Dopo quattro sconfitte in fila, i San Antonio Spurs tornano al successo andando a vincere alla Quicken Loans Arena di Cleveland. Eccellente la prova di squadra degli uomini di Popovich, guidati da un LaMarcus Aldridge da 27 punti; ai Cavs non bastano i 33 punti con 13 rimbalzi e 9 assist di LeBron James.
Non è normale parlare di “crisi” in casa San Antonio Spurs, né tantomeno di “vittorie scaccia-crisi” per un ambiente che nel corso degli ultimi 20 anni ci ha abituati a vincere tantissimo dando una sensazione di calma e stabilità pressoché intoccabile. Il successo sul campo dei Cleveland Cavaliers – arrivato dopo una striscia di quattro sconfitte in fila e nel bel mezzo dell’affaire Kawhi Leonard – però, ha tutti i contorni di una vittoria che era estremamente necessaria in casa nero-argento. Il merito va agli uomini allenati da coach Gregg Popovich, che hanno resistito a tutti i tentativi di accelerazione dei padroni di casa e hanno piazzato i parziali decisivi nei momenti più giusti, ad esempio sul finale di primo tempo (recuperando il massimo svantaggio di 8 punti) e poi in apertura di ultimo quarto, complice il breve riposo di LeBron James. La linea statistica finale di King James dice tutto della sua partita e di quella dei Cavs: il numero 23 è stato semplicemente splendido per gran parte della partita chiudendo con 33 punti, 13 rimbalzi e 9 assist, ma proprio il fatto che abbia mancato la dodicesima tripla doppia stagionale è da attribuirsi al fatto che i suoi compagni hanno trovato una serata decisamente poco ispirata al tiro, chiudendo con 6 su 29 dalla lunga distanza di cui molti costruiti dai passaggi di James. Basti pensare che per trovare un altro giocatore in doppia cifra oltre al Re bisogna pescare i 17 di Jordan Clarkson e i 14 di Jeff Green dalla panchina, mentre tutti gli altri non sono andati oltre quota 6. Questo però non toglie nulla alla prova degli Spurs che hanno fatto una grande gara difensiva, specialmente se si considera che il materiale tecnico e fisico a disposizione non è necessariamente di altissimo livello, ma con la disciplina (solo 14 tiri liberi concessi contro i 32 tentati nell’altra metà campo) e l’esecuzione offensiva sono riusciti a portare a casa il successo. Il volto di copertina è quello di LaMarcus Aldridge, che dopo un primo tempo interlocutorio si è fatto recapitare il pallone nel suo ufficio in post basso e si è messo al lavoro, chiudendo con 27 punti e 9/20 al tiro per guidare un quintetto tutto in doppia cifra a cui si aggiungono i 22 di Danny Green e i 12 di Bryn Forbes dalla panchina. Notevole soprattutto l’energia di Dejounte Murray, che ha riempito tutte le voci statistiche immaginabili (13 punti, 9 rimbalzi, 5 assist, 4 recuperi e 3 stoppate) tranne quella delle palle perse, rimasta immacolata nonostante abbia accelerato a ogni occasione possibile firmando il parziale decisivo ad inizio ultimo quarto. Il bilancio delle sei trasferte consecutive affrontate per far spazio al Rodeo in città rimane comunque negativo (2-4), ma questo successo se non altro restituisce un po’ di serenità agli Spurs.
Il racconto del primo tempo
I ritmi iniziali sono quelli che sono, con Pau Gasol che nonostante un gran canestro in palleggio-arresto-e-tiro si attira tutte le furie di Gregg Popovich per un paio di difese letargiche su LeBron James. I Cavs mettono brevemente la testa avanti proprio grazie al loro leader, ma un classico possesso offensivo degli Spurs (penetrazione, scarico, extra-pass e tripla) manda le due squadre al secondo timeout sul 17-15. Le riserve degli Spurs aggiungono altri cinque punti in rapida sequenza, ma due brutte palle perse nell’ultimo minuto permettono a Cleveland di tornare a contatto prima che una tripla allo scadere di Bryn Forbes mandi tutti al riposo lungo sul 25-20.
Bastano 34 secondi di secondo quarto a Gregg Popovich per rendersi conto di averne già abbastanza dei suoi, complice una palla persa e un canestro facile concesso ai Cavs. Il messaggio non sembra essere ben recepito dai giocatori di San Antonio, che concedono il rientro e anche il sorpasso agli avversari, ma si tengono a contatto trovando la seconda tripla di Forbes. James si inventa un paio di canestri di tocco di pregevolissima fattura per far vedere a tutti che c’è, ma nessuna delle due squadre riesce a creare uno strappo in una gara a bassissimo punteggio. Cleveland è quella che ci prova di più lanciando il centometrista con il 23, che arriva al ferro per il massimo vantaggio sul +8. San Antonio però costruisce tre buoni tiri per l’ex Danny Green che si accende e pareggia a quota 48, diventando il miglior marcatore dei suoi con 16 punti. La Quicken Loans Arena è però casa di LeBron James, che griffa la tripla con cui si va sul 53-50 all’intervallo salendo a quota 17 punti personali con 7 rimbalzi e 5 assist.
Il secondo tempo
Cleveland comincia sbagliando tutti i tiri dei primi due minuti concedendo il sorpasso agli Spurs con Aldridge e Gasol, che fanno la voce grossa vicino a canestro e firmano il parziale di 9-2 per aprire il secondo tempo. Nel momento in cui si accorge che i compagni non sono in serata, James si rimette in proprio e tiene a contatto i suoi attaccando a ripetizione il ferro, mentre i due lunghi degli Spurs continuano a fare quello che vogliono nel pitturato. Per sbloccare le secche offensive di Cleveland serve il rientro dei vari Hood, Nance e Clarkson, che concretizzano la mole di lavoro costruita da James, autore del canestro del 71 pari. La sfida si accende in chiusura di terzo quarto anche grazie a un caldissimo Jordan Clarkson, ma è un altro canestro del chirurgico Forbes a mandare le squadre all’ultimo riposo lungo sul 76-74.
Il breve riposo di James a inizio ultimo quarto equivale a un automatico parziale di San Antonio che vola sul +9 grazie alle accelerazioni di Dejounte Murray, con il vantaggio che si estende anche sul +13 con le percentuali dei Cavs che vanno in picchiata (7/25 da tre punti). James prova ripetutamente a caricarsi sulle spalle i compagni attaccando tutti i mismatch che gli si presentano davanti, ma gli Spurs puniscono ogni errore appoggiandosi su Aldridge in post basso e andando a segno con Patty Mills per il +11 sul 99-88. Sostanzialmente gli Spurs non si voltano più indietro, perché sopperendo con l’energia alla mancanza di centimetri e attaccando con criterio nell’altra metà campo mantengono il vantaggio fino alla fine, interrompendo così la striscia di quattro sconfitte in fila e tenendo gli avversari sotto quota 100.