A poche ore dal termine dell'ultima gara di regular season, i New York Knicks hanno immediatamente licenziato il loro allenatore, titolare in due anni di un record di 59 vittorie e 104 sconfitte. Con lui se ne va anche Kurt Rambis, gli ultimi uomini voluti da Phil Jackson
Solo nella Grande Mela “a New York minute” non vale un minuto ma più un secondo, per raccontare dell’eterna frenesia e fretta che contraddistingue la città che non dorme mai. Non sappiamo se ha dormito Jeff Hornacek, sul volo di ritorno da Cleveland, dove aveva guidato i suoi all’ultima gara della stagione – beffardamente vinta – contro LeBron James e compagni. Se lo ha fatto, quando ha riaperto gli occhi e messo piede sul suolo newyorchese, ha sentito pronunciare le temutissime parole: “You’re fired”, con le parole dell’attuale presidente USA. Ecco perché al seguito della squadra, per l’ultima trasferta, c’era tutta la dirigenza, dal presidente Steve Mills al general manager Scott Perry fino al responsabile sviluppo dei giocatori Craig Robinson. In tre per annunciare una semplice notizia: i New York Knicks da oggi sono già alla ricerca di un nuovo allenatore. Sarà l’undicesimo da quando Jeff Van Gundy ha scelto di abbandonare la panchina blu-arancio nel 2001. Hornacek – non più tardi di mercoledì, prima della trasferta in Ohio – aveva sottolineato l’importanza che la franchigia dimostrasse “pazienza e continuità”, candidandosi a condure in prima persona – insieme alla dirigenza – le consuete exit interview di fine anno con i vari giocatori. Invece la exit l’ha imboccata di gran corsa lui, cacciato a poche ore dall’ultima sirena stagionale, nonostante un ultimo anno di contratto ancora potenzialmente da onorare. Hornacek paga un’annata con solo 29 vittorie e un biennio che vede il suo bilancio ammontare a un misero 59-104, ma anche la percezione di essere l’ultimo rappresentante (insieme al suo assistente allenatore Kurt Rambis, ugualmente licenziato) della precedente gestione, nelle mani del rinnegato Phil Jackson. A nulla sono valse le considerazioni legate alla partenza positiva della squadra, piuttosto che alla malasorte che ha tolto di mezzo il leader e la star della squadra, Kristaps Porzingis. Mills e Perry a Hornacek avevano chiesto una squadra almeno difensivamente da vertice, mentre invece il 22° posto per punti subiti per 100 possessi sta lì a indicare il contrario, così come anche altri obiettivi squadra – ritmo di gioco più alto e maggior ricorso al tiro da tre punti – sono andati disattesi (a metà classifica per quanto riguarda il primo aspetto, addirittura penultimi in tutta la lega per frequenza di triple tentate).
Tutti i pretendenti alla panchina blu-arancio
Così, con Hornacek già nello specchietto retrovisore, Steve Mills e Scott Perry sembrano già proiettati verso il futuro, alla ricerca dell’uomo giusto da mettere su una delle panchine più prestigiose ma anche maledettamente scomode dell’intera lega. Essendo New York, però, la lista di nomi di possibili candidati (anche eccellenti) disponibili al posto è già piuttosto lunga. Si va da Mark Jackson, figlio di casa, a David Blatt, compagno di squadra a Princeton proprio di Mills; da David Fizdale (nel mirino anche di Phoenix) a Doc Rivers, nel caso non dovesse essere confermato ai Clippers; fino a due ex giocatori del recente passato come Jerry Stackhouse, oggi sulla panchina della squadra di G-League affiliata ai Raptors, a Jason Kidd. Chi prenderà il posto di Hornacek avrà l’investitura diretta della dirigenza ma dovrà fare a meno di Porzingis – alle prese con la riabilitazione al ginocchio – si dice almeno fino a gennaio. Non certo il modo migliore di iniziare l’avventura in una piazza che non vuole aspettare. E che se dimostra pazienza, lo fa al massimo per un “New York minute”.