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Playoff NBA 2018, Houston-Golden State 106-119: super duello Durant-Harden, ma gara-1 va agli Warriors

NBA

Non bastano a Houston i 41 punti di James Harden, perché Kevin Durant replica con 37 e altri 28 li aggiunge Klay Thompson: Golden State espugna il Toyota Center in gara-1 e si riprende immediatamente il vantaggio del fattore campo nella serie

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Houston Rockets-Golden State Warriors 106-119

Il primo pugno nello scontro tra i due pesi massimi della Western Conference lo sferrano i Golden State Warrrios, chiamati per la prima volta dal 2014 ad aprire una serie di playoff fuori casa (senza fattore campo). Se lo riprendono subito grazie a una convincente vittoria che come sempre accade è di squadra prima ancora che dei singoli interpreti. Gli Warriors infatti tirano il 52.5% dal campo, sfiorano il 40% da tre e chiudono con l’88% dalla lunetta (anche se Steph Curry sbaglia il primo libero dei suoi playoff 2018 dopo 19 centri): se per una volta la squadra di coach Kerr non va vicino alla classica soglia dei 30 assist (sono 24 sui 42 canestri segnati), riesce però a contenere davvero al minimo le palle perse, solo 9 (per altrettanti punti dei Rockets) e soprattutto domina in contropiede, alzando il ritmo e trovando canestri facili (18 i punti dei californiani, contro i soli 3 di Houston). Ovvio che poi un protagonista deve esserci e in gara-1 risponde al nome di Kevin Durant: nonostante passi la maggior parte della gara in marcatura su James  Harden, il pericolo pubblico n°1, che cerca di infastidire con le sue lunghe braccia, il n°35 di Golden State mantiene le necessarie energie per confezionare una gara da 37 punti (di cui 27 ottenuti in isolamento) con 14/27 dal campo, 3/6 da tre punti, perfetto anche dalla lunetta (6/6). KD ne mette 13 già nel primo quarto e altrettanti nel terzo, quando gli Warriors come loro solito piazzano un parziale vincente: dopo essere andati all’intervallo in perfetta parità, si chiude infatti 31-24 per gli ospiti la terza frazione di gioco e il vantaggio di 7 punti non fa che aumentare quando Klay Thompson e compagni confezionano un break di 13-4 nei primi minuti dell’ultimo quarto, parziale che vede proprio il tiratore n°11 sugli scudi con 8 punti. Sono 11 nel quarto per lui e 28 alla fine, con sei triple a segno, il complemento perfetto alla grande serata realizzativa di Kevin Durant. Ne segna invece 18 (andando in lunetta una sola volta in tutta la gara, 1/2) l’altro “Splash Brother”, Steph Curry, che però contribuisce con 8 assist e 6 rimbalzi, mentre ne aggiunge 11 Andre Iguodala – partito in quintetto nella versione “Hamptons 5” degli Warriors, che i Rockets non avevano mai affrontato nei tre precedenti incontri stagionali – e 9 con 3/5 da tre punti tutti nel primo tempo li porta in dote anche un redivivo Nick Young dalla panchina. Con il successo sul campo di Houston in gara-1, Golden State ha ora vinto almeno una partita in trasferta in ciascuna delle ultime 18 serie di playoff disputate, che è già record di franchigia e si ferma a una sola vittoria di distanza dal record NBA all-time che appartiene ai Miami Heat. 

Harden da record non basta, tradisce la difesa

James Harden è il protagonista assoluto nella prestazione offensiva degli Houston Rockets, segnando 41 dei 106 punti di squadra (primo giocatore di sempre nella storia della NBA a segnare almeno 40 punti in tre gare-1 consecutive per aprire i playoff) e facendolo con ottime percentuali: tira infatti 14/24 dal campo con 5/9 dall’arco, aggiungendoci anche 7 assist e 4 rimbalzi. Son suoi anche 5 dei 9 punti del mini parziale di 9-3 con cui Houston cerca di restare in partita nel quarto periodo dopo il break iniziale messo a segno da Golden State, ma le prodezze offensive del n°13 dei Rockets (arrivato stanchissimo nel finale) non bastano di fronte a una serie di errori dei padroni di casa che coach Mike D’Antoni analizza impietosamente nel post partita: “Abbiamo avuto troppi passaggi a vuoto mentali, non abbiamo cambiato come dovevamo in difesa, abbiamo perso troppi palloni [16, che hanno portato a 17 punti per Golden State, dopo averne concesse in media una decina durante tutti i playoff, ndr] e sbagliato troppi lay up e triple smarcate”. Dall’arco Houston chiude con 13 triple a segno – le stesse degli Warriors – su 37 tentativi, ma come sottolinea D’Antoni sono gli errori sui cambi difensivi a penalizzare i Rockets, che concedono a Steph Curry e compagni 54 punti su tiri non contestati, il totale più alto mai concesso da Houston in questa edizione dei playoff. Contro tiratori del calibro di Durant, Curry e Thompson è un autentico suicidio, e si spiega quindi principalmente così la sesta sconfitta stagionale del trio Harden-Chris Paul-Clint Capela, che quando giocano assieme hanno un record di 50 vittorie su 56 gare disputate. Il gioco in isolamento della coppia di guardie di D’Antoni funziona anche in gara-1 contro Golden State (1.67 i punti per possesso per Harden in 15 isolamenti, 1.25 quelli di Paul, ma solo in 4 situazioni) ma nelle 80 altre occasioni che vedono coinvolti il resto dei compagni in uno-contro-uno la difesa degli Warriors se la cava egregiamente, concedendo un dato modesto (0.89 punti per possesso) agli altri attaccanti di Houston. I Rockets hanno 23 punti e 11 rimbalzi (ma solo 3 assist) da Chris Paul, 12 con 6/7 al tiro da Capela e 15 dalla panchina da Eric Gordon, l’unico del supporting cast dei padroni di casa a portare un contributo tangibile al fatturato offensivo: per Houston si tratta soltanto della seconda sconfitta interna dei playoff 2018, una sconfitta che ora li costringe a dover andare a vincere in California per provare a portare a casa la serie.