A partita quasi conclusa, James stoppa Curry lanciato al ferro, sottolineando come per lui in realtà una gara non è mai finita. I due MVP prima discutono animatamente, vengono separati dai compagni e poi trovano il modo di chiarirsi su quanto successo
Accettare una sconfitta ai playoff è sempre qualcosa di molto complesso per un giocatore competitivo e irreale come LeBron James; il primo nella storia ad abbattere l’ennesimo record in carriera che per una volta avrebbe tanto non aver voluto diventasse suo: essere l’unico giocatore nella storia delle Finals NBA a segnare almeno 50 punti e perdere. Un ko figlio di uno degli equivoci più incredibili della storia dello sport moderno, che ha costretto i Cavaliers a fare i conti con Golden State per altri cinque minuti in cui gli Warriors hanno travolto con le loro ondata ciò che restava di Cleveland. Nel finale di partita dunque la frustrazione da parte di James e compagni era più che giustificabile, soprattutto dopo essere riusciti a ribaltare il pronostico della vigilia e aver messo alle corde Golden State, vedendo poi sfuggire di mano un successo che sembrava alla portata. Gli ultimi istanti di gara, anche a causa di questo, non sono stati il commiato che tutti immaginavano, con cenni d’intesa e congratulazioni a distanza al termine di una partita meravigliosa. No, perché Steph Curry mentre andava a caccia dei punti 30 e 31 della sua gara, si è visto “oscurare la vallata” da James, che nonostante i 48 minuti sul groppone e tutta la fatica fatta, non si è risparmiato nel mandare un messaggio molto più importante del canestro evitato dopo che ormai la sfida era persa: “Io non mi arrendo mai, con me non avrete vita facile neanche quando siete sopra di dieci alla fine”. Il n°30 di Golden State però non l’ha presa benissimo, cercando di spiegarlo anche a LeBron che non si è tirato indietro. Qualche parola di troppo e allora James decide di averne fin troppo di questa storia, spintonando via Curry subito trattenuto da Klay Thompson. Non c’è aria di rissa, ma di enorme tensione, con il n°11 di Golden State che cerca spiegazioni e viene liquidato in poco tempo anche lui. James e Curry però sono il volto della lega, sanno che meritano il reciproco rispetto e allora qualche istante più tardi si ritrovano in maniera naturale a parlare a bordocampo. "Non siamo quelli che si prendono a spintoni", sembrano indicare con il linguaggio del corpo, mentre le asciugamani coprono il viso, la bocca e rendono ancora più criptiche le parole pronunciate. Una storia nata e risolta tra loro due, senza ulteriori complicazioni, tanto che a fine gara James rifiuta di rispondere a domande a riguardo, mentre Curry sottolinea come siano cose che succedono in una partita. Meglio così, anche perché a darsele di santa ragione ci avevano già pensato sul parquet per 53 minuti. Per nostra fortuna.