Ripercorriamo uno per uno gli ultimi weekend delle stelle, disponibili su Sky On Demand. Di nuovo a New Orleans, di nuovo record su record battuti, per la prima volta Anthony Davis MVP con la bellezza di 52 punti. Ecco come è andato lo scorso All-Star Game, scosso dalla notizia di mercato di DeMarcus Cousins ai Pelicans...
Il 66° All-Star Game non si sarebbe dovuto disputare a New Orleans. La preferenza della NBA, infatti, era andata a Charlotte, ma una controversa legge discriminatoria approvata dallo stato del North Carolina ha poi portato Adam Silver a spostare il carrozzone di nuovo in Louisiana, scelta come sede per la terza volta nel giro di nove anni (2008 e 2014 le altre edizioni). Forse è anche per questa “stanchezza da All-Star Game” che gli spettatori sugli spalti furono solo 15.701, anche se quella notte si rivelò particolarmente propizia per la città di New Orleans e per la franchigia di casa. Non solo per il titolo di MVP conquistato da un Anthony Davis storico, autore della miglior prestazione di sempre con 52 punti, ma anche per la notizia di mercato che venne rivelata proprio quella notte: l’acquisizione di DeMarcus Cousins dai Sacramento Kings. Se Cousins non si fosse rotto il tendine d’Achille domenica sarebbe partito titolare al fianco di Davis nel Team capitanato da LeBron James, che proprio nella passata edizione è diventato il miglior realizzatore nella storia dell’All-Star Game salendo a quota 314 punti, ennesimo record della sua incredibile carriera. I suoi 23 punti però non bastarono alla Eastern Conference per tenere il passo della Western, facendo crollare il record di punti complessivi segnati in una partita delle stelle con la bellezza di 374: 192 per l’Ovest, dieci in meno per l’Est, guidata dai 30 di Giannis Antetokounmpo alla prima selezione – per di più in quintetto – nella gara delle stelle. Suo anche uno dei siparietti più divertenti della serata: dopo aver schiacciato in testa a Steph Curry, il greco vide il numero 30 dei Golden State Warriors sdraiarsi a terra e coprirsi la testa una volta vistosi puntato in uno-contro-uno in contropiede, lasciando campo aperto al volo del giocatore dei Milwaukee Bucks.
Rising Stars: Jamal Murray spezza la parità tra Team World e Team USA
Schiacciate (tante), punti (tantissimi) e triple (una valanga) nel Rising Stars Challenge vinto dal Resto del Mondo 150-141 contro gli USA, spezzando la parità e andando sul 2-1 contro i rivali statunitensi. A farla da padrone è Jamal Murray mandando a bersaglio quattro delle sue nove triple nel finale di gara e vincendo così il premio di MVP del match grazie ai suoi 36 punti e 11 assist in 20 minuti di gioco. Non una gara competitiva, come di consueto, ma lo spettacolo come al solito non è mancato: il rookie dei Nuggets si è preso il palcoscenico soprattutto grazie alla sua capacità realizzativa dalla distanza e alla voglia (minima eh, per carità) di mettersi in mostra, superando i 33 punti di Frank Kaminsky per gli Stati Uniti nonostante i riflettori di tutti fossero puntati su D’Angelo Russell e Karl-Anthony Towns, inserito tra gli statunitensi nonostante l’origine domenicana…
Skills Challenge: Porzingis fa 2/2 per i lunghi
La lista dei partecipanti è di tutto rispetto. Tra gli esterni: Isaiah Thomas, Devin Booker, Gordon Hayward, John Wall. Tra i lunghi: Nikola Jokic, Kristaps Porzingis, DeMarcus Cousins, Anthony Davis. Nel primo turno, nei primi testa a testa tra esterni, Gordon Hayward elimina John Wall, mentre Isaiah Thomas batte talmente tanto Devin Booker da lasciarlo fuori dall'inquadratura. Tra i lunghi invece Kristaps Porzingis passa un turno combattuto contro DeMarcus Cousins, Nikola Jokic rimonta Anthony Davis e lo supera con il tiro da tre. Nella finale degli esterni, Gordon Hayward batte Isaiah Thomas dopo un epico “ciapanò” durato cinque tiri da tre punti sbagliati e passa in finale. Tra i lunghi, invece, Porzingis sfrutta il vantaggio preso all'inizio e batte Jokic nonostante la tabellata da tre del centro serbo. Alla fine ad avere la meglio per il secondo anno consecutivo sono i lunghi grazie al percorso perfetto di Kristaps Porzingis, con Spike Lee a festeggiare assieme a lui a metà campo.
