Secondo successo nel giro di quattro giorni per Philadelphia contro Charlotte, al termine di una serata particolarmente ispirata al tiro: 57% dal campo, 16/33 dall’arco e una vittoria mai in discussione negli ultimi 30 minuti di gioco
Non hai Sky? Guarda lo Sport che ami subito e senza contratto su NOW TV! Clicca qui
Charlotte Hornets-Philadelphia 76ers 114-128
I Sixers ci hanno preso davvero gusto. Dopo anni costellati da sconfitte, riuscire a risalire la china e a conquistare stabilmente il sesto posto a Est è un traguardo finalmente tangibile. Merito di un gruppo giovane che sta dimostrando di essere sempre più efficace: riuscire a muovere il pallone e tirare da tre punti come fatto contro gli Hornets infatti potrebbe essere la chiave per mettere in difficoltà un bel po’ di squadre ai playoff. I Sixers tirano 16/33 di squadra dalla lunga distanza, distribuiscono 35 assist e vincono senza troppo affanno la gara contro Charlotte. “Dobbiamo continuare su questa strada e tenere calda la mano dalla lunga distanza – commenta coach Brown -. Embiid attira sempre tante attenzioni in area e noi dobbiamo essere bravi a far scattare il raddoppio su di lui. Da lì è molto più semplice far partire l’azione e giocare sul perimetro. Quando ci riesci è un tormento per gli altri: palla fuori e tripla, scarico e tripla, passaggio dal raddoppio e tripla”. Philadelphia alla fine è riuscita a tirare molto bene dal campo, in una gara chiusa con il 57.5% di squadra; in particolare grazie a Robert Covington, il miglior realizzatore tra gli ospiti con i suoi 22 punti, 7/11 dal campo e 5/9 dall’arco: “Ho solo sfruttato la libertà che le difese sono costrette a concedermi. Se lasciamo la possibilità a Embiid di attaccare, a Simmons di gestire e a Saric di sfruttare lo spazio sul perimetro, diventiamo letali”. Non solo assist, ma anche attivi a rimbalzo in una battaglia vinta 44-33 (con sette giocatori che ne raccolgono almeno quattro). Da sottolineare poi l’efficacia di Simmons che chiude con 8/9 al tiro, 16 punti, 13 assist e otto rimbalzi. “Sto provando a non farmi risucchiare da ciò che dice la gente – racconta il rookie australiano -. Tanti mi consigliano di attaccare di più, di segnare di più, ma io non devo essere per forza un giocatore che realizza 30 punti a partita. So che il meglio che posso fare è cercare i miei compagni, metterli in ritmo. Quella è la cosa che mi riesce alla grande sul parquet”.
Belinelli, 11 punti e il solito impatto a gara in corso
In casa Sixers buona anche la prova di Marco Belinelli, sempre più a suo agio con la nuova maglia e con dei compagni che stanno imparando ad apprezzarne le qualità e l’esperienza. L’azzurro chiude contro la sua ex squadra con 11 punti, tirando 4/9 dal campo e soltanto 1/5 dall’arco. Statistiche che raccontano parzialmente l’impatto di Belinelli, che raccoglie quattro rimbalzi, distribuisce tre assist e resta sul parquet nei momenti di massima resa di Philadelphia. In 28 minuti il suo plus/minus è +26; nessuno fa meglio di lui. Agli Hornets invece non basta il massimo in stagione da 30 punti di Dwight Howard, che fa un deciso passo in avanti rispetto alla sfida di quattro giorni fa (in cui non era riuscito ad andare oltre i sei punti realizzati), ma che non trova il giusto supporto da parte dei suoi compagni, incapaci di andare oltre i 12 punti di Batum e gli 11 di Williams. Kemba Walker, di solito trascinante, chiude con cinque punti e 1/9 al tiro. “Ascoltate, semplicemente non è una macchina – commenta coach Clifford, provando a stigmatizzare le accuse a Walker -. È soltanto un sintomo di umanità a cui non ci ha abituati visto l’altissimo livello delle sue prestazioni. Sai benissimo che prima o poi non riuscirai a segnare 27 punti. È normale che accada”. Gli Hornets dunque abbandonano ogni velleità di conquistare i playoff, orfani per oltre due quarti di gara di Michael Kidd-Gilchrist, espulso a metà della seconda frazione per doppio tecnico dopo le proteste per un presunto fallo subito in penetrazione. Un nervosismo che non ha fatto altro che complicare la situazione di una squadra condannata a un'altra stagione mediocre.