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NBA, LeBron James a Golden State: quanto c'è di vero dietro al rumour dell'anno?

NBA

ESPN ha riportato la notizia che LeBron James sarebbe interessato ad ascoltare le proposte dei Golden State Warriors se i campioni in carica riuscissero ad avere lo spazio per un contratto al massimo salariale. Ma come può avverarsi nel concreto uno scenario del genere?

La notizia è tanto assurda da sembrare quasi fake, ma vista la fonte che la riporta non può che esserci un fondo – anche minimo – di verità. Il giornalista Chris Haynes di ESPN, citando sue fonti interne alla lega, ha scritto che se quest’estate i Golden State Warriors riuscissero a creare lo spazio salariale necessario per un contratto al massimo, i campioni in carica sarebbero in grado di assicurarsi un incontro nientemeno che con LeBron James. Dopo aver sganciato la bomba, il giornalista di ESPN – il primo ad aver dato la notizia della firma di Gordon Hayward a Boston nella scorsa estate nonché apprezzatissimo dai giocatori della lega, oltre a essere ex beat writer dei Cavs ora affidato alla copertura degli Warriors – ha sottolineato come non ci siano indicazioni che Golden State stia valutando le proprie possibilità di prendere la stella dei Cleveland Cavaliers, ma che “per rispetto della cultura vincente degli Warriors, James ascolterebbe se Golden State riuscisse a trovare un modo per liberare lo spazio salariale necessario”. Il Re ha ancora un anno di contratto a 35.6 milioni di dollari nel caso in cui decidesse di esercitare l’opzione a propria favore, ma è atteso a uscire dal proprio accordo per firmarne un altro al massimo salariale quest’estate, anche fosse per rimanere a Cleveland.

Una permanenza che però si fa sempre più difficile, sia per gli scarsi risultati dei Cavs di quest’anno, sia per la cronica instabilità della franchigia e – soprattutto – per il tumultuoso rapporto con il proprietario Dan Gilbert, con cui la relazione è definita come “distante” ormai da tempo. Detto questo, bisogna anche analizzare nel dettaglio quanto scritto nel pezzo: la notizia che James “ascolterebbe” una proposta degli Warriors è in realtà una non-notizia – ragionandoci un attimo, quale free agent non ascolterebbe un’offerta da parte della miglior squadra della NBA, nonché di sicuro quella che offrirebbe di gran lunga le migliori chance di vincere un titolo? E visto che l’unica indicazione data dall’entourage di James sul suo futuro è che la principale motivazione della sua scelta sarà quella di poter vincere un altro titolo, rifiutarsi anche solo di ascoltare Golden State andrebbe contro questo principio. Da lì a unirsi a Steph Curry, Kevin Durant e tutti gli altri, però, ci sono parecchi pianeti che devono allinearsi, non ultime le volontà di tutti i protagonisti in causa.

Come farebbe Golden State a firmare LeBron James?

Più che creare spazio, se davvero Golden State volesse arrivare a James potrebbe molto più semplicemente andare da Cleveland e offrire un pacchetto di giocatori in grado di pareggiare il contratto di James, probabilmente forti di un “opt-in” nei 35.6 milioni del prossimo anno – un po’ come fatto da Chris Paul nella scorsa estate quando ha deciso di andare a Houston. Gli Warriors già solo mettendo assieme Klay Thompson (19 milioni) e Andre Iguodala (16 per il prossimo anno) riuscirebbero a scambiare per James senza ulteriori scossoni o sacrifici di scelte al Draft, lasciando poi il resto del roster da riempire con minimi salariali – cosa che peraltro dovrebbero fare in ogni caso, essendo già sopra il cap. I Cavs a quel punto proverebbero a “contenere i danni” ricevendo comunque un All-Star nei suoi anni migliori della carriera come Thompson e un veterano da poter tenere o rimettere di nuovo sul mercato – due giocatori che messi assieme non pareggiano il valore tecnico-tattico-economico-sociale di un James, ma comunque sono meglio di niente. Se lo scenario di “opt-in-and-trade” non dovesse avverarsi, per il GM Bob Myers sarebbe molto più complicato riuscire a creare lo spazio salariale necessario: in caso di “sign-and-trade” bisognerebbe andare da Kevin Durant chiedendogli di non esercitare l’opzione a proprio favore per il prossimo anno prendendo ancora meno dei 25 milioni che attualmente prende (quasi 10 milioni in meno rispetto al suo massimo salariale possibile), e oltretutto bisognerebbe scaricare il contratto di Shaun Livingston a una squadra con spazio salariale (stavolta sì attaccandoci almeno una scelta per il “disturbo”), oltre a rinunciare a tutti i giocatori minori del roster da rifirmare eventualmente solo al minimo salariale o con eccezioni minori. 

Le volontà di LeBron James e dei Golden State Warriors

Salti mortali complicatissimi da fare, ma che soprattutto dipendono da un fattore fondamentale: la volontà di LeBron James di trasferirsi alla squadra che ha affrontato tre volte in Finale (con tutto quello che comporterebbe per la sua immagine pubblica, la sua legacy e tutto il resto…) e la volontà degli Warriors di prendersi in casa un campione assoluto ma ingombrante a livello di contratto e di ego (con le possibili conseguenze sugli equilibri di spogliatoio). Senza queste due parti non si può nemmeno cominciare e non abbiamo indicazioni chiare che nessuna delle due parti sia interessata a un matrimonio: abbiamo solo questa rispettosa apertura da parte dell’entourage di James – presumibilmente dall’agente Rich Paul, anche se sarebbe interessante capire per quale motivo ha fatto uscire la notizia proprio ora – e le parole dell’altro giorno del Re, che commentando quanto fatto dagli L.A. Clippers con Blake Griffin ha ricordato come “quando un giocatore viene scambiato, la dirigenza ha fatto ciò che era meglio per la franchigia; ma quando un giocatore decide di lasciare, è uno che non ha lealtà ed è un serpente infedele. È così che va la narrativa: lo so per esperienza personale”. C’è ancora tantissima pallacanestro da dover giocare, ma il futuro di LeBron James continuerà a tenere banco fino a questa estate.