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NBA, sembra finita (male) tra Joakim Noah, coach Hornacek e i New York Knicks

NBA

Sembra arrivata al capolinea l’avventura — tutt’altro che felice — dell’ex centro di Chicago in maglia Knicks: uno scontro, verbale e forse anche fisico, con coach Hornacek ha di fatto sancito il suo allontanamento definitivo

Il fattaccio ha origine nella gara del 23 gennaio scorso contro Golden State, quando Joakim Noah non accetta di buon grado di giocare solo 4 minuti e mezzo di garbage time nella gara persa dai Knicks contro Golden State. Al momento della sostituzione (sul 110-94 per gli Warriors), Noah non nasconde il suo malcontento e si rivolge con parole poco gentili al suo allenatore. Con coach Hornacek poi — il giorno successivo, durante l’allenamento di squadra a Denver — le storie si fanno ancora più tese e più di un testimone racconta di uno scontro fisico tra i due, con l’allenatore di New York protagonista di una spinta nei confronti del suo giocatore, poi trattenuto dai compagni prima che le cose potessero peggiorare. “No comment”, la replica di coach Hornacek sull’accaduto, ma da quel momento Noah abbandona la squadra: inizialmente l’allontanamento è solo per qualche giorno (per “motivi personali”) ma a oggi sembra improbabile che il miglior difensore NBA della stagione 2013-14 possa mai tornare a indossare la divisa blu-arancio. Dopo le iniziali frasi di circostanza di Hornacek (“Jo non è qui e quindi non è giusto che sia io a dire se è contento o meno del suo utilizzo. Quello che so è che è un giocatore che ama la competizione: vedremo cosa succederà quando tornerà nel gruppo”) oggi l’allenatore dei Knicks appare molto più tranchant nell’affrontare i possibili scenari futuri. “La situazione con Jo è stata affrontata internamente. Non è ancora chiusa perché ufficialmente è ancora a roster, ma noi siamo già andati oltre e anche lui è pronto a lasciarsi tutto alle spalle, e magari trovarsi qualche opportunità altrove. Il nostro piano oggi è concentrarci sui giovani a roster e sugli impegni futuri”.

Un contratto disastroso

Parole che suonano come un secco addio, per un giocatore che in maglia Knicks ha giocato soltanto 53 partite nelle ultime due annate (46 la scorsa stagione e un totale di 40 miseri minuti in 7 gare quest’anno). “Non giocare è dura, ma so che il focus dev’essere sulla squadra, non su di me. Però non voglio mentire: non trovare spazio dopo aver combattuto per 10 anni in questa lega fa molto male”, le ultime parole di Noah dopo una gara di metà gennaio. Prima della trade deadline, con la situazione in spogliatoio già ampiamente compromessa, i Knicks hanno provato in tutti i modi a cedere il contratto (oneroso) de loro lungo sul mercato senza trovare però nessuna squadra disposta ad accollarsi i quasi 38 milioni di dollari ancora dovuti a Noah per le prossime due annate NBA. Prima del via della stagione 2016-17, infatti, l’allora presidente dei Knicks Phil Jackson aveva fatto firmare all’ex centro di Chicago un quadriennale da 72 milioni di dollari, che alla luce del rendimento ottenuto da Noah in questo anno e mezzo appare oggi tra le scelte più sciagurate della recente gestione societaria. Società che oggi potrebbe scegliere di utilizzare la cosiddetta stretch provision per assorbire i restanti 38 milioni di dollari nei prossimi cinque anni (circa 7.5 all’anno, se effettuata entro il 31 agosto), con un impatto più a lungo termine ma meno oneroso sul cap di squadra, con i Knicks vogliosi di potersi muovere sul mercato già quest’estate.