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NBA, i risultati della notte: Utah travolge Golden State, vince Washington

NBA

I Jazz vincono con 40 punti di scarto contro gli Warriors, agganciando i Blazers al 3° posto e pronti a giocarsi nello scontro diretto la posizione in classifica. Gli Wizards battono i Celtics e agganciano gli Heat, restando però ottavi. I Pacers tengono a riposo i big e perdono con gli Hornets, i Suns già certi dell’ultimo posto battono i Mavericks a domicilio

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Utah Jazz-Golden State Warriors 119-79

Una partita dal diverso significato e valore per le due squadre in campo, certo, ma una vera e propria lezione incassata dagli Warriors, mai fortunati in questa stagione nelle trasferte a Salt Lake City. I Jazz stravincono dominando una gara mai in discussione, controllata ben oltre la doppia cifra di vantaggio per oltre tre quarti e mezzo dai padroni di casa, che adesso vincendo contro Portland possono prendersi il 3° posto a Est. A fine dicembre nessuno avrebbe creduto in un’impresa del genere, con i Jazz che hanno vinto 29 delle ultime 33 partite e sono risaliti inesorabilmente dal decimo al terzo posto a Ovest. A guidare i Jazz ci pensa Donovan Mitchell, provocatorio nei confronti di Ben Simmons (che c’era andato giù pesante) con la felpa indossata al suo arrivo con su scritto il significato della parola ‘rookie’ (sottintendendo che la point guard australiana, al secondo anno nella lega, non dovrebbe essere considerato tale), e autore poi sul parquet di 22 punti con quattro triple. Canestri necessari per salire a quota 186 dalla lunga distanza in stagione e battere il record all-time detenuto da un giocatore al primo anno (185 bersagli, che apparteneva a Damian Lillard). I Jazz vincono con 40 punti di scarto, che si aggiungono ai 30 subiti al termine dell’altro viaggio degli Warriors a Salt Lake City e che portano i Jazz a diventare la terza squadra nella storia della lega ad aver inflitto due sconfitte da 30+ punti ai campioni in carica nella stessa regular season (Pistons 1998-98 con i Bulls e Syracuse Nationals nella 1959-60 con i Celtics le altre due). Il dato più significativo però è un altro: è la peggior sconfitta incassati dagli Warriors sotto la guida di Steve Kerr, che per lunghi tratti di match ha tenuto sul parquet sia Thompson che Durant, quasi a volergli far assaporare fino in fondo la delusione. Golden State archivia così la regular season con un record di 58-24 (il peggiore degli ultimi quattro anni), chiusa con un mediocre 7-10 da quando Step Curry è rimasto fuori per infortunio. "Non sono preoccupato dal rendimento della squadra", sottolinea Thompson negli spogliatoi, rientrato in campo nel finale per segnare i quattro punti necessari che mancavano per concludere la stagione con 20 di media. Da sabato bisognerà preoccuparsi di questioni più importanti.

Washington Wizards-Boston Celtics 113-101

La sfida del Verizon Center potrebbe essere a tutti gli effetti un antipasto playoff, anche se la griglia definitiva verrà stilata soltanto tra 24 ore. La situazione a Est infatti resta molto incerta e Washington con questo successo su Boston si garantisce una chance di arrivare addirittura al 6° posto, in caso di doppia sconfitta Milwaukee/Miami. Per battere i Celtics c’è voluto il miglior John Wall, autore di 29 punti e 12 assist, che gli hanno permesso di superare quota 5.000 passaggi vincenti in carriera. Stanotte in back-to-back c’è la sfida contro Orlando, che Wall potrebbe saltare per ancora non in grado di affrontare il doppio impegno in due giorni: “Per me non ci sono problemi, ma è una decisione che spetta al coach. C’è chi vuole giocare, io invece voglio competere”. Partirà certamente per la Florida, ma poi dovrebbe restare a guardare i suoi compagni dalla panchina. Per l’ultima volta in stagione, visto che poi si inizierà a fare sul serio. Un’assenza alla quale si potrebbe aggiungere anche quella di Otto Porter, autore di 12 punti nel primo tempo della sfida e tenuto poi a riposo nella seconda metà di gara a causa di un problema al polpaccio destro. I Celtics invece – che non avevano più niente da giocarsi – si godono un super Jaylen Brown nel primo quarto (chiuso con 21 punti) e allungano la rotazione in attesa che questa regular season volga al termine. Manca ancora una partita, un’ultima notte in cui si decideranno le sorti di molte squadre. E in cui Boston conoscerà l’avversaria al primo turno playoff.

