Toronto non si ferma e grazie alla solita panchina (da 69 punti) batte anche New York, allungando su Boston che perde la gara contro i Pacers e Kyrie Irving per infortunio nel secondo tempo. Tutto facile per Houston a Dallas nonostante l’assenza di James Harden, non basta a New Orleans la tripla doppia con le stoppate di Anthony Davis per battere Utah
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Dallas Mavericks-Houston Rockets 82-105
No Harden, sì party per gli Houston Rockets, ormai maturi e talmente tanto rodati da poter fare a meno della loro punta di diamante. Il Barba resta fuori nel derby texano per tirare un po’ il fiato, ma a Chris Paul e compagni basta promuovere Eric Gordon in quintetto per farne le veci e vincere dominando il secondo tempo contro Dallas. Il miglior sesto uomo della passata stagione chiude con 26 punti e 6/11 dall’arco a cui si aggiungono i 24 e 12 assist di CP3, che ha ripetutamente imbeccato i tiratori dei Rockets i quali, nonostante l’assenza di Harden, chiudono lo stesso con 17 triple a bersaglio (su 45 tentativi): “Quanti sono, 30 punti a partita quelli realizzati da Harden?”, commenta Paul a fine gara. “Beh, il suo è un modo per lasciare spazio a un altro, dandogli la possibilità di esprimersi da protagonista per una volta”. Il parziale decisivo come detto arriva a inizio ripresa, quando Houston spazza via tutto e tutti realizzando le prime sei triple, godendosi un Paul che segna o assiste i primi 20 punti del secondo tempo e chiudendo la frazione con un parziale di 32-16. Game, set and match: “È stato un magnifico direttore d’orchestra, al comando di una grande squadra. Ma non sorprende, è un lavoro che ha fatto di continuo negli ultimi 15 anni”, racconta coach D’Antoni, che si gode il primato sempre più solitario a Ovest. E Dallas? I Mavericks chiudono con 20 punti di Dwight Powell (9/11 al tiro) e poco altro, in una gara da 33/94 di squadra al tiro e archiviando con un mese d’anticipo una delle peggiori stagioni degli ultimi 20 anni.
New York Knicks-Toronto Raptors 106-132
Contro i Knicks al Madison Square Garden ennesima dimostrazione di forza delle seconde linee della miglior squadra a Est, i Toronto Raptors: quattro giocatori in doppia cifra dalla panchina (contro solo tre del quintetto), con C.J. Miles a quota 13, Delon Wright a 12, Fred VanVleet a 11 e Jakob Poeltl a 10, per un totale di 69 punti prodotti dalla totalità delle riserve di coach Casey. Con una produzione del genere da parte dei rincalzi, Toronto può sopportare la serata storta di DeMar DeRozan (4/16 al tiro per solo 9 punti) e affidarsi ai punti sotto canestro di Jonas Valanciunas, che chiude a un soffio dalla doppia doppia (17 e 9 rimbalzi, con soli 6 tiri dal campo). I Raptors segnano almeno 30 punti in tutti i quattro quarti, ma è nel secondo tempo che spezzano la partita in due e vanno a centrare l’ottava vittoria in fila, grazie a una serata di lusso dal punto di vista offensivo (132 punti a tabellone, uno in meno del massimo stagionale, per la 19^ volta consecutiva a quota 100 o più punti) con percentuali superiori al 50% dal campo e un ottimo 45.7% da tre punti su ben 35 tentativi. Tutti i numeri sono ovviamente a favore dei canadesi, che dominano i Knicks a rimbalzo (+15, 52-37) e chiudono con 32 assist su 47 canestri segnati. Troppo per una New York in caduta libera alla settima sconfitta in fila e al 15° ko delle ultime 16: Tim Hardaway Jr. è il migliore a quota 25, mentre Luke Kornet ne aggiunge 18.
Boston Celtics-Indiana Pacers 97-99
Nella mente dei Pacers era rimasto indelebile il ricordo della sfida di dicembre, quando Indiana polverizzò il suo vantaggio nell’ultimo minuto e si vide strappare la palla su una rimessa da Terry Rozier che costò una schiacciata sulla sirena e una sconfitta pesante in ottica playoff. Il copione anche questa volta sembrava essere simile, con Boston abile prima a rubare un paio di punti su una rimessa da fondocampo e poi a recuperare il pallone grazie a un discutibile fallo in attacco di Victor Oladipo. Il punteggio sul tabellone è 99-97 Pacers a 1.5 secondi dal termine, ma il possesso torna nuovamente ai Celtics. Rozier però questa volta si ferma soltanto sul ferro, concedendo ai Pacers una vittoria che sa di terzo posto a Est vista la contemporanea sconfitta dei Cavaliers a Los Angeles. Merito dei 27 punti di Oladipo, dei 19 e 10 rimbalzi di Myles Turner e del chirurgico 54% di squadra abbondante al tiro dalla lunga distanza. “Ho chiesto più volte ai miei ragazzi di restare calmi, di pensare a difendere negli ultimi secondi. Questi sono i segnali che vogliamo raccogliere, quelli di una crescita che deve continuare assieme ai risultati”. Coach McMillan si gode giustamente il momento, anche se a Boston hanno più di una attenuante rispetto alla sconfitta. Il roster dei Celtics infatti continua a essere fortemente rimaneggiato, senza Al Horford e Jaylen Brown e privato poi anche di Kyrie Irving nella ripresa. L’ex point guard dei Cavaliers non è ritornata sul parquet nel secondo tempo, alle prese con un sospetto dolore al ginocchio sinistro. “Non un grande tiro – racconta coach Stevens riguardo la preghiera di Rozier nel finale -, ma gli ho visto segnare conclusioni ben più complesse”. Peccato non ci fosse Irving disponibile sul parquet, altrimenti ci avrebbe pensato lui.
