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NBA, Karl-Anthony Towns e i Minnesota Timberwolves sono ai ferri corti?

NBA

Due giornalisti di ESPN hanno riportato che i rapporti tra la stella dei T'Wolves e la franchigia sarebbero tutt'altro che buoni, in particolare con Tom Thibodeau reo di aver licenziato il suo assistente allenatore di fiducia. E lui intanto posa con la maglia di Phoenix...

Dicono che vincere curi qualsiasi cosa, anche i rapporti personali più tesi. Eppure all’interno dei Minnesota Timberwolves non è bastato vivere la miglior stagione degli ultimi 14 anni, avere un attacco in top-5 e tornare ai playoff per la prima volta dai tempi di Kevin Garnett per evitare di avere più di una questione spinosa all’interno della franchigia. E le voci che stanno cominciando a uscire sulla situazione nello spogliatoio e nella dirigenza dei T’Wolves non promettono nulla di buono. Qualche settimana fa era girata un’indiscrezione che riportava di uno scontro verbale molto acceso tra coach Tom Thibodeau e il GM Scott Layden, arrivati a gridarsi addosso all’interno degli uffici dirigenziali tanto da spingere l’allenatore a lanciare un monitor di un computer (voce poi non confermata, mentre non ci sono state smentite sullo scontro verbale). Ieri, invece, due giornalisti rispettatissimi di ESPN come Zach Lowe e Brian Windhorst hanno riportato che i rapporti tra Karl-Anthony Towns e Tom Thibodeau “internamente non sono in un buon momento”, con il secondo che ha aggiunto “non penso che Anthony Davis andrà da nessuna parte in tempi brevi, ma per Towns la storia potrebbe essere diversa”.

Il licenziamento dell’assistente preferito di Towns

Al centro dei rapporti incrinati tra la stella e la franchigia ci sarebbe il licenziamento di Vince Legarza, assistente allenatore deputato allo sviluppo tecnico dei giocatori che era diventato con il tempo il principale confidente di KAT, essendo arrivati assieme ai T’Wolves e condividendo molto lavoro in post basso durante gli allenamenti, tanto da essere ringraziato dal giocatore sia quando ha vinto il premio di Rookie dell’Anno che quando è stato nominato per l’All-Star Game. Tra le motivazioni dell’allontanamento ci sarebbe – il condizionale è d’obbligo in questi casi – il fatto che secondo Thibodeau dovrebbe essere lui l’allenatore più “vicino” a Towns, e il coach/presidente non sopportava che Legarza parlasse spesso (facendo trapelare informazioni) con Jim Petersen, commentatore televisivo ed ex giocatore di Minnesota che durante la stagione è stato fin troppo critico nei confronti della squadra nelle sue telecronache. Oltre a Legarza, anche lo specialista di tiro Peter Patton (discepolo di Chip Engelland a San Antonio e vicino a Andrew Wiggins) e l’assistente video coordinator Wes Bohn non sono stati rinnovati per motivi definiti come “cestistici”, lasciando lo staff ridotto ai soli Andy Greer, Ed Pinckeny, Ryan Saunders e John Lucas III.

Le accuse contro Rick Brunson e le nubi su Towns-Thibodeau

Oltre a tutto questo, bisogna ricordare che nelle ultime settimane l’assistente Rick Brunson ha rassegnato le dimissioni dalla squadra a seguito di accuse di molestie sessuali nei confronti di diverse donne, tra cui una facente parte dei media. Non è la prima volta che Brunson – ex giocatore NBA e padre di Jalen Brunson di Villanova, giocatore dell’anno e campione NCAA – si ritrova ad affrontare certe situazioni: già nel 2015, quando allenava a Chicago nello staff di Thibodeau, aveva ricevuto delle accuse per molestie portate fino in tribunale, dove però era stato assolto per mancanza di prove riguardanti un incidente nel 2014 con una donna con cui aveva avuto una relazione extra-coniugale.

Messe tutte assieme, le situazioni controverse all’interno della franchigia guidata da Tom Thibodeau – che è bene ricordare ricopre sia il ruolo di capo-allenatore che di capo della dirigenza, l’ultimo rimasto insieme a Gregg Popovich nella NBA – cominciano a diventare fin troppe, sia dentro che fuori dal campo come testimonia anche la decisione di Jamal Crawford di non tornare il prossimo anno. Rompere del tutto i rapporti con Karl-Anthony Towns, però, potrebbe essere un punto di non-ritorno: già dopo gara-1 l’allenatore aveva ripreso pubblicamente la sua giovane stella spingendolo a “giocare con più energia, correndo e muovendosi di più” – non esattamente le dichiarazioni più concilianti nei confronti di un giocatore di 22 anni al suo debutto assoluto ai playoff. Come se non bastasse, dopo che le voci di un possibile addio di Towns hanno cominciato a girare Devin Booker (suo compagno di college a Kentucky) ha condiviso sul suo profilo Twitter una vecchia foto di Towns con la sua ìmaglia dei Suns addosso. Considerando le parole del GM Ryan McDonough sulla disponibiltà di Phoenix a scambiare la prima scelta assoluta se l'offerta fosse allettante, diventa difficile non fare 2+2...

In ogni caso bisogna considerare la situazione contrattuale del giocatore. Towns potrà ricevere un’estensione  a partire dall’1 luglio e per questo possiede un po' di "coltello dalla parte del manico" nei confronti della proprietà: se i rapporti fossero davvero irrecuperabili, l’All-Star potrebbe imporre l’allontanamento di Thibodeau come condizione per firmare l’estensione, costringendo il proprietario Glen Taylor a scegliere tra lui e il coach-presidente. Anche se non dovesse firmare, però, i T’Wolves avrebbero comunque il controllo sul destino di Towns almeno fino al 2020, che non potrà diventare free agent senza restrizioni fino a quell’estate. Per arrivarci, poi, il giocatore dovrebbe finire il suo contratto da rookie e poi firmare una qualifying offer (un contratto annuale per la stagione 2019-20) scommettendo su se stesso e correndo il rischio di un grave infortunio, compromettendo il suo primo “contratto che cambia la vita”. Resta decisamente più semplice, nonché molto più vantaggioso, cercare di rimettere assieme il rapporto con la franchigia e in particolare con Thibodeau: a partire dal 1 luglio sapremo se le strade di Karl-Anthony Towns e i Minnesota Timberwolves continueranno insieme come sembravano destinati a fare.