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NBA, la cerimonia del ritiro della maglia di Pierce: "Grazie Paul, e congratulazioni"

NBA

Al termine della sfida persa contro Cleveland, i Boston Celtics hanno reso omaggio a Paul Pierce con una lunga cerimonia per festeggiare il ritiro del numero 34: "The captain and the truth" entra così nell’olimpo delle leggende biancoverdi

“Oh man”, ripete Paul Pierce quasi fosse un mantra per scacciare l’emozione. Il microfono con il trifoglio dei Celtics stretto tra le sue mani non trema, ma la voce durante il lungo discorso ogni tanto fa cilecca. Ringrazia tutti il numero 34, è il suo momento e se lo vuole godere fino in fondo. Quando parla dei figli però, le lacrime non restano più nascoste. “Ho provato a reggere il più a lungo possibile, ma se devo parlare di loro non riesco a non commuovermi…”. Il maschietto prende il cappellino e lo posa sul Larry O’Brian Trophy che fa capolino sul parquet al fianco di una delle tante leggende dei Celtics. Il pubblico è composto e non si scompone quasi mai, in rispettoso silenzio durante una cerimonia che dura quasi un’ora. Prima i video celebrativi, poi le parole di coach Doc Rivers e del GM Danny Ainge. L’ex allenatore di Boston chiede al pubblico quale sia la parola che meglio rappresenta Pierce e tutto iniziano a urlare “Truth”. Difficile aspettarsi una risposta diversa, come lo stesso Rivers sottolinea prima di evidenziare la sua. “Io dire clutch”. E lo ripeto come una litania, per farlo entrare nella testa “di tutti quelli che non hanno colto fino in fondo quanto sia stato decisivo nella sua carriera”. Ainge invece si guarda intorno, sottolineando come i biglietti per la serata siano stati molto costosi. Forse i più cari della storia dei Celtics, ma a guardare il parterre ne è valsa la pena. Ci sono davvero un sacco di leggende della storia di Boston sedute in mezzo al campo, tante delle quali hanno il proprio numero già in bella mostra sul soffitto del TD Garden. C’è anche Garnett, l’unico che strappa l’ovazione del pubblico ogni volta che viene citato. “Paul, sei stato fortunato perché tutta la gente seduta qui intorno ti ha aiutato a essere un giocatore e una persona migliore”, racconta Ainge, prima di girarsi verso Garnett. “Quasi tutti, vero KG?”. E giù applausi a salutare l’indimenticato numero 5.

“A Boston non ti insegnano soltanto a giocare a basket, ma anche ad avere successo”

Anche Pierce dedica uno dei suoi tanti ringraziamenti a Garnett: “La frase che mi ricordo meglio di ogni altra è stata quando mi dicesti: ‘sarei dovuto venire qui con cinque anni d’anticipo’”. Il pubblico esplode in un boato di gioia, così come fatto davanti le telecamere durante il lungo video tributo in cui arrivano un mare di congratulazioni. Arrivano quelle del poliziotto di Boston e di Kobe Bryant, quelle del panettiere che non vuole perdersi per nulla al mondo una partita dei Celtics e di Magic Johnson. Pierce è sempre stato un leader trasversale, il capitano di tutti. E nessuno vuole tirarsi indietro nel giorno del tributo. La sedia idealmente occupata da Ray Allen resta vuota; l’ex tiratore infatti ha preferito twittare una foto mentre giocava a golf per marcare la mancata presenza. Ma di certo nella mente dei presenti non c’è interesse e intenzione di sottolinearne l’assenza. Anzi. Pierce racconta a braccio cosa ha provato durante i suoi 30 anni passati su un parquet, ma poi preferisce affidarsi alle parole scritte sullo smartphone per evitare errori e andare dritto al punto del suo discorso. La conclusione è di quelle da scolpire sulla pietra: “A Boston non ti insegnano soltanto a giocare a basket, ma ad avere successo”. Lui l’ha ottenuto, come dimostra il banner che lentamente viene issato quando sono finite le parole da dire. È lo stesso Pierce a tirarlo su e la telecamera indugia sul suo viso, non sul vessillo che, come da tradizione Celtics, prevede soltanto un quadratino affiancato a quello dei tanti campioni passati dalla franchigia più vincente della storia NBA. Non c’è spazio per i nomi, ma ogni numero lassù racconta una storia. Per sempre. Pierce guarda verso l’alto, incantato. Il suo 34 adesso è vicino a Bill Russell, Larry Bird, Kevin McHale e tutti gli altri. La sua storia non andrà perduta, come quella dei giganti che l'hanno preceduto. Dopo averli inseguiti così a lungo, è riuscito a raggiungerli.