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NBA, #4HM, #SFG, #RWTW: come decifrare tutti i messaggi sulle scarpe di LeBron James

NBA

Mauro Bevacqua

Pennarello in mano, prima di scendere in campo per gara-1 LeBron James ha iscritto diversi nomi, simboli e sigle sulle sue scarpe di gioco, un'usanza ormai abbastanza consolidata. Li abbiamo decifrati uno per uno per scoprirne tutti i significati

OAKLAND, CALIFORNIA — Entrare nello spogliatoio dei Cavs a un’ora circa dalla palla a due di gara-1 vuol dire aggirarsi tra giocatori che cercano la concentrazione, rispondono svogliati alle ultime domande dei giornalisti, completano quei rituali (a volte scaramantici) che li preparano al meglio prima di scendere in campo. E poi c’è LeBron James. A una prima occhiata non lo si vede in giro, né davanti al suo locker — indicato dal classico pezzo di nastro adesivo con il n°23 che si usa in trasferta — né sdraiato sul classico lettino a farsi massaggiare un corpo da 100 milioni di dollari. Poi però lo sguardo si spinge oltre una porta aperta ed ecco il “Re”, rintanato in una stanzetta secondaria dello spogliatoio ospiti della Oracle Arena. Ha tra le mani il paio di scarpe con cui scenderà in campo in gara-1 — e un pennarello. La prima cosa che salta all’occhio è che il n°23 dei Cavs è mancino. Sì, mancino. Scrive con la sinistra — lo vediamo sotto i nostri occhi — e in passato tirava anche con la sinistra. “Non ho idea del perché ho iniziato a tirare con la destra — ha dichiarato in passato — forse perché tutti i giocatori a cui guardavo per ispirarmi da ragazzino erano destri, da Michael Jordan a Penny Hardaway. Li vedevo tirare di destro e ho pensato: ‘Allora tirerò di destro anch’io’, ma per il resto rimango mancino quasi in tutto”. Un altro mistero di un giocatore che misterioso appare sempre più in campo — per le prestazioni che continua a produrre — e anche per alcuni vezzi ormai diventati abituali, come quello di iscrivere sulle proprie scarpe una serie di nomi e messaggi da tenersi vicino nei 48 minuti — o 53, come accaduto in gara-1 — della sua performance sportiva. Così, pennarello in mano (rigorosamente quella sinistra), lo vediamo decorare con cura prima la sua scarpa sinistra e poi la destra, anche se per conoscere il significato dei vari messaggi occorre aspettare di vederlo in campo.

Decifrare sigle, nomi e slogan

Sulla scarpa destra, dalla caviglia procedendo verso la punta, si inizia col trovare una corona (simbolo della regalità di “King” James) seguita dalla sigla #4HM (Four Horsemen) dedicata agli amici di infanzia (insieme a lui ci sono Maverick Carter, il suo partner d’affari, Rich Paul, il suo agente, e Randy Mims) e quindi l’hashtag #SFG, che sta per Strive For Greatness, uno degli slogan più spesso utilizzati anche sui suoi social. In punta, sempre sulla scarpa destra, LeBron scrive il titolo del famoso discorso tenuto dal presidente USA Theodore Roosvelt a Parigi nel 1910, “Man in the arena”, a cui James si ispira fin dai tempi delle sue finali con la maglia dei Miami Heat, quando l'intero discorso faceva bella mostra di sé sul suo locker all’interno dell’American Airlines Arena. L’ultimo messaggio sulla punta della stessa scarpa poi è un’altra sigla — #RWTW, Roll With The Winners — come a ricordarsi il suo destino, quello di stare sempre dalla parte dei vincenti. Sulla sua scarpa sinistra, invece, per gara-1 James ha aggiunto altri messaggi, a partire dalla scritta Chosen 1 replicata poi come enorme tatuaggio lungo tutta la sua schiena e negli anni diventata anche soprannome con cui si è fatto conoscere (a partire da quella famosa copertina ancora teenager su Sports Illustrated). A completare la scarpa sinistra la scritta #JamesGang (con altra corona) e i nomi di tutti gli appartenenti a questa gang familiare, a partire dalla madre (Gloria) per continuare coi tre figli — a ognuno dei quali è dedicata una propria iscrizione: Bronny, Bryce, Zhuri — e finire con il nome della moglie (Savannah) accanto a lui fin dai tempi del liceo. L’ultima iscrizione non è un nome ma un numero — 330 — che altro non è se non il prefisso telefonico di Akron, Ohio, il suo luogo di nascita, a cui ama farsi associare appena possibile (“Just a kid from Akron, Ohio”).