Gara del tiro da tre punti: trionfa Eric Gordon
La gara del tiro da tre punti si apre con Kemba Walker e lascia in coda al primo turno il campione in carica Klay Thompson. In mezzo tocca a Kyrie Irving, C.J. McCollum, Eric Gordon, Kyle Lowry, Nick Young e Wesley Matthews ma è proprio il nome di Thompson il primo a far notizia: dopo essere partito forte nel primissimo carrello, rallenta e perde ritmo finendo per chiudere a quota 18, un punteggio insufficiente a farlo accedere in finale (lo stesso totale di Nick Young). I tre che si qualificano infatti sono Eric Gordon — il migliore nel primo turno a quota 25 — Kyrie Irving (20) e Kemba Walker (19), mentre deludono parecchio sia Kyle Lowry (solo 11) che C.J. McCollum, il peggiore di tutti a quota 10. La finale vede iniziare ancora una volta Walker, il finalista con il punteggio più basso e quindi costretto a esibirsi per primo. La point guard degli Hornets chiude il suo turno finale a quota 17 ma Irving fa registrare 20 con un ottimo carrello finale e quindi attende Gordon per capire se sarà lui o no il campione 2017 del tiro da tre punti. Il tiratore dei Rockets sembra avere il titolo in tasca quando azzecca un quarto carrello perfetto da 5/5 ma poi è impreciso nel quinto e non va oltre il 20 che eguaglia la prestazione di Irving, e spedisce i due giocatori allo spareggio finale. L’ultima volta che una finale della gara da tre punti finisce allo spareggio è un dolce ricordo per i tifosi italiani, perché a spuntarla nel 2014 fu Marco Belinelli, al tempo con la maglia degli Spurs. Kyrie Irving sembra voler rendere le cose difficili a Gordon quando ne mette 4/5 nel carrello dei money ball (quello coi palloni tricolori che valgono doppio), posizionato sull’ala sinistra, ma poi si raffredda nel quinto e chiude a quota 18. Il tiratore agli ordini di Mike D’Antoni colleziona invece un secondo carrello perfetto e pareggia anche lui il 4/5 di Irving in quello dei money ball, assicurandosi così già al penultimo carrello il titolo di miglior tiratore NBA. Gordon chiude a quota 21 e davanti al suo ex pubblico, diventa il primo giocatore degli Houston Rockets a vincere il titolo della gara da tre punti, scrivendo così il suo nome sotto quello di Klay Thompson nell’albo d’oro della competizione.
