LeBron James è ancora una volta il protagonista del successo dei Cavaliers, guidati dai 44 punti del n°23 nel successo che vale il 2-2 nella serie. Cleveland allunga nel primo quarto (34-18) e fa gara di testa fino alla sirena, con Boston a lungo imprecisa in attacco e incapace di contenere lo strapotere di James
Non hai Sky? Guarda lo Sport che ami subito e senza contratto su NOW TV! Clicca qui
Cleveland Cavaliers-Boston Celtics 111-102
Basta il primo quarto ai Cavaliers, proprio come in gara-3, per indirizzare e mettere le cose in chiaro in un match che ha avuto sin dalla palla a due un solo padrone. LeBron James è metodico e certosino nella scansione del suo dominio, segnando 11 punti nella frazione d’apertura (senza sbagliare mai), in cui Cleveland molla uno schiaffo rumoroso ai Celtics. Ai vice-campioni NBA riesce tutto in avvio, mentre Boston sbatte contro il ferro (1/8 di Jaylen Brown, Jayson Tatum in difficoltà, soli 18 punti segnati) anche a causa di un quintetto troppo piccolo che sistematicamente va sotto in difesa. Marcus Smart e Aron Baynes entrano e danno una scossa emotiva e caratteriale, ma a livello tecnico il divario resta. I Celtics tirano con il 27% dal campo nel quarto d’apertura (la seconda miglior percentuale concessa dalla difesa dei Cavaliers in un periodo in tutta la postseason) e al primo intervallo infatti è +16 Cleveland, che non si volta più indietro in una partita in cui il n°23 ha continuato imperterrito a mietere vittime. Al giro di boa sono 22 punti per James (per la nona volta in questi playoff oltre quota 20 in un solo tempo), che diventano 44 a fine partita. Una progressione logaritmica da far invidia al miglior matematico e necessaria per riacciuffare il pareggio nella serie. Per LeBron è l’ennesima serata da incorniciare: bastavano infatti sei bersagli (ne sono arrivati 17, per essere sicuri) per superare Kareem Abdul-Jabbar e diventare così il giocatore con più canestri all-time nella postseason. Una carriera leggendaria e in parte ancora tutta da scrivere, con i Celtics a fare da vittima preferita nelle tante battaglie della Eastern Conference. Contro Boston il n°23 di Cleveland ha realizzato ai playoff 1.107 punti, ben 22 partite oltre quota 30 e sette con almeno 40 punti a referto. Un vizio, quello dei quarantelli, che James sta riproponendo di frequente in questa postseason: quella di stanotte infatti è la sesta partita oltre quota 40 punti in questi playoff, record personale e il migliore a livello NBA degli ultimi 18 anni al pari di quanto fatto da Allen Iverson nel 2001 con i Sixers. Meglio di lui soltanto Jerry West (8, nel 1965) e Michael Jordan (7, nel 1989) hanno fatto meglio di lui. A LeBron però mancano almeno altre due gare per ritoccare le sue cifre a rialzo. I Celtics in vista di gara-5 (e a questo punto, come minimo, anche della sei) sono avvisati.
Ci pensano Kyle Korver e Tristan Thompson, nonostante un Kevin Love in altalena
Boston ha provato a restare in partita, riportandosi anche sul -7 a quattro minuti dalla sirena, ma continuando a ballare sul filo della doppia cifra di svantaggio, senza mai dare la sensazione di poter rimettere il naso avanti. Alla fine sono i 25 punti per Brown (che riscatta il pessimo avvio) a guidare un quintetto tutto in doppia cifra. I Celtics però tirano con il 41% dal campo; troppo poco per impensierire Cleveland che, soprattutto nel primo tempo, gioca un super basket in attacco, chiudendo con 68 punti e 13 assist (dei 15 totali) a referto di squadra all’intervallo lungo. Kyle Korver chiude con 14 punti preziosi in uscita dalla panchina, rigenerato nel ruolo di sesto uomo e indemoniato anche in difesa, come sottolineato da coach Lue: “Molto raramente si vede un giocatore di 36 anni correre a tutta velocità da una parte all’altra contro avversari come Smart e Rozier”, il suo commento prima che la giornalista di ESPN Rachel Nichols gli faccia notare: “Guardi che gli anni sono 37…”. “Oddio, gli sto facendo giocare troppi minuti allora”, replica in maniera scherzosa l’allenatore dei Cavs, sorridente anche per merito dei 13 punti a testa realizzati da George Hill e da un rigenerato Tristan Thompson - fondamentale a rimbalzo e a protezione del ferro - e dei nove punti con 3/6 dall'arco per J.R. Smith, rinfrancato dalla visita in spogliatoio di Remington, il cane a cui si era affezionato durante la fortunata trasferta di Charlotte. All’appello invece manca Kevin Love, impreciso al tiro (3/12 dal campo, nove punti) e limitato a causa dei falli, diventati cinque quando ancora mancavano più di 20 minuti al termine (stessa sorte toccata a Marcus Morris, molto meno efficace su James rispetto ai primi due episodi della serie). A fine partita nello spogliatoio festante, LeBron James ha impugnato lo smartphone e chiamato via Facetime sua figlia Zhuri, che ha continuato a chiedere al padre di parlare anche con Love. Una volta che il telefono è arrivato al n°0, la piccolina di casa James si è complimentata anche con lui dicendogli “grande partita!”, con Love che ha risposto: “Non io, quello bravo è stato tuo padre”. Ai bambini non bisogna mai nascondere la verità.