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NBA Finals, la rabbia di LeBron James in panchina dopo l'errore di J.R. Smith in gara-1

NBA

Le immagini del colloquio in panchina dopo il clamoroso errore del n°5 nel finale del primo episodio della serie parlano chiaro: LeBron diventa una furia dopo che il suo allenatore conferma che aveva ancora a disposizione un timeout. Per James l'errore più grave non lo commette Smith in campo, ma lo staff tecnico a bordocampo. Una leggerezza imperdonabile

Le immagini dell’ultimo possesso di gara-1 le abbiamo viste (e giudicate) tutti: J.R. Smith che cattura il rimbalzo d’attacco, regala ai Cavaliers un extra-possesso fondamentale e al posto di puntare al ferro cambia strada, torna indietro e corre verso la metà campo difensiva di Cleveland. Una scelta senza senso visto il 107-107 scritto sul tabellone, che ha poi condannato i Cavs a giocare e perdere l’overtime. Una ricostruzione fatta di immagini, dichiarazioni post-partita rilasciate da chiunque e infine da prese in giro sui social network. Mancava però una componente fondamentale, quella che più di tutte potesse dare un’idea chiara di quanto successo: le immagini del ritorno in panchina della squadra in quei tre minuti che separano la fine dei regolamentari e l’inizio dei cinque minuti supplementari. Il video parte da un frame diventato ormai noto: James a braccia larghe in mezzo al campo che chiede spiegazioni, mentre un frastornato J.R. Smith si guarda intorno senza capire bene il perché di una protesta così veemente. Una volta messo a fuoco l’errore, la sua espressione cambia, così come il passo con il quale si dirige verso la panchina. Diventa più cadenzato, responsabile. La squadra si ritrova così a bordo campo: Smith in mezzo, LeBron seduto un paio di sedie più in là. Nessuno parla, tranne Kyle Korver che prova a battere le mani per incitare i compagni. Per dimenticare le responsabilità del n°5, che pesano tanto quanto il volto pietrificato di James. Asciuga il sudore sul suo viso e non dice nulla. Aspetta, riflette, rifiata. Il cambio di passo è l’arrivo in panchina di coach Tyronn Lue, scientemente entrato a contatto con i suoi ragazzi con qualche decina di secondi di ritardo. È chiaro che James attende il suo arrivo per porre un semplice quesito. Sta riflettendo su quanto successo e c’è solo un particolare con gli torna: “Avevamo un timeout?”, urla verso il suo allenatore, ripetendo due volte la stessa domanda.

James isolato dal resto del gruppo, sguardo di fuoco verso coach Lue

“Sì, ne avevamo ancora uno a disposizione”. Ecco la risposta che manda in bestia James, che chiaramente lo scuote e lo arrabbiare ancora di più. Coach Lue a quel punto prova a fare finta di nulla, dettando qualche linea guida per l’overtime, evitando anche di strigliare J.R Smith o di puntare il dito contro di lui. Lue parla poca, di certo non ha soluzioni nascoste per far fronte a un momento di sconforto del genere. Poi chiama tutti a raccolta, a mettere insieme il pugno al centro per urlare e mostrare vicinanza. James è restio a farlo, si rivolge altrove continuando a scuotere la testa fino a quando i compagni non lo convincono ad allungare distrattamente il braccio. LeBron è lì a lambiccarsi il cervello dopo aver segnato 51 punti, chiedendosi in maniera lecita ‘Possibile che nessuno sia in grado di fare al meglio il proprio mestiere?’. Più del compagno, è l’errore dello staff tecnico a farlo impazzire di rabbia. Un problema che sembra da poco, ma che potrebbe rivelarsi una frattura enorme anche in ottica futura. Jeff Green prova a scuoterlo dandogli dei colpi, mentre Smith resta a fissare il vuoto senza ricevere un segno di conforto da nessuno. Agli occhi di LeBron dunque il principale indiziato del disastro non sembra essere J.R. Smith, ma il suo allenatore. Un bel problema da risolvere durante un momento delicato della stagione come le Finals e un uomo in meno di cui James pensa a questo punto di potersi fidare. L’ennesimo grattacapo e punto interrogativo sul futuro del n°23 a Cleveland, che sembra intenzionato a mettere tutto e tutti in discussione.