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NBA Finals: il ritorno di Rodney Hood non basta ai Cavaliers per vincere gara-3

NBA

Dopo aver passato l’ultimo mese di playoff seduto in panchina a guardare i compagni, Rodney Hood ha ritrovato minuti e fiducia, ma i suoi 15 punti non sono bastati ai Cavaliers per vincere la prima sfida nella serie contro Golden State

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In tanti lo hanno invocato nei giorni scorsi, ma nessuno avrebbe immaginato potesse avere un impatto così positivo e decisivo su entrambi i lati del campo. Rodney Hood è stato scongelato in fretta e furia da coach Tyronn Lue in vista del ritorno della serie in Ohio, riproposto in rotazione dopo essere rimasto ai margini nell’ultimo mese. Un’esclusione seguente al rifiuto di entrare in campo in gara-4 contro Toronto a partita (e serie) ormai già vinta. Questione d’orgoglio, un gesto non da professionista che convinse coach Lue a tenerlo ai margini durante settimane in cui Cleveland ha dovuto sudare sette camicie per battere Boston in finale di conference, prima di iniziare la battaglia contro Golden State alle Finals. Nove partite disputate dai Cavs, con Hood sceso soltanto quattro volte sul parquet per un totale di 37 minuti. Briciole spesso arrivate a gara (nel bene o nel male) già decisa, spezzoni di partita che hanno reso ancora più inconsistente le sue cifre, con un impatto al di sotto dei cinque punti di media. Vista la cronica mancanza d’alternative però, continuare non sfruttare Hood appariva paradossalmente come un lusso che i Cavaliers non potevano più permettersi in una situazione d’emergenza come quella a cui sono arrivati a gara-3. Rigettarlo nella mischia era una priorità, come sottolineato anche alla vigilia e Hood è stato bravo a rispondere presente. Nei primi veri minuti giocati in queste Finals, l’ex giocatore dei Jazz ha segnato 15 punti preziosi tirando 7/11 dal campo, senza mai trovare il fondo della retina dalla lunga distanza, ma attaccando il ferro in convinzione. Tanto che nel quarto periodo per lunghi tratti è stato lui la prima opzione offensiva dei Cavs. “Lasciate libero Rodney Hood, sono felice che stia trovando canestri e giocate”, sottolinea CJ McCollum via Twitter, rappresentando il pensiero di tanti altri appassionati contenti per la sua riscossa. Il tutto a discapito di Jordan Clarkson, che lo ha rimpiazzato in fondo alla panchina, rimanendo a guardare i compagni per tutti e 48 i minuti. Una bocciatura inevitabile per Clarkson dopo le disastrose prestazioni raccolte in questi playoff e una promozione forse tardiva per Hood, certamente favorito dall'incoscienza "della prima volta", ma comunque alternativa che avrebbe fatto comodo un bel po' anche a Oakland. Peccato non averci pensato prima.