Spinti dai 48 punti in coppia di Chris Paul e James Harden, i Rockets hanno esteso la striscia di vittorie a 16 andando a vincere sul campo dei Thunder nonostante 22 palle perse. Ai padroni di casa non sono bastati i 32 punti di Russell Westbrook e i 23 di Carmelo Anthony.
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Oklahoma City Thunder-Houston Rockets 112-122
IL TABELLINO
La grandezza di una squadra è data dal modo in cui reagisce alle avversità, e gli Houston Rockets contro gli Oklahoma City Thunder hanno dimostrato — ancora una volta — di essere una grande squadra. Ogni volta che i padroni di casa hanno cercato di produrre un parziale o cambiare l’inerzia della gara, i ragazzi di Mike D’Antoni sono riusciti a rispondere colpo su colpo, scappando via nel terzo quarto grazie alla prolificità offensiva e tenendo a bada ogni tentativo di rimonta dei Thunder nell’ultima frazione. Proprio il bilanciamento tra le due metà campo è la vera differenza rispetto ai Rockets delle scorse stagioni: James Harden e soci hanno tirato con il 53.5% dal campo e hanno segnato 17 delle 33 triple tentate distribuendo 25 assist, ma è con la difesa che sono riusciti a sopperire alle 22 palle perse (10 solamente di Harden), quasi il doppio rispetto alla media delle ultime 15 vittorie consecutive. La striscia aperta arrivata a 16 è diventata così la seconda più lunga della storia della franchigia, toccando quota 50 vittorie quando manca più di un mese alla fine della stagione. Con sette uomini in doppia cifra guidati dai 25 punti di Chris Paul (5/6 da tre punti dopo aver tirato col 22% nelle ultime 9 gare) e i 23+11 assist di Harden, i Rockets hanno vinto la 33^ partita su 34 quando le due guardie sono scese in campo con Clint Capela, esponendo i difetti dei Thunder (ad esempio puntando sempre Carmelo Anthony in difesa) e creando un solco nella terza frazione in cui hanno tirato 13/18 (7/10 dall’arco). Il +13 con cui sono andati all’ultimi riposo è diventato poi un +19 dopo le ultime pennellate di Chris Paul nei minuti senza Harden, mantenendo il vantaggio vicino alla doppia cifra fino alla fine pur concedendo il tiro del -6 a Paul George a un minuto dalla fine.
La poca potenza di fuoco dei Thunder
Per loro fortuna non è entrato, complice il fatto che “PG13” ha vissuto una brutta serata al tiro (7/16 e 2/8 da tre per 17 punti) venendo costretto a marcare Harden per tutta la partita, spendendo quindi più energie del normale nella metà campo difensiva (bisogna sempre considerare che manca il miglior difensore perimetrale del roster in Andre Roberson). Con George fuori ritmo, ai Thunder è mancata la potenza di fuoco per competere con i profondissimi Rockets: Carmelo Anthony ha chiuso con 23 punti superando Jerry West al 20° posto nella classifica marcatori ogni epoca, ma solamente 4 sono arrivati nella ripresa; Russell Westbrook ne ha aggiunti 32 con 15/27 al tiro e 7 assist, ma ha anche commesso 9 delle 19 palle perse di squadra; Steven Adams ha sfiorato la doppia doppia con 16+8 e il neo arrivato Corey Brewer ha segnato 10 punti in 23 minuti, ma con -20 di plus-minus (il peggiore di squadra). Con nessun altro membro della squadra in grado di raggiungere la doppia cifra, è davvero difficile pensare di tenere il passo di un attacco atomico come quello dei Rockets: non a caso Billy Donovan nell’ultimo quarto è ricorso al fallo sistematico su Clint Capela cavandone fuori un doppio 1/2 ai liberi e due canestri dall’altra parte per tornare a -11, ma D’Antoni è stato veloce nel sostituire lo svizzero con P.J. Tucker e chiudere con il quintetto ultra-piccolo, una strutturazione che tornerà di fondamentale importanza con l’avanzare della stagione — quando bisognerà vincere le partite non solamente con l’attacco, ma anche con i possessi difensivi e la versatilità di cambiare su tutto. Due qualità che non sembrano mancare a questi Houston Rockets sempre più lanciati verso il miglior record NBA.