In una partita fondamentale per andare ai playoff, la leggenda degli Spurs ha realizzato un parziale di 8-0 in 49 secondi decisivo per battere i Blazers, chiudendo con 17 punti e 7/7 al tiro. E con 29 partite da 10 o più punti ha raggiunto quelle realizzate da Michael Jordan alla sua stessa età...
Nel corso degli ultimi anni Manu Ginobili si è guadagnato il nomignolo di “Granpa Juice”, un modo scherzoso per sottolineare la carta d’identità ormai non più nuovissima. Eppure partite come quella di stanotte sono lì a ricordarci che un campione rimane tale a qualsiasi età, pur diminuendo il numero di volte in cui può mostrare al mondo la sua classe nel corso di una stagione o di una stessa partita. La vittoria di stanotte ai danni dei Portland Trail Blazers porta inevitabilmente la sua firma, perché il parziale personale di 8-0 in 49 secondi con cui ha creato il solco decisivo è una prestazione da “Vintage Manu”, come un po’ tutti si sono affrettati a dire nel post-gara. La leggenda argentina ha chiuso con 17 punti e un perfetto 7/7 dal campo (non gli era mai riuscito in carriera) in 19 minuti sul parquet, realizzando due triple in transizione e un sottomano di destro in controtempo per portare i suoi dal +4 al +12, chiudendo una vittoria fondamentale per la rincorsa ai playoff dei texani. Con questo successo ora agli Spurs basta vincere in casa contro i Sacramento Kings per assicurarsi la 21^ partecipazione consecutiva alla post-season, andando poi a giocarsi con i New Orleans Pelicans il posizionamento nella metà bassa di una Western Conference fluida come non mai. Merito anche di Ginobili, che si è guadagnato sul campo un altro giro di giostra nel momento più bello dell’anno: “Stasera mi sentivo molto ‘juicy’” ha detto Manu dopo la gara, facendo riferimento al suo soprannome. “Non so perché è successo, semplicemente mi sentivo bene. Forse è perché ho dormito nove ore, non succede molto spesso con i miei figli in giro per casa…” ha aggiunto con un sorriso. “Mi sono entrati un paio di tiri e ho sentito quel tipo di adrenalina che ti sale, cercando di sfruttarla a mio favore. Sono molto contento che sia successo in una partita come quella di oggi, ci ha aiutato a vincere”.
I compagni in adorazione: “Ma come fa a 40 anni?”
Ginobili ha raccontato che, nonostante fosse accoppiato con un difensore fisicamente imponente come Al-Farouq Aminu, ha comunque deciso di attaccare andando a destra perché si sentiva particolarmente bene, nonostante avesse a disposizione uno scarico facile per Rudy Gay. Non che all’ala sia dispiaciuto: “Quando gioca così bisogna solo levarsi di torno e farlo lavorare: Manu trova un modo per farcela ogni singola sera, anche alla sua età. Stasera ha dimostrato per l’ennesima volta perché è un Hall of Famer”. Un concetto che il suo giovane compagno Dejounte Murray ha sottolineato con ancora maggiore veemenza, sollevando un punto importante: “Ha 40 anni, cos’altro si può volere da lui? Ha già dato tutto quello che doveva dare, è un futuro Hall of Famer, ha vinto titoli su titoli. Manu potrebbe stare con la sua famiglia e i suoi figli. Eppure sta mostrando a tutti che tipo di amore e passione ha per il gioco rimanendo qui con noi”. Chissà che il messaggio non sia arrivato anche a Kawhi Leonard, ancora alle prese con il misterioso recupero da un infortunio che lo staff medico degli Spurs ha decretato risolto ormai settimane fa. Nel frattempo, i suoi compagni ispirati dalle prestazioni di Ginobili e da un super LaMarcus Aldridge (28 punti anche contro Portland) sono a un passo da dei playoff che solo un mese fa sembravano lontanissimi. E più il tempo passa, e più i nomi a fianco al suo in quanto a longevità si fanno importanti: solo altri quattro giocatori nella storia hanno realizzato più partite in doppia cifra di Ginobili a 40 o più anni (Kareem Abdul Jabbar, Robert Parish, John Stockton e Karl Malone), e le sue 29 gare con 10 o più punti hanno pareggiato quelle di un certo Michael Jordan alla sua stessa età. Nomi da leggenda alla quale Manu Ginobili sicuramente appartiene.