Los Angeles Lakers-Houston Rockets 99-105

Houston vince ancora, porta a 65 il conteggio di successi in una stagione sempre più da record e si appresta a concludere il mini-tour californiano a Sacramento questa notte. Coach D’Antoni dopo il ko di Pasqua contro gli Spurs aveva parlato chiaro: “Non serve il riposo, ci fa perdere ritmo”. E così è stato: James Harden, Chris Paul e soci tutti sul parquet, con il Barba autore di 21 punti e dieci assist, a cui si aggiungono i 22 di CP3 e i 16 di Gerald Green in uscita dalla panchina. La storia della partita però è un’altra, quella di Andre Ingram; veterano classe 1985 al suo esordio con la maglia giallo-viola. Una storia di costanza e perseveranza abbracciata con affetto dal pubblico dello Staples Center e dallo spogliatoio Lakers. Ingram infatti è una colonna portante a Los Angeles, professionista da 11 anni e da dieci in G-League. Recordman per triple nella lega di sviluppo, quinto per punti e più in generale uomo spogliatoio per eccellenza, Ingram ha bagnato il suo esordio con una prestazione da ricordare: segna 11 punti nei suoi primi sette minuti sul parquet e chiude con 19, giocando possessi decisivi nel finale, entrando così a suo modo nella storia Lakers. Da quando i giallo-viola si sono trasferiti a Los Angeles infatti, Ingram è il quarto per punti realizzati all'esordio dietro Magic Johnson (26), Nick Van Exel (23) e Jerry West (20). 

Indiana Pacers-Charlotte Hornets 93-119

Ultima partita di regular season per entrambe che, a dispetto del risultato di quest’ultimo incrocio, ha sorriso molto di più ai Pacers che contro gli Hornets si prendono un turno di riposo. Oladipo resta a guardare i compagni, mentre i vari Turner, Sabonis e Collison non superano i 20 minuti di utilizzo, tenuti in attesa di conoscere con certezza chi sarà l’avversario al primo turno playoff tra Philadelphia e Cleveland. Charlotte invece saluta la stagione chiudendo con un record di 36-46 che non è bastato a restare in corsa per conquistare l’accesso alla post-season. Alla sirena finale sono sei giocatori in doppia cifra, guidati dai 24 punti in uscita dalla panchina di Frank Kaminski (massimo in carriera eguagliato), a cui si aggiungono i 15 di Kemba Walker e i 14 con 17 rimbalzi di Dwight Howard. “L’assenza di coach Clifford è stata un duro colpo per noi, così come quella di Cody Zeller sul parquet ci ha limitato tantissimo – racconta Marvin Williams, autore di 15 punti e cinque triple, suo massimo in carriera -. Quando perdi persone dal grande peso specifico, è difficile rifarsi sotto”. Charlotte manca così l’accesso ai playoff per la terza volta negli ultimi quattro anni, consapevole che in estate con l’arrivo di Mitch Kupchak ci sarà una vera e propria rivoluzione. 

Dallas Mavericks-Phoenix Suns 97-124

A Phoenix, aritmeticamente certi dell’ultimo posto, hanno voluto togliersi lo sfizio di vincere; sensazione che in trasferta la squadra dell’Arizona non provava dal lontano 1 marzo. Un successo che non cambia le carte in tavola: i Suns si godono il loro ultimo posto, felici per i 36 punti realizzati da Alec Peters in uscita dalla panchina (massimo in carriera, ovviamente) e degli altri cinque giocatori in doppi cifra. Per entrambe le squadre era l’ultima esibizione in una regular season che li ha visti costretti a recitare il ruolo degli sparring partner, anche se per Phoenix ci potrebbe essere davvero tanto da festeggiare a metà maggio. Non per i playoff, ma per la lottery che assegnerà una pallina molto pesante. Dallas invece saluta come aveva iniziato, una stagione di transizione che spera non sia stata l’ultima per una leggenda come Dirk Nowitzki.