New Orleans Pelicans-Utah Jazz 99-106
Dopo 10 vittorie consecutive, arrivano due stop in fila per New Orleans, sconfitta di nuovo in casa da Utah dopo il ko contro Washington. Questo nonostante Anthony Davis mandi a libri una rara tripla doppia da 25 punti, 11 rimbalzi e 10 stoppate, con Jrue Holiday in doppia doppia (18 con 10 assist) e altri due giocatori – Ian Clark e Darius Miller – in doppia cifra dalla panchina. Utah è più squadra e vanta maggiore profondità, e così all’exploit di Davis risponde con due giocatori sugli scudi: Ricky Rubio chiude con 30 punti, 10 rimbalzi e 7 assist e un ottimo 4/5 da tre punti, mentre il rookie Donovan Mitchell ne mette 27. Non sono i soli, in casa Jazz: il terzo ventello di serata lo sigla Joe Ingles, mentre Rudy Gobert va in doppia doppia con 19 e 16 rimbalzi. Utah non tira bene dal campo (sotto il 42%) ma colleziona 55 rimbalzi contro i soli 37 dei Pelicans, che si tramutano in 64 punti in area contro i 48 degli avversari. Spinta da un Rubio ispiratissimo, Utah corre e trova punti facili in contropiede (27 a fine gara, 14 in più di quelli di New Orleans): si spiega così il quinto successo in fila degli uomini di Quin Snyder, vicinissimi ai Clippers per l’ottavo e ultimo posto per i playoff nella Western Conference.
Denver Nuggets-Sacramento Kings 130-104
Stretta in mezzo a una striscia di tre partite in casa e una di otto su nove in trasferta, la gara contro i Sacramento Kings ha rappresentato esattamente quello che i Denver Nuggets speravano: una bella iniezione di fiducia prima di affrontare il periodo più tosto della stagione. “Era da parecchio che attendavamo un blowout del genere” il commento del veterano Paul Millsap, che ha lasciato spazio ai suoi compagni segnando solo 6 punti con 9 rimbalzi e 4 assist. A prendersi gli onori del caso ci ha pensato Nikola Jokic, autore della sua settima tripla doppia stagionale con 20 punti, 11 rimbalzi e 10 assist, con anche Gary Harris (21) e Jamal Murray (20) a dargli man forte. Una vittoria facile per i Nuggets, andati avanti anche di 36 punti lasciando i titolari in panchina per l’ultimo quarto. La prestazione di Jokic ha lasciato sbalorditi tanto i compagni quanto gli avversari: Jamal Murray si è sorpreso che le sue triple doppie siano solo sette (“Pensavo fossero 20 a questo punto”), mentre Zach Randolph non ha potuto fare altro che dire “Jokic è speciale ragazzi, è un futuro All-Star”. Il veterano dei Kings è uno dei sei giocatori in doppia cifra guidati dai 18 dalla panchina di Buddy Hield in una gara mai in discussione: “O colpisci o vieni colpito: noi siamo stati colpiti e hanno continuato a colpirci per tutta la gara” il commento di coach David Joerger.
Altanta Hawks-Chicago Bulls 122-129
I padroni di casa partono a mille, grazie a un ispiratissimo Taurean Prince: l’ala degli Hawks segna 10 dei primi 19 punti della propria squadra e il parziale di 24-8 sembra indirizzare da subito la partita. Sbagliato, perché il secondo quarto vede Chicago reagire e chiudere la frazione con un contro parziale di 33-16, che li porta in vantaggio all’intervallo di tre punti (53-50). Atlanta, già senza il proprio leader Dennis Schroder, deve fare a meno in corsa anche a Kent Bazemore che deve uscire per una sospetta lesione al ginocchio destro: chi resta in campo è chiamato a fare gli straordinari, tanto che sia Mike Muscala (19 punti per lui) che Taurean Prince (38 alla fine, con 11/18 al campo e anche 7 assist e 6 rimbalzi) chiudono con i propri massimi in carriera. Non bastano però per evitare la sconfitta contro una Chicago che manda 7 giocatori in doppia cifra: Bobby Portis ne segna 21 (con 10 rimbalzi) uscendo dalla panchina e altrettanti ne manda a tabellone Zach LaVine che sigla anche i 4 liberi decisivi nel finale. Ci sono anche 19 punti per Lauri Markkanen e 14 da Antonio Blakeney dalla panchina, da dove coach Hoiberg ottiene 62 dei 129 punti, quasi la metà del bottino totale.