. Andre è una delle ragioni principali per cui avevamo iniziato a vincere – commenta il neozelandese -. Adesso tocca agli altri farsi avanti e sostituirlo al meglio”. Si unisce al coro anche lo stesso Westbrook: “Senza di lui cambia tutto, anche se quello che fa non finisce quasi mai sul foglio delle statistiche”. Alex Abrines e Terrance Ferguson sembrano i principali candidati a prendersi i suoi minuti: sostituirlo non sarà impresa semplice.