Proprio sul campo della squadra di cui Jordan è proprietario, la superstar di Cleveland raggiunge il n°23 di Chicago per numero di gara consecutivamente terminate con 10 o più punti: “Mi sono innamorato del basket grazie a MJ, non avrei mai pensato di poter essere come lui”
Metà del secondo quarto. J.R. Smith alza un alley opp al ferro. LeBron James sale in cielo e va a schiacciare. Una giocata vista altre volte, ma questa è speciale. Perché il n°23 di Cleveland raggiunge la doppia cifra nel suo personale tabellino per la 866^ volta consecutiva (si deve tornare al 5 gennaio 2007 per vedere James tenuto a 3/13 al tiro e solo 8 punti nella vittoria dei Cavs su Milwaukee), eguagliando proprio un altro n°23, quello dell’attuale proprietario degli Charlotte Hornets avversari di serata, Michael Jordan. “Ogni volta che il mio nome viene menzionato insieme a quelli dei migliori – e in questo caso parliamo di Mike [Jordan], ovvero del giocatore forse più forte di sempre – per me è un altro traguardo nella mia carriera che mi permette di apprezzare appieno quello che sono stato capace fin qui di fare. Non riesco neppure a spiegare come ci sono riuscito. Non è che scendo in campo ogni sera con l’obiettivo di fare almeno 10 punti: è un qualcosa che viene da sé, è organico al mio gioco”, le dichiarazioni della superstar di Cleveland nel dopo partita. Il podio storico dei giocatori con più doppie cifre consecutive nella storia NBA vede il nome di Kareem Abdul-Jabbar (787) sul gradino più basso sotto la coppia James-Jordan, mentre tra i giocatori in attività a inseguire il n°23 dei Cavs ci sono James Harden a quota 257 e DeMarcus Cousins con 162 partite in fila con almeno 10 punti. Un risultato che LeBron James ha ottenuto nel 99.3% delle gare disputate in carriera, la percentuale al momento più alta di sempre, mentre la sua media realizzativa (27.4) rimane inferiore di oltre 4 punti a quella di MJ (31.7). “Indosso il n°23 per via di Michael Jordan – ha ammesso James – e penso di essermi innamorato della pallacanestro grazie a Michael Jordan e a quello che è stato capace di fare. Quando lo vedevo giocare, per me era come vedere un dio. Non pensavo proprio che un giorno sarei potuto essere come lui”.
Come Jordan
Il pubblico di Charlotte non è rimasto impassibile davanti al compiersi della storia, salutando con cori di “M-V-P, M-V-P” l’uscita dal campo dell’avversario, autore di un’altra gara memorabile chiusa con 41 punti, 10 rimbalzi e 8 assist, tirando 14/26 dal campo e 5/10 da tre punti: “Quei cori sono stati qualcosa di davvero incredibile”, ha ammesso James. “Quando avrò chiuso con la mia carriera, questi sono i momenti che vorrei rivivere e che non potrò più fare, per cui non voglio assolutamente darli per scontati, soprattutto per il fatto che accadono in trasferta”. “Si prende delle standing ovation in qualsiasi arena in cui gioca – commenta il suo compagno J.R. Smith – è come vedere Michael Jackson in tour: davvero meraviglioso”. Le ultime parole di serata sono quelle dell’allenatore ad interim (in attesa che coach Lue torni disponibile) di Cleveland, Larry Drew, uno che da assistente Michael Jordan lo ha allenato, sulla panchina di Washington: “MJ era più un giocatore di finezza, ma la combinazione di fisico, velocità e potenza di LeBron non si è mai vista prima. È qualcosa di diverso da tutto, ma se c’è qualcosa in comune tra questi due campioni è il loro desiderio di giocare sempre al massimo, di vincere e di essere i migliori”. Appaiati – solo per un paio di giorni – a 866 partite in fila in doppia cifra: in attesa che James diventi titolare in solitaria dell’ennesimo record NBA.