Gara delle schiacciate: vola Glenn Robinson III
Dopo lo show nello spareggio finale dello scorso anno (perso contro Zach LaVine) è Aaron Gordon il favorito d’obbligo del concorso 2017, che ha in Derrick Jones Jr. l’incognita assoluta e in DeAndre Jordan e Glenn Robinson III due possibili outsider. Il primo a iniziare è il centro dei Clippers, che chiede a DJ Khaled di mettersi in posizione dietro la console e scattargli una foto mentre lo sorvola: solo 41 il punteggio ottenuto. Ancor meno entusiasmante la sua seconda schiacciata, che ottiene solo 39 e condanna Jordan all’eliminazione. Gordon prende il proscenio in compagnia di un drone, che porta in cielo il pallone e lo sgancia a pochi metri dal ferro: sul rimbalzo l’ala di Orlando si fa passare la palla in mezzo alle gambe e va al ferro. Missione fallita le prime due volte, centrata la terza, ma i giudici puniscono i primi errori: solo 38. Ancora peggio con la seconda schiacciata, fallita in tutti e tre i tentativi. Fine della corsa per lui. La temperatura sale notevolmente quando Glenn Robinson III fa registrare il primo 50 della notte, con una schiacciata in reverse eseguita scavalcando due persone una sopra l’altra. Nella seconda gli basta un 360 chiuso coprendosi gli occhi che gli vale il punteggio di 41 sufficiente a qualificarsi per la finale. L’attesa di tutti per scoprire le doti di “Airplane Mode” Derrick Jones Jr. viene soddisfatta quando alla prima schiacciata mette in fila quattro (!) persone e le sorvola atterrando al ferro: solo 45, però, giudizio un po’ troppo severo. Manica più larga alla seconda schiacciata, concepita insieme al compagno (o quasi) dei Suns Devin Booker, autore dell’assist sul lato del tabellone che Jones raccoglie prima di passarsi la palla in mezzo alle gambe e affondare la schiacciata. Il 50 è meritato, la qualificazione alla finale anche. Al momento decisivo l’emozione forse blocca il giovanissimo giocatore dei Northern Arizona Suns (o di Phoenix, se volete). Tre le persone che vuole saltare con la sua prima schiacciata, ma sono tre anche i tentativi e tre gli errori, per cui non va oltre un misero 37. Esibizione simile, ma con pallone schiacciato a terra — e soprattutto riuscita — gli regala addirittura un 50 (troppo generoso). Il totale è 87. Il padre di Glenn Robinson III — conosciuto come “Big Dog” fin dai tempi di Purdue University, poi a lungo a Milwaukee nella NBA — era conosciuto come grande tiratore e realizzatore. Suo figlio si incorona invece re delle schiacciate grazie a una prima schiacciata da 44 ottenuta con l’assistenza di Paul George e una seconda da 50, in cui al suo compagno si sommano la mascotte dei Pacers e una cheerleader, tutti in fila mentre Robinson III decolla e vola verso il titolo di miglior schiacciatore NBA 2017, il primo di un giocatore di Indiana dal trionfo di Fred Jones nel 2004.
La gara della domenica: una valanga di punti e Anthony Davis MVP
È consuetudine ormai decennale degli All-Star Game che le altre stelle concedano una sorta di "diritto di prelazione" per il titolo di MVP al beniamino di casa, anche se negli ultimi 25 non molto spesso è successo che questo vantaggio si concretizzasse. Anthony Davis è il quarto "padrone di casa" a vincere il titolo di miglior giocatore dopo John Stockton e Karl Malone nel 1993, Shaquille O'Neal nel 2004 e nel 2009 e Kobe Bryant nel 2011, sfruttando gli innumerevoli alley-oop alzati per lui da tutti i compagni per toccare la quota record di 52: basti pensare che l'Ovest ha finito con 61 assist su 84 canestri segnati, mandando a schiacciare “AD” per 18 volte (quattro in più del massimo stagionale fatto registrare da tutti i Lakers lo scorso 15 febbraio) e facendogli prendere 39 tiri, anche questo record all-time. Davis è stato solo il più prolifico di una serata da record con 75 schiacciate combinate, ben 18 in più dello scorso anno e di gran lunga superiore alle 19 registrate come massimo in una partita di regular season. Il dato delle schiacciate racconta già bene l'andamento della partita, in cui come da consuetudine si sono visti molti voli sopra il ferro e pochissima difesa (solo 8 tiri liberi tentati in tutto). Per il terzo anno in fila il record dei punti è stato battuto, con le due squadre a combinare per 374 punti, 5 in più rispetto a quelli registrati nella stagione precedente. A un certo punto Russell Westbrook sembrava essersi messo in testa di andare a vincere il terzo MVP in fila, prima di rimettersi in carreggiata e lasciare spazio al padrone di casa Davis. Alla fine lui e un Kevin Durant in tripla doppia (21-10-10) hanno mantenuto fede al ruolo di uomini più attesi al weekend, protagonisti di un alley oop combinato che ha fatto impazzire la panchina dell'Ovest, tutta in piedi per accoglierli con un applauso al primo timeout.