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NBA, le questioni aperte nell'estate dei New Orleans Pelicans: cosa fare con Cousins e Rondo?

NBA

Dario Vismara

Dopo l'eliminazione contro Golden State, per New Orleans si apre un'estate cruciale per il futuro della franchigia: con i contratti di DeMarcus Cousins e di Rajon Rondo da rinnovare, la dirigenza dovrà decidere quale impronta dare alla squadra per tenere Anthony Davis in città anche in futuro

Se i New Orleans Pelicans avessero fatto saltare per aria la stagione dopo il gravissimo infortunio di DeMarcus Cousins, nessuno avrebbe potuto davvero fargliene una colpa. Per una squadra in lotta per un posto ai playoff e così corta nelle rotazioni, perdere un All-Star di quel calibro sarebbe potuto essere un colpo mortale. Invece il grande merito di coach Alvin Gentry è stato quello di reinventare in corsa l’identità della squadra, cavalcando la stagione strepitosa di Anthony Davis e Jrue Holiday oltre che l’arrivo a febbraio di Nikola Mirotic, che ha fornito all’attacco una nuova dimensione perimetrale. Aggiungendoci la solidità di E’Twuan Moore dall’arco (42.5% da tre in regular season) e le visioni di Rajon Rondo (salito di livello dopo l’infortunio di Cousins), i Pelicans hanno trovato un quintetto base in grado di alzare il ritmo e di mettere Holiday e Davis nelle migliori condizioni per avere successo, come ampiamente dimostrato dalle 48 vittorie in regular season e dalla serie vinta per 4-0 contro i Portland Trail Blazers. La serie di secondo turno contro i Golden State Warriors, però, ha mostrato come Davis e soci siano comunque lontani dal livello richiesto per competere per il titolo, perciò per la dirigenza ora si apre una lunga fase di riflessione attorno a un nome, quello di DeMarcus Cousins. La decisione che verrà presa sul suo contratto in scadenza a giugno determinerà buona parte del futuro prossimo dei Pelicans, con conseguenze possibili anche sulla permanenza o meno di Anthony Davis nell’estate del 2020.

La domanda da 176 milioni di dollari: Cousins merita il massimo salariale?

Se Cousins avesse subito un infortunio grave ma anche solo “normale”, questa domanda non avrebbe neanche ragione di esistere: al netto di tutti i suoi chiarissimi difetti, un talento come quello del centro sarebbe valso un massimo salariale quasi di default. La rottura del tendine d’Achille, però, non è un infortunio normale, specialmente per un giocatore di quella mole, e per questo è lecito che i Pelicans abbiano dei dubbi sull’impegnare così tanti soldi (176 milioni di dollari) per un lungo vicino ai 28 anni reduce da un problema di questa entità. Ad aggiungere dubbi c’è anche il fatto che le pretendenti a Cousins non dovrebbero essere così numerose o agguerrite: in uno scenario in cui pochi hanno spazio a disposizione, quali squadre potrebbero impegnare 130 milioni per quattro anni per un giocatore non solo “particolare” dal punto di vista caratteriale, ma anche lontano dallo standard fisico fatto vedere nella prima parte della carriera?

Queste condizioni di mercato dovrebbero giocare in favore di New Orleans, ma ci sono altri fattori da dover considerare, il più importante dei quali è che i Pelicans – data la loro situazione ingolfata a livello di salary cap – non avrebbero una reale alternativa migliore per cercare di aumentare il talento in squadra. Di fatto, lasciando andare via Cousins a New Orleans resterebbero solamente due eccezioni salariali (una da 8.6 milioni e una da 3.4) da utilizzare in free agency per aggiungere giocatori da rotazione, risorse insufficienti a fare un vero salto di qualità se si considera che anche Rajon Rondo è da rifirmare. Oltre a questo, bisogna considerare l’impatto “emotivo” di una mancata offerta congrua sia su Cousins (come prenderebbe un contratto al ribasso?) sia soprattutto su Davis, che ha bisogno di vedere che la franchigia vuole impegnarsi anche finanziariamente per competere ai playoff.

Considerando tutto questo, è inevitabile che un contratto a Cousins andrà offerto (la possibilità di una sign-and-trade è al momento remota, anche perché avrebbe diverse restrizioni per la squadra acquirente). Lo scenario migliore è un accordo che unisca le esigenze di entrambe le parti: ai Pelicans farebbe comodo un contratto al massimo salariale ma “corto”, da due o tre anni (con l’ultimo in player option), per poter valutare il completo recupero di Cousins dall’infortunio e il suo reinserimento in squadra insieme a Mirotic (da rifirmare nell’estate del 2019). Oppure potrebbero offrire il contratto lungo richiesto da Cousins, ma cautelandosi con clausole legate alle sue condizioni fisiche in maniera simile a quanto fatto dai Philadelphia 76ers con l’estensione di Joel Embiid, legata alla tenuta della sua schiena e dei suoi piedi. In questo modo la dirigenza non si ritroverebbe bloccata da un contratto lunghissimo e “non-scambiabile” e contemporaneamente lascerebbe la porta aperta per una ricostruzione da capo nel malaugurato caso in cui Davis decidesse di portare i suoi talenti da un’altra parte nel 2019 o nel 2020. L’idea, sostanzialmente, è darsi uno o due anni per vedere se questo gruppo può fare un ulteriore salto di qualità con un Cousins in più nel motore, con l’obiettivo di offrire a Anthony Davis l’estensione “super-max” da 228 milioni in cinque anni nella prossima estate.

Le altre questioni: Rondo e l’identità di squadra

Una volta risolta in un modo o nell’altro la questione legata a Cousins, i Pelicans potranno pensare a come riempire il resto del roster per la prossima stagione. Una decisione andrà presa anche su Rondo, che quest’anno ha giocato con un contratto da 3.3 milioni e che si è guadagnato un “aumento” a suon di buone prestazioni nella seconda parte di stagione e nei playoff. Con Cousins a libri paga, però, i Pelicans avrebbero solo la taxpayer mid-level exception da 5.2 milioni da potergli offrire, limitandosi così però a soli contratti al minimo salariale per riempire gli altri posti a roster. Soprattutto, la presenza contemporanea di Cousins e Rondo in campo – due giocatori con scarso interesse per la difesa (pur avendone le capacità) e che hanno bisogno di avere il pallone tra le mani per avere successo in attacco – si è rivelata complicata durante la stagione: nei 684 minuti giocati insieme i Pelicans hanno avuto un Net Rating di -6.3, risultando praticamente insostenibili in difesa insieme (113.4 di rating difensivo, la peggior combinazione con almeno 400 minuti insieme).

Davanti a questi dati viene da pensare che i Pelicans si trovino davanti a un aut-aut tecnico-filosofico prima ancora che economico: avere Cousins vorrebbe dire adottare uno stile di gioco più lento (perché il fisico di “Boogie” non reggerebbe un ritmo da 105 possessi come quello tenuto da NOLA senza di lui) ma più talentuoso e più muscolare; tenere Rondo invece permetterebbe di continuare nel solco tracciato in questi playoff con una squadra più mobile e più versatile (Cousins non sarebbe mai riuscito a difendere in maniera aggressiva su Lillard e McCollum come fatto nella serie coi Blazers), ma in definitiva con meno “potenza di fuoco” offensiva e meno accoppiamenti tattici a favore (come mostrato dalla serie con Golden State). È un equilibrio delicato, come sempre accade nella costruzione di una squadra da titolo, ma se fosse facile la NBA non sarebbe la lega più complicata del mondo.