Il processo di crescita dei Sixers sta portando i suoi frutti e Philadelphia arriva ai playoff lanciatissima, grazie alle 16 vittorie consecutive. Dall’altra parte Spoelstra e Wade non vogliono recitare il ruolo di comparsa e sanno di dover approfittare della mancanza d’esperienza dei giovani Sixers. Nel mezzo Marco Belinelli, mai così in forma e mai così protagonista, tornato ai playoff dopo tre anni d’astinenza
LE PREVIEW: GOLDEN STATE-SAN ANTONIO TORONTO-WASHINGTON
Marco Belinelli aspettava da tre anni questo momento, arrivato dopo esperienze negative, difficoltà e tanto tanto lavoro. L’azzurro si gode i playoff dopo averli giocati l’ultima volta nel 2015 con gli Spurs (battuto in sette gare dai Clippers al primo turno), in giro per la lega per 36 mesi (Sacramento, Charlotte, Atlanta, nell’ordine) e approdato a Philadelphia soltanto a metà febbraio. La sua impronta Belinelli però è riuscito subito a lasciarla, tassello perfetto in un meccanismo che non vedeva l’ora di iniziare a girare con tutti i pezzi al loro posto. In 24 mesi a Philadelphia è cambiato totalmente il panorama, le ambizioni, le pretese. A una velocità che raramente si era vista anche in una lega camaleontica come la NBA. Joel Embiid e Ben Simmons, al primo vero anno da professionisti, si sono rivelati non dei talenti in erba, ma una della migliori coppie della lega (dati alla mano, nessuno incide più di loro due nel migliorare la squadra). Mai nessuna squadra era arrivata ai playoff vincendo le ultime 16 partite consecutive: dopo anni d’attesa costellati di sconfitte, si sono voluti prendere la rivincita. Per incassare gli interessi però toccherà fare i conti contro gli Heat, una squadra meno talentuosa ma che dispone in quantità di tutto ciò che manca ai Sixers: l’esperienza. Erik Spoelstra resta uno dei migliori allenatori NBA, soprattutto in situazioni playoff che così spesso ha vissuto in carriera; felice di poter disporre del fedele scudiero Dwyane Wade. Il capitano degli Heat ha giocato 172 gare ai playoff in carriera; tutto il probabile quintetto titolare dei Sixers in gara-1 arriva a 90 complessive. Questo peserà come un macigno sui Philadelphia, che parte inevitabilmente con i favori del pronostico e con il fattore campo a disposizione, ma che dovrà ancora una volta dimostrarsi più matura di quanto fosse lecito attendersi alla vigilia.
I dati della regular season
Philadelphia 76ers (52-30)
Pace: 102.2 (4)
Offensive Rating:107.4 (11)
Defensive Rating: 102.0 (3)
Net Rating: 5.4 (4)
Miami Heat (44-38)
Pace: 97.7 (26)
Offensive Rating: 104.5 (20)
Defensive Rating: 104.0 (7)
Net Rating: +0.5 (17)
I precedenti stagionali: 2-2 negli scontri diretti
2 febbraio 2018: Philadelphia-Miami 103-97 (highlights)
14 febbraio: Philadelphia-Miami 104-102 (highlights)
27 febbraio: Miami-Philadelphia 102-101 (highlights)
8 marzo 2018: Miami-Philadelphia 108-99 (highlights)
Partite sempre equilibrate, dall’esito incerto e che alla fine hanno premiato la squadra di casa. Giocate in poco più di un mese, le quattro gare di regular season danno uno spaccato interessante dei possibili scenari che potrebbe venire fuori nei prossimi dieci giorni. La prima sfida è stata un condensato di temi: il Wells Fargo Center in festa per la vittoria del SuperBowl, Joel Embiid che gioca dominando il suo primo back-to-back in carriera travolgendo Hassan Whiteside (20 a 4 solo alla voce punti, più tutto il resto), Miami che precipita sul -30 e poi rischia quasi di vincerla. Gara-2 è più probante, perché Embiid non c’era, ma i Sixers dimostrarono di poter essere lo stesso convincenti: Miami va avanti di 20, subisce la rimonta e perde in volata contro la tripla doppia di Ben Simmons e i 17 punti di Marco Belinelli all'esordio (festeggiato da tutti a fine partita). In Florida invece la storia è stata profondamente diversa, con Dwyane Wade mattatore in gara-3 (massimo in stagione a quota 27, con tanto di canestro vintage della vittoria) e Whiteside in grado di vincere la sfida diretta con Embiid e regalare agli Heat un successo con nove punti di margine. Insomma, letteralmente ogni tipo di scenario.
