Cleveland deve vincere al TD Garden gara-7 (in diretta dalle 2.30 su Sky Sport 2) per consegnarsi alla storia NBA e conquistare la quarta finale consecutiva. Per farcela però LeBron James non basta: senza Kevin Love, serve che gli altri facciano un passo avanti decisivo nel momento cruciale della stagione
In gara-7, mai scommettere contro LeBron James. Nella post-season più incredibile della sua carriera, già entrata di diritto nella storia come una delle più trascinanti e decisive mai viste in NBA, il n°23 non farà di certo mancare il suo contributo anche nella sua 100esima partita stagionale. Il problema però è che il suo sforzo è spesso andato ben al di là di quanto si potesse umanamente immaginare, obbligato dalle circostanze a tirare fuori di continuo conigli dal cilindro. Sette partite oltre quota 40 punti, due buzzer beater, più di 33 punti di media nella serie contro Boston, con il 53% dal campo e il 41.7% dall’arco. Un uragano che ha travolto i Celtics, battuti tre volte alla Quicken Loans Arena, ma sempre vincente al TD Garden. Il suo Robin designato dalla partenza in estate di Kyrie Irving era Kevin Love, che non è mai riuscito a trovare la sua dimensione nei primi cinque episodi, prima di dare forfait a causa del colpo alla testa subito in gara-6 contro la spalla di Jayson Tatum. Una botta che ha scritto la parola fine sulla sua serie, visto che la NBA ha deciso di sottoporlo al rigoroso protocollo successivo a infortuni che coinvolgo la testa per verificare che non ci siano ripercussioni a livello cranico. Una lunga trafila che il n°0 non ha potuto svolgere nelle 48 ore striminzite che separano gli ultimi due episodi della finale di conference, costringendolo a fare da spettatore nel match più importante nella stagione dei Cavaliers. Un ulteriore ostacolo lungo il già tortuoso cammino percorso da James in questi ultimi mesi, che sa bene come in gara-7 però non esista fattore campo, fatica o tensione: in una partita cruciale, ogni singola giocata o mattoncino portato per la causa può fare la differenza. Nei tre successi conquistati da Cleveland nella serie, James ha segnato quasi 40 punti di media, giocando 42 minuti, ma godendosi in alcuni momenti cruciali della sfida dell’aiuto dei compagni, che in maniera intermittente hanno battuto un colpo. La lista di nomi è ridotta ai minimi termini, ma LeBron sa che neanche un supereroe come lui può farcela senza il supporto degli altri.
Korver, Thompson e infine Hill: chi sarà l’eroe di gara-7?
Dopo le due sconfitte di Boston che hanno aperto le ostilità, Cleveland ha rimesso le cose in equilibrio grazie a una prova corale ed efficace in gara-3, in cui tutto il quintetto ha chiuso in doppia cifra, a partire da Tristan Thompson, lanciato sul parquet sin dalla palla a due dopo aver recitato con risultati convincenti il ruolo di sostituto. I suoi 13 punti e 14 rimbalzi sono pesati tanto quanto il perfetto 5/5 a gara in corso di Kyle Korver, il 37enne arzillo più volte elogiato da coach Tyronn Lue anche per la voglia e l’intensità a protezione del ferro. Due protagonisti per due gare, visto che anche nel secondo episodio della Quicken Loans Arena sono stati loro a dar manforte a un LeBron James da 44 punti. “Non c’è due senza tre”, avrà pensato il nativo di Akron che a Boston invece ha visto i suoi latitare per l’ennesima volta, spaesati in un TD Garden apparso più grande e rumoroso di quanto loro fossero disposti a immaginare. All’ennesimo ritorno in Ohio, nuovo colpo di scena: Love che finisce a terra e Jeff Green che ne prende con convinzione (e risultati) il posto, puntando così al ruolo di vice-James. Meglio di lui però fa George Hill, che decide di fissare il suo massimo in carriera in maglia Cavs ai playoff nel momento di massima necessità: 20 punti e un’aggressività che toglie spesso le castagne dal fuoco, soprattutto nel terzo quarto, con LeBron in campo a fare da controllore e pronto poi a piazzare la zampata nel finale. Uno sforzo enorme, per tutti, a poche ore di distanza da una gara-7 che può fare da spartiacque nella storia di una franchigia, di una città e di uno stato intero. Una responsabilità sportiva enorme, che James è sicuro di prendersi in carico. Chi è disposto a dargli una mano?