Dopo lo scandalo delle molestie sessuali, Mark Cuban ha immediatamente assunto una nuova CEO per la parte business dei Mavericks: si tratta di Cynthia Marshall, ex vice presidente delle risorse umane di AT&T con una trentennale esperienza nel campo. "Non ci sarà alcuna tolleranza, diventeremo l'esempio per il resto del mondo" la sua promessa
A una settimana dall’inchista di Sports Illustrated che ha rivelato l’ambiente tossico all’interno dei Dallas Mavericks, il proprietario Mark Cuban ha cominciato i lavori di pulizia all’interno della sua franchigia. Il primo passo è stato quello di assumere una nuova CEO, Cynthia Marshall, che è stata presentata ufficialmente in una conferenza stampa dagli umori contrastanti: da una parte la ventata di freschezza data dall’assunzione di una donna di colore in un ruolo così importante, dall’altra le nuvole che si addensano sopra la testa di Cuban. Il proprietario dei Mavs, normalmente vulcanico, ha risposto a spizzichi e bocconi con una serietà che non è sempre appartenuta a un personaggio televisivo molto noto negli States, lasciando che fosse la Marshall a prendersi le luci della ribalta. “Oggi non è il momento giusto perché io parli di nulla” ha detto verso la fine della conferenza, aggiungendo che “mi rifaccio a tutto quello che emergerà dalle investigazioni in corso” riguardo a ciò che succedeva nell’area business della sua franchigia. La Marshall avrà quindi pieni poteri su come rispondere al report indipendente che verrà effettuato: “Voglio davvero che veniamo visti come un modello su come rispondere a situazioni del genere” ha dichiarato l’ex vice presidente delle risorse umane dell’azienda di comunicazioni AT&T, dove dal 2015 era diventata anche capo dell’ufficio per la diversità. “Ero disgustata leggendo il pezzo di Sports Illustrated. Certe cose succedono in tutto il paese: voglio che noi diventiamo un modello per il cambiamento. Non ci sarà alcuna tolleranza per molestia sessuale, violenza domestica o qualsiasi tipo di comportamento inappropriato”. La Marshall ha anche annunciato che, oltre alle investigazioni, parlerà personalmente con tutti i dipendenti dell’organizzazione: “Da qualche parte la catena si è spezzata, e non so perché. Perciò dovremo scavare, la chiamo la ‘mia March Madness’: l’intento è quello di essere certi che tutte le questioni e le accuse che sono emerse vengano affrontate. Abbiamo bisogno che tutto venga fuori, e ogni azione disciplinare necessaria sarà molto rapida”. Le prime reazioni all’interno della franchigia sono state positive – coach Rick Carlisle l’ha definita “dinamica e carismatica” dopo l’introduzione allo staff e ai giocatori –, ora arriva il lavoro più difficile per “Cynt”, come vuole essere chiamata. “Io sono un brand” ha detto con grande sicurezza, forte di oltre trent’anni di esperienza e della doppia nomination di Black Enterprise tra le donne più influenti nelle aziende statunitensi. “Ho lavorato molto duro per il brand che sono, e non posso legarmi a una cosa di cui non mi fido. Ma dopo aver lasciato l’ufficio di Mark [dopo un’ora di colloquio lo stesso giorno in cui è uscita la storia di SI, ndr] e aver parlato con le persone di qui, posso dire che voglio assolutamente legarmi a questa organizzazione. Io sono determinata, come Mark, a far diventare i Dallas Mavericks il nuovo standard. La nostra visione è che già dal 2019 si dirà di noi che siamo i leader nell’inclusione e nella diversità”. Di lavoro ce n’è parecchio, di pressioni altrettante: in bocca al lupo.