Perché vincerà Philadelphia
La solidità difensiva, unita alla rapidità d’esecuzione e al ritmo garantito alla partita sono delle armi che fanno pendere la bilancia in favore dei Sixers. Philadelphia sa andare piano, Miami invece verrebbe travolta se accettasse di correre. E soprattutto l’attacco degli Heat (20° in NBA) manca di soluzioni affidabili a cui ricorrere nei momenti di difficoltà. I difensori dei Sixers sono lunghi, rapidi e sapientemente amalgamati da coach Brown, che a furia di seminare adesso non vuole perdere l’occasione di raccogliere. Tutto questo senza pesare il fattore Embiid, un All-Star che deve ancora dimostrarsi all’altezza del palcoscenico playoff, ma che ha tutte le carte in regola per essere determinante su entrambi i lati del campo. Con il lungo camerunense sul parquet Philadelphia segna 111.4 punti su 100 possessi (peggio solo dei Rockets) e incassa 99.7 punti (di gran lunga la miglior difesa NBA). Un giocatore che sposta e che non ha mai sofferto la pressione. Ultima, ma non di certo per importanza, la profondità delle panchina e delle alternative: Belinelli, Ilyasova e Fultz sono tre titolari aggiunti, utili a scombinare le carte durante i tanti adattamenti che ci saranno nella serie. Philadelphia può giocare small-ball, può essere lunghissima e fisica, può allargare il campo con grandi tiratori. I Sixers non possono dunque che essere i favoriti.
Perché vincerà Miami
Gli Heat sanno di partire un passo indietro, ma confidano nella loro esperienza e capacità di adattamento data da un roster che a livello di atletismo dispone di diverse opzioni per fronteggiare i Sixers. Whiteside deve smettere di essere un caso, Dragic dare dimostrazione di valere l’All-Star Game che ha giocato a febbraio, condendo il tutto con ampie spruzzate di canestri dall’arco (Miami è la migliore in NBA per triple nei finali di quarto periodo e overtime, situazioni in cui gli Heat hanno giocato spesso). Gli Heat sono terzi per miglioramento del Net Rating nel post-All-Star Game, sapendo di avere in Dwyane Wade un asso nella manica da poter giocare a gara in corso; unico del roster in grado di spostare da solo le sorti di un sfida playoff (anche se il 36.8% effettivo fuori dal pitturato lo rende il penultimo per rendimento in tutta la lega). Nonostante l’età, gli acciacchi e il fiato corto, il talento del capitano degli Heat è sempre quello. Già due anni fa contro Charlotte ha dimostrato di poter cambiare marcia quando serve, potrebbe succedere di nuovo.
L’accoppiamento chiave della serie: la marcatura degli Heat su Simmons
Con Embiid ai box almeno per due gare (con discreto sollievo di Whiteside sotto canestro), le attenzioni della difesa degli Heat saranno tutte focalizzate su Simmons - diventato sempre più cruciale in queste ultime sfide senza il lungo camerunense. Il rookie australiano è un combinato unico di atletismo, tecnica e rapidità, il tutto concentrato in un corpo infinito e flessuoso che gli permette di pensare (e realizzare) giocate in cui i suoi 210 centimetri (and counting) diventano sempre un punto di forza. Che sia il missmatch spalle a canestro (meno frequente del dovuto), la visione periferica sulla testa dell’avversario o le lunghe leve per correre in transizione, Simmons resta il grattacapo numero uno nella testa di Erik Spoelstra, che contro di lui in stagione ha provato a difendere soprattutto con Josh Richardson, Justise Winslow e James Johnson. Philadelphia – soprattutto nelle prime due sfide senza Embiid – alzerà il ritmo contro una squadra che non ama correre (4° posto Sixers vs. 26° Heat, ma nelle ultime sfide senza Embiid Philadelphia è andata ancora più veloce) e dovrà modellarsi in base alle scelte della difesa degli Heat. Simmons ha tentato 11 tiri dall’arco in totale in stagione, mancando sempre l’appuntamento con la prima tripla NBA in carriera. Miami gli concederà enorme spazio, costringendolo a fare i conti con il suo limite più evidente. La capacità di prendere velocità, di visione, di sfruttare il vantaggio però lasciano ben sperare i tifosi dei Sixers. Il risultato della scommessa sul tiro da tre punti di Simmons è tutt’altro che scontato, anche dando per assodato che quelle conclusioni non verranno prese.
Il calendario della serie
Gara-1 a Philadelphia: notte tra il 14 e il 15 aprile, ore 2
Gara-2 a Philadelphia: notte tra il 16 e il 17 aprile, ore 2
Gara-3 a Miami: notte tra il 19 e il 20 aprile, ore 1
Gara-4 a Miami: 21 aprile, ore 20:30
Gara-5 a Philadelphia: notte tra il 24 e il 25 aprile (se necessario)
Gara-6 a Miami: notte tra il 26 e il 27 aprile (se necessario)
Gara-7 a Philadelphia: notte tra il 28 e il 29 (se necessario)